Ciao, mi chiamo Francesca e ho un problema: non percepisco la bellezza né il talento di Ryan Gosling.
Mi sento come daltonica. Quando l’intera società inneggia a un attore indicandotelo come il non plus ultra del fascino maschile, come la Grande Promessa di Hollywood, come un magnifico essere umano e un vanto per la sua razza (cit. Woody Allen), io lo guardo e cerco di crederci e infine quello che provo è… meh. Nel suo caso, un “meh” con una punta di ostilità, a dire il vero: quando ho a che fare con Ryan Gosling quello che vedo una faccia da schiaffi.
Non è lui, sono io. Devo avere qualche problema. Le sue frequenze recitative ed estetiche non mi arrivano.
Tutti lo considerano un muffin, un orsetto del cuore, un attore bellissimo e pieno di talento… Il peggio che ne possono dire è confonderlo con Ryan Reynolds (quello che fa Deadpool).
Io invece lo trovo proprio antipatico. Lo trovo non così bello – sì, è caruccetto, di quel genere che se ce l’hai come vicino di casa dici “sì, è caruccetto”, ma boh, al cinema c’è anche tanto di meglio. Non è Chris Hemsworth o Jason Momoa, per dire, quelle bellezze maschili che – piacciano o non piacciano – sono conclamate.
Non trovo Gosling, infine, così bravo come viene sempre dipinto. Anzi: mi sembra, tendenzialmente, molto inespressivo.
Di solito sono comunque tollerante verso i gusti altrui. Se ti piace sono fatti tuoi, il mondo è bello perché è vario.
Io trovo Tom Hiddleston il massimo del fascino maschile, per esempio, eppure di persone che sostengono che non sia un figo della Madonna ce ne sono parecchie, respiro ogni giorno la loro stessa aria e non mi lavo nemmeno le mani dopo averli sfiorati.
Insomma: sono una persona anche piuttosto democratica, se voglio.
Il problema con il Signor Gosling è semmai un altro, ovvero il rendermi conto che sono una mosca bianca, quando vedo copertine di riviste che titolano a caratteri capitali Il fidanzato perfetto, l’uomo che tutte vorremmo.
Comincio a sospettare di essere io difettata: mi manca un enzima nel corpo necessario per apprezzare il suo talento. Vedo un’altra faccia al posto della sua. È tutto un gombloddo a mie spese.
Insomma: dovete perdonarmi e pensare che non lo faccio apposta, che il problema è nei miei occhi: sono io che, quando Ryan Gosling recita, è come per voi vedere un blocco di cemento da cui escono dei suoni.

Ryan Gosling soffre le pene dell’amore in La La Land? Mi emoziona di più la vernice che asciuga.
Ryan Gosling dà una presunta prova magistrale in Drive? Lo guardo e riesco soltanto a chiedermi in che universo Carey Mulligan possa preferire lui a Oscar Isaac.
Uno potrebbe pensare che sia una mera questione di ormoni, ma il punto rimane: non c’è stato un solo film in cui Ryan Gosling, al di là del suo aspetto, della sua presunta o meno bellezza, sia riuscito a muovermi. Nel senso lato del termine: un attore dovrebbe catturarti, commuoverti, provocarti odio, farti arrabbiare, innamorare, farti tifare per lui. Invece, secondo me, non c’è un vero ruolo in cui Ryan Gosling riesca a imprimersi a fondo nello spettatore ed entrargli sottopelle: sfido a sostenere il contrario, a trovare un’interpretazione che non sia solo un compitino oggettivamente ben fatto ma abbia bucato il video, la pancia, il cuore del pubblico.
Vi sfido davvero, magari saprete farmi ricredere e indicarmi il titolo che lo svolta.
Eppure non serve nemmeno essere un grande attore per muovere i sentimenti del pubblico. C’è chi ci riesce con molto meno: c’è chi riesce a emozionare e a restare per sempre nella memoria senza neanche avere una faccia.
Ryan Gosling grande attore? Qui ho sette prove palesi di come non vincerebbe una gara di recitazione non solo con molti suoi colleghi in carne e ossa, ma che gli danno dei punti in espressività anche personaggi inanimati o in fredda computer grafica.
Insomma: la prossima volta che paragonate un attore a un blocco di cemento, potreste stare offendendo il blocco di cemento.
Groot
È dura da digerire, ma abbiamo scoperto che Vin Diesel (VIN DIESEL, ripeto) doppiando un tronco antropomorfo ha una palette interpretativa più varia di Ryan Gosling.
Sarebbe già grave, se il tronco in questione, l’adorabile Groot de I guardiani della galassia, tutte queste migliaia di sfumature emozionali non le esprimesse per giunta usando una sola frase: “Io sono Groot.”
A chi non ha spezzato il cuore Groot, nel primo film? Si possono mettere insieme tutte le pellicole con Ryan Gosling e non si piangerebbe quanto nella scena del “NOI siamo Groot”.
Albero antropomorfizzato doppiato da Vin Diesel 1, Ryan Gosling 0.
Eve
Sarebbe troppo facile prendere Wall-E (dell’omonimo film Pixar), come esempio: chi non si scioglie davanti a quei due occhioni a binocolo? Ma anche la sua fidanzata, EVE, non scherza in quanto a personalità.
