“ODDIO NO, I FIGLI DEL PRETE!” cit. mio padre quando in TV veniva trasmesso il solo e unico Settimo cielo.
Volete sapere perché questa serie ha riscosso così tanto successo tra la fine degli anni ’90 e inizio degli anni 2000?
Non ne ho la più pallida idea. I personaggi erano simpatici come un’orchite batterica, le trame semplici e irritanti, i temi trattati così bigotti che a confronto mia nonna sembra Madonna ai tempi d’oro. Eppure lo guardavo, con gioia e costanza. A posteriori e dopo un’accurata analisi, non sono sicura che la cosa mi abbia giovato poi tanto. Anzi ragà, proprio per niente, questa serie era IL MALE, ma perché diamine la guardavo???
Settimo cielo era perfettamente in linea con gli standard Mediaset del secondo governo Berlusconi: una famiglia di individui sani, biondi e belli vive pacificamente a Glean Oak, città immaginaria della Caliornia. Eric, capo famiglia, è un reverendo protestante che si guadagna da vivere scrivendo una paginetta di sermone a settimana. E niente, in sostanza in ogni puntata Glean Oak si rivela essere un covo di perdizione e dissoluzione, Sodoma e Gomorra in confronto sono due villaggi vacanze.
Ma andiamo con ordine e analizziamo insieme i motivi per cui questa serie ha avuto una pessima influenza sulla mia e sulla vostra crescita:
- Perché c’era LEI.
AAAAAAAHHHHHHHHH. Cristo, LEI. Mi vengono in mente solo altre espressioni di odio e dolore fisico al solo pensiero di LEI, l’abominevole Annie, la Madre. Simpatica come la sabbia nelle mutande, Annie era l’apoteosi della mamma rompicoglioni: con Annie l’alcool, la droga, il sesso, le bestemmie, la discoteca e tutte le altre cose belle della vita erano severamente vietate, a rischio di essere per sempre radiato dall’albo dalla famiglia Camden. CHE. DUE. COGLIONI.
2. Perché c’era LUI.
Per par condicio, come non nominare anche LUI, il reverendo Camden. Fate pure copia e incolla di tutte le belle qualità di Annie e aggiungete un pizzico di “Vuoi parlarne?” come cura a qualsiasi problema, detto con greve tono moralista. “No che non voglio parlarne, soprattutto non con te, quindi lasciami prostituire in santa pace”: quanto avrei goduto per una risposta del genere. Ma i figli del prete (a parte Mary) erano tutti coglioni senza palle, quindi nada.
In Settimo cielo i personaggi cambiano, le storie si fanno più complesse, ma c’è un’unica, incrollabile costante: NON PUOI FARTI I CAZZI TUOI. MAI. Eric e Annie dovranno prima osservare, poi disapprovare e infine condannare aspramente.
3. Per la leggerezza dei temi trattati.
Leggeri come un cetaceo sul bagnasciuga. Odio razziale, tentati suicidi, abbandoni, disagio giovanile, prostituzione, alcolismo, autolesionismo, depressione, omicidio, violenza sono solo alcuni dei temi che deliziano lo spettatore dalla prima all’undicesima (UNDICESIMA!) stagione di Settimo cielo, il tutto in salsa moralista, con zero slanci o picchi di originalità.
4. Chi sbaglia brucerà tra le fiamme dell’inferno.
Ti droghi? Muori. Scopi? Rimani incinta. Bevi? Ecco in arrivo la cirrosi. Più o meno questo era il meccanismo imperante della serie. Molto Dio dell’Antico Testamento style.
5. Se sei cessa puoi aspirare a un figo incredibile.
Ecco, NO, ciò non corrisponde a verità per nessuno, eccetto che per Lucy Camden. Parliamone con onestà: non è che Lucy fosse repellente, però è innegabile che in confronto a Mary (una splendida Jessica Biel agli esordi) era uno scaldabagno. E sto mezzo cesso di Lucy, che era pure un personaggio melenso, lamentoso e insicuro, stava con costui:
Tanto di cappello amica Lucy. Peccato che nella vita vera non succede mai.
6. Le perle trash di alcuni episodi.
Mi gira la testa al solo ricordare alcune COSE che accadevano in certe puntate di Settimo cielo. Come non menzionare il primo episodio che vidi, in cui Lucy passa una puntata a testa in giù per facilitare il flusso e farsi venire il ciclo per la prima volta.
Oppure quando Mary vuole farsi un tatuaggio, chiaramente sinonimo di satanismo e perdizione; alla fine della puntata lo mostra a Eric e Annie, che sbroccano, ma poi si scopre che in realtà era finto e tutto finisce con un sospiro e una risata. AH-AH-AH.
O anche la memorabile puntata in cui Eric trova una canna in casa, pensa che sia di Matt quando in realtà era di un suo amico. A tal proposito vale la pena riesumare il leggendario video “Sicuro che sia Marijuana?”
7. Che la sfiga sia con te.
Vista la materia prima della serie (vedi punto 3), per i messaggi che manda e per il livello di disgrazie a puntata, Settimo cielo in un po’ di sfiga la porta. Se la gioca con La Signora in giallo e Don Matteo. Soprattutto nel senso che se hai seguito per tanto tempo Settimo cielo come me, un po’ sfigato sei per forza.
8. Gli effetti collaterali del perbenismo.
In fondo, che in Settimo cielo, la serie de “i figli del prete”, quest’ultimi cerchino la trasgressione a tutti i costi ci sta come motore narrativo. Il trauma sorge invece quando è il padre, proprio lui, il reverendo Camden, che trasgredisce. NELLA VITA VERA.
E qui ci ricolleghiamo al punto 7: che sfiga sta serie.
9. Ospitalità prima di tutto.
La casa del reverendo Camden era a metà tra un rifugio per disagiati, un porto di mare e una comunità di recupero. Non importa se i figli poi si sposavano e vivevano da soli, ‘sti cazzi: casa Camden era un via vai continuo di gente, più o meno estranea. Una casa che era una reggia tra l’altro: bello lo stipendio da pastore protestante.
10. Perché un cane può veramente essere il miglior personaggio.
Sicuramente il meno fastidioso e il più intelligente.