Film

Il Corvo e l’importanza del cinema nelle nostre vite

Come un corvo mi ha guidato attraverso la vita

A volte, se mi fermo un attimo a pensarci, credo che la mia infanzia sia finita quando ho conosciuto la storia di Eric Draven e Shelly Webster. Certo, detta così sembra un’esagerazione. In fondo, quanti anni potevo avere la prima volta che ho visto Il Corvo? Otto? Nove? Vai a saperlo. Però ricordo ancora il momento in cui per la prima volta ho messo le mani sulla VHS.

Il negozio era un posto buio e cencioso, il tipico sgabuzzino nel retro del quale la cosa più innocente che ti immagini possa accadere è la realizzazione di un film snuff. In ogni caso, mi ricordo che scorrevo la mano sulle cassette poste belle ordinate su uno scaffale, tirandone fuori ogni tanto qualcuna per studiarne la copertina.

Ora, lo so che una frase del genere l’avete sentita ogni volta in cui c’era qualcuno che doveva comprare la sua prima chitarra, il suo primo paio di scarpe da calcio o la sua prima bacchetta magica, e so quanto questa frase possa sembrare pomposa, però cazzo fatemelo dire lo stesso: quel giorno non fui io a scegliere la cassetta de Il Corvo, fu lei a scegliere me. Quando le mie dita ci passarono sopra, senza rendermene conto la stavo già accarezzando Presi in mano quella voluminosa cassettona e, senza alcun preavviso, mi ritrovai davanti agli occhi questa magnifica, indimenticabile copertina.

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Fu amore a prima vista. Non avevo mai posato gli occhi su niente di così magnetico, di così affascinante. Non c’era niente da fare, dovevo vedere quel film ad ogni costo. La voglia di scoprire di più di quell’enigmatica figura vestita di nero piegò in poco tempo le sterili proteste di mia madre (quante cazzate che le ho fatto comprare per mio puro diletto lo sa solo lei), ed io me ne tornai a casa soddisfatto, senza sapere che quel giorno mi avrebbe cambiato la vita.

Sì, la vita, non sto esagerando. Perché è inutile girarci intorno, certi film ti segnano per sempre, e in particolare quelli che hai amato da bambino contribuiscono a farti diventare quello che sei. Perché il Corvo è cresciuto insieme a me, accompagnandomi per mano nella comprensione della vita ad ogni nuova visione. Se la prima volta vidi nel film solo una fighissima storia di vendetta, violenta e oscura (che belli gli anni ’90 quando Nolan non aveva ancora infettato il mondo con la parola dark), più aumentavano le visioni e più comprendevo come in ballo ci fosse qualcosa di più. Piano a piano compresi come il Corvo mi mostrava quanto il mondo possa essere atroce e ingiusto. In quell’età dove tutto sembra ancora un gioco, e dove persino la morte e la tristezza vengono percepitcorvo-1e con superficialità, ecco che un film mi mostrava per la prima volta fin dove possa spingersi la crudeltà umana.

Mancava solo un altro passaggio per arrivare all’ultimo livello di lettura: l’amore. Perché il Corvo non è niente di meno che una delle più belle e struggenti storie d’amore di tutti i tempi. Era la prima volta che la mia giovane anima si trovava ad elaborare una storia dai sentimenti così complessi e profondi come quelli provocati da un’amore stroncato all’improvviso, tuttavia talmente forte da poter sopravvivere alla morte.

E nonostante la vendetta di Eric alla fine si compia, rimane la profonda tristezza per una tragedia che non potrà mai essere totalmente ripagata col sangue. Perché quando Eric torna a casa dopo essere tornato dal mondo dei morti e viene travolto dai ricordi, anche un bambino non può pensare ad altro che a tre, semplici parole: non è giusto. E tutta la violenza che viene dopo non è vissuta con l’ingenuo divertimento di un ragazzino, in quanto noi stessi siamo partecipi dello straziante dolore di Eric e della sua furia implacabile. Perché Il Corvo non è un film sulla vendetta, ma un film sulla sofferenza, sul dolore straziante della perdita di una persona cara, di una parte di noi.

