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I 10 guilty pleasure definitivi (almeno secondo me)

Avete presente la “risciacquatura dei panni in Arno” di Manzoni? Quella roba tramite cui ha sgrezzato la lingua della versione beta de I promessi sposi? No? Bene, perché non c’entra un cazzo con quello che sto per dire. O meglio, lui risciacquando la sua scrittura si è avvicinato al fiorentino colto dell’epoca, io invece appendo i miei panni sporchi al pubblico ludibrio di internet. Volevo solo fare il figo aprendo con una roba letteraria perché d’ora in poi si parla di vaccate. Ma di vaccate belle. Di guilty pleasure, appunto.

Ora, i suddetti guilty pleasure per me si dividono in due grandi categorie: quelli visti in età pre-consapevolezza, quindi amati all’epoca e tristemente rivalutati dopo (vedi Daredevil, ma non sarà oggetto di questa lista); e quelli visti già sapendoli puttanate rotanti ma capaci di mantenere una sorta di malsana e morbosa attrattiva. Come Maisie Williams. Ma non divaghiamo.

Altra regola importante dei guilty pleasure: sono film che ti rivedi sempre e comunque. Quelli che se stai facendo zapping e li becchi non pensi “che cagata, basta” ma “ehi, perché non me ne riguardo cinque minuti che non ho niente da fare?” e poi finisci il film e ti senti sporco dentro come quando prendi un rinforzino al McDonald oltre al menù. Grande, ovviamente.

Quindi diamo inizio a questa danza con il mio senso di colpa. Ma dovete promettermi che anche voi scriverete una vostra personale lista, non è che sono l’unico pirla con i guilty pleasure nell’armadio.

Ah, importante: quella che state per leggere non è una classifica. Li ho giusto messi in ordine cronologico perché in fin dei conti penso che i livelli guilty pleasure siano tutti più o meno equivalenti, anche se per motivi diversi.

E facciamo sto coming out, dai.

Wild Wild West Barry Sonnenfeld, 1999

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Non c’è modo migliore di cominciare la lista con questo guilty pleasure per eccellenza: la vaccata rotante western/steampunk Wild Wild West. Piccolo quiz per chi non l’ha visto: se mettete assieme Will Smith, Kevin Kline e Kenneth Branagh come cattivo, riferimenti a Jules Verne e un ragno robotico gigante, cosa viene fuori? Appunto. Wild Wild West però è talmente brutto da fare il giro e meritarsi un posto nella lista.

Numero di visioni: parecchie da ragazzino, ma non ho più avuto il coraggio di tentare la sorte una volta cresciuto.

Livello guilty pleasure: Margherita Hack che balla la polka.

Shaolin Soccer Stephen Chow, 2001

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Su Shaolin Soccer in realtà sono ancora dubbioso. Cioè, si può considerare completamente un guilty pleasure o assurge al ruolo di cult per la sua folle genialità? Dipende. Ad esempio mio padre ancora non mi parla perché l’ho costretto a vederlo al cinema. Il doppiaggio italiano divide pubblico e critica da ormai 16 anni: eleva il film nell’Olimpo o lo affossa definitivamente? Eh, contando che a prestare la voce ci sono anche Candela, Mihajlović, Peruzzi, Pippo Pancaro, Delvecchio e Damiano Tommasi io la mia risposta la so benissimo.

Numero di visioni: tante, sia da ragazzo sia in età della consapevolezza. Un po’ meno in età della consapevolezza, dai.

Livello guilty pleasure: Delio Rossi che picchia Adem Ljajić.

xXx – Rob Cohen, 2002

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Altrimenti conosciuto come “il film che se lo cerchi ti escono le cose zozze”. Ecco, xXx per me è proprio il senso ultimo del guilty pleasure, tipo che se devi fare una classifica la puoi solo intendere su una scala da 0 a xXx. Non so se mio padre ha depennato con delusione il mio nome dal testamento dopo che l’abbiamo visto al cinema assieme, ma sta di fatto che qui c’è tutto: Vin Diesel che fa Vin Diesel, Samuel L. Jackson, Danny Trejo in un cameo. Esplosioni, inseguimenti, minacce globali, Asia Argento, gadget alla 007. Cosa volete di più? Se non l’avete mai visto e vi piace non preoccupatevi, siete in ottima compagnia.

