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I 10 migliori film che parlano di scrittori e letteratura

Gli scrittori, i loro libri, la carta, l’inchiostro… questa roba fa per voi? Se amate leggere eccovi i dieci film che potrebbero conquistarvi.

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Se tra voi ci sono pazzoidi come me, che ancora si baloccano con l’idea di scrivere un libro, un libro che un giorno avrà molto successo, che farà di noi delle star planetarie, dei grandi scrittori, gente che verrà fotografata in comode giacche di panno, occhiali dalla montatura spessa, una sigaretta fumante tra le dita, una macchina da scrivere (team macchina da scrivere), eccetera eccetera, vi sarà capitato di incantarvi davanti a quei film che di letteratura parlano, che la letteratura e gli scrittori ve li mostrano. Ebbene ho selezionato i dieci che preferisco, quelli che ho visto, stravisto e ri-ri-ri-visto alla nausea, perché sono un sociopatico, con molto tempo da perdere e una forma di feticismo compulsivo per questo genere di film, soprattutto per le dita che battono i tasti di una macchina da scrivere… oddio datemi una macchina da scrivere…

[Premetto che NON si tratta di una classifica (ho messo i film in rigoroso ordine cronologico), che si tratta di MIEI GUSTI, quindi il capo sono io].


Manhattan | Woody Allen (1979)

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Quello che molti additano come il capolavoro di Woody Allen è in realtà la storia di uno scrittore diviso tra due donne: la donna perfetta, iper-colta, scavata da dubbi amletici, percorsa da frenesie pirandelliane, timori kafkiani che pensa e parla e parla e pensa. Dall’altro lato la ragazzina (Woody ha inventato il “fenomeno 2000” ancor prima che le 2000 nascessero, eh Woody? Vecchio mandrillone) pura, dolce, ingenua, che gli offre un amore sincero e privo di sottintesi. Un pezzo di cinema dipinto sopra una Manhattan mai così evanescente ed evocativa.


Barfly | Barbet Schroeder (1987)

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Mai sentito parlare di Bukowski? Se la risposta è no probabilmente venite da Vega e non avete mai avuto un profilo social, quindi benvenuti alieni visitatori, questo è il MacGuffin. Il film di cui vi sto parlando è scritto dallo stesso Buk, che mette a punto una sorta di pseudo-autobiografia nascondendosi dietro l’alter ego Henry Chinaski, interpretato da un Mickey Rourke alle soglie del suo sfacelo psico-fisico. Il film è graffiante, caratterizzato da una fotografia sporchissima e mostra uno spaccato d’America che non vorremmo vedere, seguendo i passi di un personaggio più lontano che mai dello stereotipo di scrittore. Chinaski è un aggressivo ubriacone, che scrocca lo scroccabile e non ha alcun punto fermo nella vita se non la bottiglia a cui si attacca. Un film consigliatissimo, soprattutto ai fan di scrittori come Hank che, se non l’hanno già visto, forse così tanto fan non li sono. Ipocriti.


L’attimo fuggente | Peter Weir (1989)

Per questo film non spreco ulteriori parole: vi dico solo che questo è uno di quei film che scavano, graffiano e penetrano in profondità, fino a trovarsi una cuccetta comoda nel fondo del vostro cuore. Se non l’avete mai visto e vi ritenete esseri umani fatevi un regalo: se siete single guardatelo; se siete fidanzati chiamate il partner e ditegli di venire a vederlo a casa vostra stasera, se si rifiuta non è quello giusto per voi.

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Delitti e segreti | Steven Soderbergh (1991)

Uno dei film più geniali che abbia avuto la fortuna di vedere: una stramba mescolanza di biopic e trasposizione letteraria, che prende Franz Kafka – uno dei più grandi scrittori di sempre – non solo come fonte d’ispirazione, ma anche come personaggio principale. Il povero Kafka (interpretato da un Jeremy Irons fa-vo-lo-so) si trova a dover avere a che fare con gli stessi problemi dei personaggi dei suoi libri (soprattutto Il processo e Il castello), per una favola nera surreale, indimenticabile e girata in un bianco e nero che si sposa alla perfezione con l’anima noir di questo gioiellino imperdibile. È uno di quei film che hanno visto in tre, e che se vi sparate vi porta un sacco di amici, un sacco di onore e soprattutto un carro di figa.

Credeteci…

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Scoprendo Forrester | Gus Van Sant (2001)

Lo so, lo so, molti additano questo film come uno dei tanti lacrima-movie che hanno imperversato tra anni Novanta e inizi Duemila, ma la verità è che la commistione tra Sean Connery (poche palle: è lui il VERO James Bond), una macchina da scrivere e il richiamo fortissimo alla vita di Jerome D. Salinger (un mappamondo a chi sa cosa ha scritto) lo rendono uno dei miei must. Un film toccante, profondo, emozionante, che propone un approccio davvero interessante alla figura stereotipizzata del “giovane-scrittore-povero-in-canna-alla-ricerca-della-sua-strada”. Inoltre se sognate di fare gli scrittori e vi piace Salinger non potete non dedicargli almeno una visione.

