
Il primo amore a Moonrise Kingdom non si scorda mai
Cara Suzy, Caro Sam: fuga d’amore a Moonrise Kingdom
Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore è uno dei miei film preferiti di Wes Anderson (insieme a I Tenenbaum). L’immaginario del regista texano – di cui parliamo in questo articolo – coloratissimo e sempre perfettamente simmetrico, ci porta nel 1965 sull’Isola di New Penzance, dove Sam e Suzy, giovani innamorati, pianificano una fuga d’amore.
Sam Shakusky è orfano e vive in una casa famiglia molto affollata e molto propensa ad abbandonarlo. Ha qualche problema a stare con gli altri e uno spiccato talento per la vita da boy scout. Suzy Bishop ha una famiglia per bene ma non tanto, data la relazione della madre con il capitano di polizia, e un temperamento aggressivo e un po’ bipolare. Lui trova rifugio nel rigido mondo del campeggio (più accogliente della sua famiglia adottiva, nonostante sia a tratti militaresco); lei nei libri fantastici in cui le eroine sono tutte senza genitori né legame alcuno. Questi due mondi, distanti, collidono in un’esplosione d’amore la sera di una recita scolastica.
Sam e Suzy si incontrano, si trovano, si innamorano e – via lettera – preparano il loro piano.
Sam non conosce altro modo per fuggire che affidarsi alla sua enciclopedica conoscenza da survivalist mentre Suzy non sa viaggiare con nulla se non con i suoi libri, il gattino ed un mangiadischi. Ma la fuga d’amore dei ragazzini scatena il panico sull’isola, complice l’arrivo della tempesta del secolo. Gli adulti, più spaesati di loro ma altrettanto soli, li inseguono per portarli in salvo. I genitori di Suzy, il Capitano di Polizia, i capi boy scout, Servizi Sociali, tutti corrono impazziti mentre pioggia e nuvole incombono, ma i due non ne vogliono sapere di tornare indietro. E come dargli torto, visto che il loro rifugio sulla spiaggia è più bello ed ospitale della vita vera: le onde che si infrangono sulla baia e magistralmente dipinte, insieme al corpo acerbo di Suzy, da Sam, la musica francese, gli orecchini iridescenti, il primo bacio.
Sulle orme di un’antica pista indiana, Sam e Suzy si ritrovano a vivere un’avventura fantastica come quelle che la ragazza sogna tra le pagine dei suoi libri. Merito anche del nome dato alla baia, Moonrise Kingdom appunto, Il Regno della Luna Nascente, che dona alla storia un’aura fiabesca. Lì i due vivono il loro sentimento liberamente, senza più restrizioni sociali: le conoscenze da boy scout di Sam non servono, né il super potere di Suzy (il binocolo, che le consente di vedere da vicino cose lontane). Non c’è più bisogno di osservare da lontano quando si sta vicino a chi si ama. Separati sono turbolenti, persino pericolosi, ma insieme, vicini, a Moonrise Kingdom, sono al sicuro.
Il bello dei film di Anderson è la vividezza di quello che appare davanti ai nostri occhi. Qui tutto è saturato; i colori sono forti e le emozioni sono piene. Al di là della perfezione visiva (avete fatto caso alle simmetrie, vero?), il regista utilizza tinte da sogno per ribaltare la tragica tristezza del mondo reale. Le vite dei due bambini sono spezzate e solitarie e si ricompongono solo nel momento in cui si incontrano. Sam e Suzy credono ciecamente nella fuga d’amore, non dubitano per un secondo né dei loro sentimenti né delle loro azioni, non è così per gli uomini e le donne che, dall’alto della loro esperienza, si danno invece per vinti.
Tanto la coppia è al tempo stesso bizzarra ed emozionante, alla ricerca inesorabile di amore e senso di appartenenza, quanto gli uomini e le donne che li circondano sono bloccati nella ripetizione di una vita vuota e priva di sentimenti, incompresi e incapaci di comprendere (gli altri). Nulla dell’innocenza di quell’età è rimasta nel Capitano Sharp, immalinconito da una relazione clandestina senza uscita; né nei genitori Bishop, troppo distanti ormai l’uno dall’altra, o nella spietata Servizi Sociali – che neanche merita di portare un nome proprio – seppellita sotto assurdi obblighi, regole e doveri. Solo Sam e Suzy sembrano possedere la capacità di guardare oltre le incombenze della vita comune per sapersi ancora stupire ed innamorare. Con tutta la folle speranza che si ha a quell’età.
Non resta, a noi grandi, che cercare di non perdere l’inconfondibile insieme di stupore e tenerezza che Moonrise Kingodm dipinge a colori pastello.