Solitamente, noi gentaglia di TheMacGuffin.it amiamo consigliarvi filmoni che meritano un sacco, salva-serate e perle che vi permettono di spacciarvi per veri e propri cinefili (anche se magari l’ultimo film che vi siete sciroppati è Titanic, e solo perché c’era quel bel pezzo di manzo di DiCaprio).
Oggi no: sarà il mestruo feroce, sarà che sento le prime avvisaglie della primavera, ma ho deciso di rendervi edotti di ben 5 film che NON vale la pena di vedere, a meno che non siate affetti da una forma particolarmente aggressiva e insistente di stipsi; in questo caso, guardateli, più e più volte, il vostro intestino vi ringrazierà.
Veniamo a noi: sarebbe fin troppo semplice accanirsi su quei film che erano già dei flop clamorosi ancor prima di esser prodotti, pellicole che più trash non si può, vedi horror di infimo ordine (Final Destination vi dice qualcosa?), commedie che, più che ridere, fanno piangere peggio di un esercito di cipolle di Tropea, film i cui registi, ancora oggi, girano con il cilicio penitenziale e il sacchetto del pane in testa per la profonda vergogna di se stessi (Mitchell Lichtenstein, autore di quel capolavoro che è “Denti“, lo sappiamo che sei tu sotto il sacchetto, dai…).
No, io voglio elencarvi 5 film infingardi, che si spacciano per decenti, ma in realtà andrebbero banditi dalla cinematografia mondiale:
- Babadook (Jennifer Kent, 2014): io ero partita con tutti migliori presupposti del mondo, giuro, e fino a un certo punto ero pure piuttosto soddisfatta; ma il finale no, nun se pò guardà. Cioè, mi fracassi gli zebedei fino alla nausea con ‘sto Babadook, paura, ansia, frustrazione a mille, e poi me lo adotti, manco fosse un Beagle di Green Hill?!? Mi verrebbe da dire “No Maria, io esco”, giusto per buttarvi lì una citazione colta.
2. Lasciami entrare ( Tomas Alfredson, 2009): ritmo, questa cosa sconosciuta. Sarò io a non aver compreso a fondo la bellezza di questo film, ma sinceramente il rapporto morboso tra i due protagonisti, bambini, la versione “rivista e corretta” della vampira, macilenta e depressa q.b., l’atmosfera cupa e amorfa, opprimente, nella quale si muovono i protagonisti, mi ha fatto venir voglia di uscire di corsa dalla sala e prendere una boccata d’aria con un bel Caipiroska in mano.
3. Into the woods ( Rob Marshall, 2014): mi piange il cuore a dover includere in questa orrida classifica un film Disney, e in più interpretato, tra gli altri, da Johnny Depp, il sogno erotico di una vita, ma devo farlo, è la mia coscienza che me lo impone (sì, ne abbiamo una anche noi macguffiniani). Dopo un’ora di canzoncine, saltelli in giro per il bosco, personaggi delle fiabe dall’allure da alcolisti anonimi, ho sperato che il Signore mi prendesse con sé più e più volte; considerando che il film dura 2 ore (e 5 minuti, per la precisione) lascio alla vostra immaginazione tutte le considerazioni del caso.
4. Il corvo – Preghiera maledetta (Lance Mungia, 2005): il quarto episodio della saga de Il Corvo, e già da questo non dovremmo più aggiungere altro. Il QUARTO?! È già difficile fare UN sequel decente, figuriamoci arrivare al quarto, peraltro camuffato da prequel. E poi, certi film non andrebbero proprio toccati, pena l’amputazione di entrambe quelle manine maledette che reggono la macchina da presa.
5. Cinquanta sfumature di Grigio (Sam Taylor-Wood, 2015): “Come dite? Non era una commedia? Allora devo aver sbagliato sala, errore mio, pardon”. Insomma, vi prego, non ditemi che vi siete eccitati a guardare le pseudo-prodezze di una zotica con la brugola del 12 in mano e di un-miliardario-giovane-come-l’acqua-che-però-si-è-fatto-da-sé-ricco-bello-e-che-scopa-duro, come ci tiene a precisare non appena si presenta alla povera malcapitata di turno? Se è così, io me ne vò. Rocco, pensaci tu.
PS: Se non avete capito da dove è tratta la citazione del titolo (“The Doctor is in”), a mai più rivederci. Adieu. Adios. Insomma, non vi parlo più.