Tornando al me bambino, come ho detto la mia vita non fu più la stessa da quando vidi questo film.  Ad ogni giocattolo che mi capitava a tiro dovevo necessariamente smerdare la faccia di bianchetto per truccarlo poi di nero, e via a dare vita a centinaia di sequel del film sul tappeto della mia cameretta (per la cronaca, ogni mia storia creata a nove anni con dei pupazzetti ed un po’ di fantasia dava merda ai veri sequel del film). Inutile dire che il film diede anche una spinta fondamentale alla mia formazione musicale, basata sul rock prima e sul metal poi.

Cosa c’è infatti al mondo di più metal di Eric Draven che suona la chitarra in cima ad un palazzo diroccato, avvolto dall’oscurità, per poi alla fine spaccarla come faceva Pete Townshend dei The Who? Ecco appunto, niente. Per non parlare della mitica Burn dei The Cure, colonna sonora di quel capolavoro di scena che è la vestizione dell’angelo vendicatore e che da bambino mi mandava letteralmente ai pazzi, tanto che spesso rimettevo la VHS solo per ascoltarla. Da allora, e da quando Steve Jobs ci ha fatto il regalo di metterci la musica in tasca, Burn ha sempre avuto un posto d’onore nei miei iPod.

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                                             Marchio fisso di ogni mio diario scolastico fino all’altro ieri 

Ed allora non passava Halloween senza che io, fiero dei miei riccioli lunghi, mi mettessi una bella giacca di pelle, mi truccassi di bianco e andassi a mendicare un rossetto nero a mia madre, che in tutta risposta mi mandava a cagare, probabilmente convinta che le avessi dato indirettamente della donna di mali costumi. Pertanto la risolvevo con degli improponibili pastelli neri che ti scannavano la pelle fino all’osso, ma alla fine potevi andartene in giro bello fiero a vantarti di quello che sarebbe stato senza dubbio il miglior travestimento in circolazione quella sera. O almeno quello degno di maggior rispetto, a prescindere dal risultato. Un po’ di cuore, dai.

Per non parlare poi delle citazioni estrapolate della pellicola. Vere autentiche massime di vita scolpite dentro di me. Da Non può piovere per sempre” a “L’infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai, passando per “Niente è insignificante” fino a “Ogni uomo ha un diavolo dentro, e non ha pace finché non lo trova. E queste sono solo alcune delle decine che potrei recitare a memoria e che ogni tanto mi trovo a ripetere senza rendermene conto. Proprio perché quando un film mette delle radici così profonde dentro di te che cambia il tuo mondo, dal modo di esprimerti al modo di pensare e vedere le cose. Cambia quello che sei. E scusate se è poco.

Come dite? Del film non vi ho detto nulla? In effetti è vero, neppure un riferimento alla trama, alla regia di Alex Proyas (che ultimamente ci ha purtroppo regalato l’osceno Gods of Egypt) o al compianto Brandon Lee, rimasto ucciso dal colpo di una pistola a salve non pulita adeguatamente proprio mentre girava una delle scene finali de Il Corvo. Il fatto è che quando un film significa così tanto per te è impossibile parlarne rimanendo obiettivi. Parlare de Il Corvo dal punto di vista tecnico per me equivarrebbe a svilirlo, e non voglio farlo.

Perché per me questo film è come il tramonto sulle montagne innevate, come l’alba sul mare, come l’abbraccio delle persone che ami. Come la canzone che ti riporta indietro ai tempi in cui la tua unica preoccupazione era correre ancora un altro po’ prima che fosse ora di tornare a casa per cena.

Dentro di me conservo questo film come una chiave in grado di riaprire porte della mia anima che solo certe emozioni sono in grado di spalancare. E io spero che tutti voi abbiate dentro di voi una chiave simile, perché è sempre bello, ogni tanto, liberarsi di tutto lo schifo che gli anni ti depositano sulle spalle e tornare nuovamente a correre. Solamente a correre, senza pensare ad altro.

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P.s. ricordatevi di fare un salto dai nostri amici de Il Corvo Original!

Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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