Film

Interstellar – E quindi uscimmo a riveder le stelle

 interstellar

Interstellar: quando la fantascienza torna a farci sognare le stelle.

“Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango.”

Cresciuta a pane e fantascienza old school, appena vedo un trailer a tema spaziale non posso non emozionarmi, è proprio più forte di me. Il problema è che poi quando vedo il film mi deprimo: com’è possibile che racconti di Asimov diventino Io, Robot? O che Philip K. Dick subisca un scempio come il secondo Total Recall? Poi un bel giorno di due anni fa esce Interstellar, di Christopher Nolan, e la mia fede nell’umanità si riaccende di botto. Perché Nolan con quell’unico film mi ha mostrato che è ancora possibile fare bella fantascienza e fare un bel film.

interstellarIn un futuro prossimo la Terra è devastata da una piaga che uccide le coltivazioni, il cibo scarseggia e le città sono battute da tempeste di sabbia. Gli uomini sono tornati all’agricoltura per cercare di sopravvivere; la scienza è stata abbandonata e ai bambini viene insegnato che l’uomo non è mai andato sulla Luna – era solo propaganda. In questo contesto Cooper, l’ex astronauta ora agricoltore interpretato da Matthew McConaughey, per via delle singolarità gravitazionali manifestatesi nella cameretta della figlia si ritrova a fare una serie di scoperte eccezionali. Che la NASA è ancora attiva, che vicino a Saturno si è aperto un wormhole per un’altra galassia (vedi Donnie Darko), che tre spedizioni sono state lanciate attraverso di esso per andare alla ricerca di nuovi mondi abitabili. Che per la Terra non c’è altra speranza se non abbandonare tutto e partire. Quale alternativa ha Cooper se non partire anche lui per le stelle per provare a salvare i suoi figli e con loro tutta l’umanità?

Al momento dell’uscita, la critica si era divisa in due: alcuni, come me, inneggiavano al miracolo; altri lo stroncavano per via della lunghezza, dei buchi nella trama e dell’eccessiva “scientificità”. Se tecnicamente il film meriti oppure no, se le scelte registiche siano più o meno corrette, insomma se il dibattito fatto su Interstellar abbia senso, preferisco siano altri a dirlo, altri sicuramente più bravi di me. Il film è lungo e la scelta di attenersi alla realtà scientifica dei fatti complica un po’ la comprensione. Il mio consiglio per la visione, infatti, è quello di prendersi la serata libera e tenere Wikipedia aperta: 2 ore e 50 minuti sono tanti, e i termini tecnici anche di più; per capire tutto bisogna essere pronti a leggere qualche articolo sul tema. Ma io sono di parte: l’ho già visto tre volte, e a Natale mi è stato regalato il DVD – cosa che mi incoraggerà a rivederlo ancora e ancora e ancora.

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Come dicevo, non ho intenzione di stare a raccontarvi perché è un film da vedere: cose tipo che ci sono degli attori bravissimi, che la regia di Nolan è sempre invisibile e per questo (per me) perfetta, che è l’ideale proseguimento di 2001: Odissea nello spazio. Ve le risparmio, le avrete già lette praticamente ovunque.

Piuttosto voglio consigliarvelo perché se siete come me, con un padre che ha vissuto l’epoca dell’allunaggio e ha sempre guardato alle stelle, allora Interstellar può riportarvi a quando da bambini lo ascoltavate parlare di pianeti lontani. Perché se avete perso le notti a leggere di galassie e mondi sconosciuti, allora la sola immagine del gargantuesco buco nero fuori dal wormhole saprà restituirvi tutta la conoscenza nascosta tra le pagine quei libri. E perchè se da nerd di alto livello conoscete l’ipercubo da prima degli Avengers (cioè dal racconto La casa nuova di Robert Heinlein), allora non potrete non saltare sul divano di fronte all’incredibile rappresentazione grafica delle quattro e più dimensioni.

interstellarDovete vederlo perché quando Cooper si stupisce di fronte alla forma sferica del wormhole e Romilly pazientemente gli spiega il perché, io mi sono ritrovata a fare “oooh” come di fronte alla rivelazione più grande della mia vita. E in quel momento capire che ciò che solitamente è descritto come un cerchio su un foglio a due dimensioni, nella realtà in 3D si trasforma in una sfera fatta di stelle, beh, è davvero rivoluzionario. Perché risvegliava di nuovo lo stupore di me bambina mentre disegnavo astronavi.

Nolan ha creato quello che per me è uno dei più grandi film di fantascienza in assoluto perché ha saputo restituirmi un senso di meraviglia che avevo dimenticato. Perché l’esaltazione che trasmette l’osservare il cielo sarà pure un luogo comune del cinema e della letteratura, ma è comunque una delle emozioni più vivide che l’uomo è ancora in grado di provare.

“Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.”

Dylan Thomas

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Giulia Cipollina

28 anni, laureata, lavoro in un negozio di ottica e fotografia. Come se già non bastasse essere nerd: leggo tanto, ascolto un sacco di musica e guardo ancora più film - ma almeno gli occhiali per guardare da vicino posso farmeli gratis.
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