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Il ladro di orchidee | Spike Jonze (2002)

Ok. Ok. Ascoltate, non rimanete indietro: c’è Charlie Kaufman, sceneggiatore del film di Spike Jonze, che deve scrivere una sceneggiatura adattando un libro intitolato Il ladro di orchidee, ma non ha la benché minima idea di come fare. Così come se la cava? Scrive un film in cui c’è Charlie Kaufman, sceneggiatore del film di Spike Jonze, che deve scrivere una sceneggiatura adattando un libro intitolato Il ladro di orchidee, ma non ha la benché minima idea di come fare.

Per quei tre che non sono ancora corsi a vedere questa genialata vi diciamo solo di guardarlo molto attentamente perché questo è uno di quei film waddaffac che non vi stuferete mai di vedere visto che c’è una sorpresa ogni momento. La prima è vedere quanto Nicolas Cage sappia in effetti recitare.

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Bright star | Jane Campion (2009)

Donne, è arrivato l’arrotino! mi rivolgo soprattutto a voi e vi chiedo: siete fan di Cime tempestoseOrgoglio e pregiudizio? Se la risposta è sì mandate a cagare i vostri spasimanti e guardatevi questo bel biopic sul poeta inglese John Keats. Non ve lo nasconderò: è un drammone doloroso, dolorante e melodrammatico; uno di quei film dove conviene chiamare la Kleenex e farsi una bella scorta, perché vi prosciugherà gli occhi. Si soffre, si tossisce, si scrivono versi, si tossisce, ci si innamora, si tossisce, si leggono libri impacchettati in carta turchese (la massaia che è in me ne è deliziata), e alla fine si muore, ma – perché c’è un “ma” – vale la pena di essere visto per diversi motivi. Innanzitutto Ben Whishaw tossisce un sacco è un John Keats memorabile; Abbie Cornish è di una bellezza disarmante e la rappresentazione dell’epoca è una delle più vivide e interessanti che abbia mai visto. Consigliato dalla vostra massaia di fiducia.

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Urlo | Robert Epstein, Jeffrey Friedman (2010)

Questa è la chicca che mi tenevo in serbo per questo articolo: un film biografico (circa) che esplora la figura e il caso giudiziario di Allen Ginsberg, uno degli scrittori di culto della beat generation e uno degli iniziatori del movimento hippie. Il film è diviso in tre tronconi: il caso giudiziario intentato a Ginsberg dopo la pubblicazione del suo poema Howl (“Urlo”, per l’appunto); un’intervista registrata a casa sua in cui cerca di raccontarsi e raccontare qual era lo scopo di quel poema tanto dibattuto e, infine, una rappresentazione cartoonesca dello stesso Howl, letto e messo in scena grazie a un’animazione strabiliante che incarna i versi di Ginsberg e li materializza in modo magistrale. James Franco si sgancia dallo stereotipo di belloccio spiumapapere e si cala nei panni di un poeta generazionale, che ha cambiato il modo di pensare e di scrivere di un’America ancora rigida, ancora intollerante (molto più di adesso, perlomeno), ancora impreparata alla sua rivoluzione poetica. Un film che non può non essere visto da chiunque abbia un QI superiore a 77.

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On the road | Walter Salles (2012)

On the Road è la trasposizione dell’omonimo romanzo di culto scritto da Jack Kerouac. Qui dentro c’è l’epopea della beat generation, l’epopea della strada, dell’andare senza meta e di scrittori giovani e folli che succhiano il midollo della vita.

Per quanto la trasposizione di Salles non sia ovviamente in grado di restituire la grandezza dell’originale rimane comunque un film imperdibile caratterizzato da un cast formidabile che dà il meglio per rendere omaggio a una di quelle storie che ormai ci è entrata sottopelle e non se ne va.

(seguite il link in alto per leggere la mia recensione)

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Il giovane favoloso | Mario Martone (2014)

Il biopic su Leopardi è stato uno dei casi cinematografici del 2014: Elio Germano non si limita a recitare, ma diventa Leopardi in uno di quei film per i quali c’è da essere orgogliosi che siano italiani. Filologicamente perfetto, pieno di citazioni, poesia, dramma, ma anche risate e soprattutto pregno del racconto di un’anima grande, mai fino in fondo compresa, che il regista prova a raccontarci in tutta la sua favolosa grandezza.

(seguite il link in alto per leggere la mia recensione)

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BONUS TRACK:

Paterson | Jim Jarmusch (2017)

Quello di Jarmusch è un film sulla poesia che viene dal basso, dai piccoli gesti e dalle piccole pieghe della quotidianità. Paterson si chiama come la sua città natale, fa l’autista di bus, è sposato con una bellissima donna che ama alla follia e nei momenti vuoti scrive poesie. Le sue sono poesie semplici, semplici come la vita che conduce, ma non per questo meno intense di quelle magniloquenti che legge.

Film struggente e meraviglioso (ovviamente passato in sordina in mezzo a supereroi e reboot di vari franchise) Paterson saprà toccare direttamente le corde più intime degli scrittori e non, lasciandovi con un senso di pace e beatitudine che raramente proverete.

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e continuate a cercare la letteratura anche nei posti più insospettabili… tipo il MacGuffin.

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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