Numero di visioni: ho ancora il VHS del film a casa. Cominciate a farvi un’idea?

Livello guilty pleasure: xXx.

Bad Boys II – Michael Bay, 2003

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Fare una lista di guilty pleasure e non metterci Michael Bay è come andare negli Stati Uniti e non mangiare un hamburger bevendo un frullato alla vaniglia. Bad Boys II è un concentrato di idiozie splendide, da Will Smith e Martin Lawrence che si travestono da membri del Ku Klux Klan fino al tasso di esplosioni prossimo all’infinito cosmico. E poi la scena di Reggie. La scena di Reggie la conosco a memoria. Davvero. E non me ne pento, per nulla al mondo. Per chi si stesse chiedendo “chi cazzo è Reggie?” la trovate qui. Ecco, Bad Boys II mi ha fatto capire che non avrò mai una figlia.

Numero di visioni: tante, ma non tantissime. A parte la scena di Reggie, quella un mucchio di volte.

Livello guilty pleasure: Kim Jong-un.

Il tesoro dell’Amazzonia – Peter Berg, 2003

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Scopro solo scrivendo questo articolo che Roger Ebert, mio guru della critica cinematografica, ha dato tre stelle e mezzo su quattro a questo film. Quindi o io non ho mai capito una fava o Il tesoro dell’Amazzonia non è abbastanza brutto per essere considerato un guilty pleasure. Però è un buddy movie con protagonisti The Rock e Stifler che cercano un antico manufatto nella foresta amazzonica. Ditemi voi se non è la trama principe di un guilty pleasure. Quindi per me lo resterà sempre e comunque, forse perché l’ho davvero visto troppe volte.

Numero di visioni: abbastanza da ricordarmi il tono di voce con cui il capo dei ribelli locali dice “vola come una farfalla, punge come un’ape”.

Livello guilty pleasure: WWE.

Mi presenti i tuoi? Jay Roach, 2004

Maledetto Sky. Ogni volta che facevo zapping beccavo sempre Mi presenti i tuoi? e puntualmente finivo per riguardarlo. Sarà l’idiozia generale del film, De Niro che sembra sempre in preda alle emorroidi, Dustin Hoffman hippie ingrifato, i chimichanga, Ben Stiller. Sapevo che era una bagashata rotante ma non riuscivo a fermarmi. Ne sto ancora pagando il prezzo.

Numero di visioni: sto aspettando il responso da Sky, ma non credo di volerlo.

Livello guilty pleasure: “se è gialla resta a galla, se è marrone tira lo sciacquone”.

Io, robot Alex Proyas, 2004

Forse la discesa nel trash di Proyas (lo vogliamo ricordare così) era cominciata prima del previsto. Se qualcuno ha visto la sua ultima fatica sa a cosa mi riferisco. Però… a me è sempre piaciuto Io, robot. Oh, che vi devo dire? Anche questo visto al cinema (ma non ricordo se ho trascinato pure mio padre), l’ho rifagocitato alla nausea in tv quando passava. Cioè, sticazzi se questo film ha fatto ad Asimov quello che Weinstein fa con il sapone, c’è Will Smith che insegue e si picchia con i robot. E diventa amico di un robot. Ed è anche lui un robot. Mezzo però. Anzi, in realtà solo un pezzetto. Ops, spoilerz.

Numero di visioni: abbastanza da non pentirmene più.

Livello guilty pleasure: Emiglio è meglio.

Natale a Rio Neri Parenti, 2008

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Lo so. Molto, molto, molto guilty. Molto. Ma bisogna essere onesti: le parti con De Sica di Natale a Rio mi fanno scassare dal ridere. Sarà la sua mimica, il solito personaggio gigioneggiante, l’ignoranza di fondo, vassapere, ma questo maledetto quando se ne esce anche solo con un “eeeeeh?!” mi apre in due. Con la presente chiedo scusa a John Landis e Mel Brooks.