Analizziamola un attimo: EVE è una sorta di iPod 3D, con due braccine, due pallini azzurri digitali al posto degli occhi e… basta. Dice il suo nome e un paio di altre parole. Nient’altro. Eppure con quei due occhi azzurri esprime rabbia, tristezza, paura, noia e, alla fine, amore. Così tosta, riesce persino nell’intento di essere “femminile” pur sprovvista di qualunque carattere fisico che possa suggerirlo.
Ora analizziamo la faccia di Ryan Gosling…
Vabbè. Non spariamo sulla croce rossa.
2-0
BB8
Ma EVE ha ancora un aspetto umano, una silhouette: e poi il cambiamento negli occhi fa tanto. Ok, allora andiamo su un altro robottino Disney, una piccola palla rotolante con un’espressione assolutamente fissa e immobile: BB8 di Star Wars Episodio VII: il risveglio della Forza.
Riuscite a pensare a un robot più tenero? Nella sua immobilità, senza arti, né movimenti facciali, trasmette un’espressività incredibile attraverso i più piccoli movimenti, i tremori, la corsa.
BB8 mostra rabbia quando crede che Finn abbia rubato la giacca di Poe. Mostra stupore scioccato quando Rey lo zittisce. Mostra gioia pura quando rivede il padrone dopo averlo dato per morto.
Ryan Gosling mostra… la sua espressione da tassista cazzuto di Drive, anche quando recita in un film in cui deve andare a fare la spesa.
Espressione F4 basita di BB8: pervenuta. Espressione F4 basita di Ryan Gosling: tassista cazzuto di Drive.
Bisogna lavorarci.
3-0
Hal 9000
Regrediamo sempre di più, allora, per trovare chi abbia un’espressività pari a quella di Ryan Gosling: Hal 9000 (2001: Odissea nello spazio) non è nemmeno un robot, ma una pura intelligenza artificiale, può parlare ma la sua unica interfaccia è un occhio rosso, inespressivo indubitabilmente. Eppure è il personaggio più umano e tragico di tutta la filmografia di Stanley Kubrick.
In una scala ideale di espressività che va da Hal 9000 al Ryan O’Neal di Barry Lyndon, Ryan Gosling può già cominciare a indossare il costume settecentesco.
(Sarà il nome Ryan a trasformare un attore in un blocco di calcestruzzo? La scienza indaga).
4-0
Tappeto
Ok, calma e sangue freddo, troveremo una creatura espressiva quanto Ryan: Hal 9000 in fondo ha ancora un occhio e parla.
Proviamo a prendere allora il tappeto di Aladdin: è un oggetto, non parla, gesticola e basta.
No, vabbè, siamo seri: è più espressivo Tappeto, o Ryan Gosling? Non c’è neanche gara.
Io darei un Oscar a Tappeto subito.
Tappeto in Blade Runner 2049.
Tappeto in Le pagine della nostra vita.
Scritturate Tappeto, non Ryan Gosling.
Comunica sicuramente più pathos.
5-0
Rosebud
Tappeto si muove. Esistono oggetti del tutto inanimati rilevanti al cinema che possano competere alla pari di Ryan Gosling?
Esistono eccome, secondo me: uno su tutti, Rosebud, Bocciolo di Rosa, Rosabella, come vogliate chiamarlo, ovvero lo slittino di Quarto potere (ok, vi ho appena spoilerato il finale, ma è un film di quasi ottant’anni fa: get over it).
Ci siamo quasi: mettete la faccia di Ryan Gosling accanto alla foto di Rosebud e il livello di espressività comincia ad avvicinarsi, quindi regaliamo anche a Ryan un punto, di incoraggiamento.
Però, grazie alla geniale sceneggiatura di Orson Welles, lo slittino trasmette quel poco di più di sentimento quando assisti alla sua tragica “morte” (ripeto: get over it).
6-1
Bonus: Bianca
E veniamo a quella che, secondo me, è l’interpretazione migliore di tutta la carriera di Ryan Gosling (davvero, non sto scherzando): quella di Lars nella commedia indie Lars e una ragazza tutta sua.
Lars è un povero ragazzo traumatizzato e problematico che compra una bambola, Bianca, e comincia a trattarla in tutto e per tutto come una fidanzata in carne e ossa. Le persone che vogliono bene a Lars lo assecondano – probabilmente un po’ intimoriti da qualcuno che sembra tanto in bolla da poterli accoltellare nel sonno.
La cosa buffa è che ci affezioniamo a Bianca e, quando Lars comincia a “guarire” e quindi ad allontanarsi dalla bambola, ci dispiace per lei.
Facciamo il tifo per Bianca, non per Lars. Che Lars rinsavisca non ce ne frega un tubo: ci si spezza il cuore che Bianca venga messa da parte.
Non perdonerò mai Lars per come l’ha tradita e buttata via.
Quindi, tirando le somme: Ryan Gosling, nella sua migliore interpretazione, viene surclassato dalla sua co-star. Una bambola.
Non ho altro da aggiungere, vostro onore.