Numero di visioni: una sera l’ho riguardato a casa di un amico. Fate voi.

Livello guilty pleasure: Enzo Miccio vestito male.

Never Back Down – Jeff Wadlow, 2008

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Eh, pure questo è molto guilty. E si infila dritto dritto nella categoria “film visto sapendolo già una cagata”. Botte da orbi, personaggi perfettamente stereotipati, la fanciulla da salvare, il cattivone da sconfiggere. Però si parla di MMA (in senso molto lato, diciamo) quindi è un’iniezione di adrenalina e testosterone direttamente in una chiappa. Non si può non rivederlo quando passa, giusto? Mai arrendersi eccetera eccetera e… no, scusami Karate Kid, non lo faccio più, promesso.

Numero di visioni: non lo voglio sapere.

Livello guilty pleasure: selfie con il sosia di Conor McGregor credendolo quello vero.

Jumper Doug Liman, 2008

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Eccoci qua. Uno dei problemi più grandi della mia presunta cinefilia. Io so che Jumper non è un bel film, ho quella vocina nella testa che me lo ripete tutte le volte che lo vedo. Eppure non riesco mai a vincere: Jumper continua a farmi impazzire. Anche se Hayden Christensen ha la mimica facciale di un termosifone rotto. Sarà sta cosa del teletrasporto, la citazione a Spider-Man, una puntata dei Griffin schiaffata sulla tv sulla quale la macchina da presa indugia anche troppo. Io non so quale sia il mio problema: c’è chi affoga i gatti, chi mangia la droga, chi guarda Uomini e donne e poi ci sono io che adoro Jumper.

Numero di visioni: troppe.

Livello guilty pleasure: Tempesta che limona duro Nightcrawler.

Bonus track (scusate, era inevitabile):

White Chicks Keenen Ivory Wayans, 2004

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Avevo già finito la lista e mi è tornato in mente White Chicks, quindi mi sono detto “ehi, faccio il paraculo e la metto come bonus track, magari solo per il mercato giapponese come fanno quelle band del cazzo che ascolto”. Quindi eccoci qua. White Chicks è trash allo stato puro. Due agenti FBI di colore che si travestono da sorelle Hilton infiltrandosi nella loro cerchia di amici ricchi. Terry Crews che canta A Thousand Miles. Una sfida di ballo. E ci sono io, che tra un Tarkovsky, un Fellini e un Kusturica guardo e riguardo White Chicks. Che poi, è peggio conoscerne alcune scene a memoria o citare Tarkovsky, Fellini e Kusturica mentre parlo di White Chicks?

Numero di visioni: decisamente tante, ma è un po’ che non mi lancio nella sfida. Magari stasera…

Livello guilty pleasure: Paris Hilton che va a comprare il suo stesso sex tape.

Ghost track (sì avete ragione, sono un figlio della merda):

Rat Race – Jerry Zucker, 2001

 

Vi chiedo scusa e sarò breve, ma l’idiozia di Rat Race meritava un posto nel mio cuore colpevole. Anche questo credo di averlo visto al cinema con mio padre (e ora capisco perché voleva tanto mandarmi a militare). Ci sono Mr. Bean, tre (tre!) premi Oscar e tanta altra gente che deve fare una gara per vincere soldi messi in palio da eccentrici milionari scommettitori. Ci sono gli Smash Mouth. C’è la più folle richiesta mai fatta a una prostituta. Insomma, c’è tutto. Amatelo e sentitevi splendidamente in colpa come me.

Numero di visioni: tante tante tante tante tante in modo assurdo.

Livello guilty pleasure: studiare per recuperare l’insufficienza cardiaca.

Ok. Io ho fatto. Non so se mi sento meglio. Forse sì. Forse quando tenterò di farmi assumere dall’Academy potrei dover far sparire questo articolo, quindi vedete di conservarlo gelosamente perché vale quanto un unicorno.

Siate fieri dei vostri guilty pleasure, mi raccomando. (Cristo che chiusa melensa al pezzo, scusate, ora vado a vomitare arcobaleni).

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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