Serie TV

Tredici: se non ti piace sei un bullo

La gente è strana, cantava Mia Martini. Dio mio quanto aveva ragione. Tredici, l’ultima serie prodotta da Netflix, sembra farle eco. Non solo per ciò che racconta, ma anche per l’accoglienza che ha ricevuto.

Il pubblico delle serie TV è strano. Si accontenta della merda, ma diventa schizzinoso quando si tratta di qualcosa di veramente figo. Come Tredici ad esempio. Il successo che ha avuto è meritatissimo. Era parecchio tempo che non vedevo niente di simile. Sarebbe superfluo, però, versare fiumi di inchiostro in panegirici. Questo è già stato fatto e io voglio andare oltre. Mi voglio soffermare su chi questa serie l’ha criticata. Perché secondo me chi l’ha fatto, l’ha fatto solo per volersi distinguere. Perché “io non mi adeguo ai gusti della massa” e altre vaccate simili. Si tratta degli schizzinosi di cui si parlava prima. Magari si spellano le mani per applaudire Game of Thrones ma ti snobbano Tredici adducendo delle motivazioni che non stanno né in cielo né in terra.

Allora vediamole un po’, queste critiche ricorrenti. Ma soprattutto vediamo di smontarle pezzo per pezzo.

Mi stanno sul cazzo i personaggi.

Sì è vero, i personaggi di Tredici sono quasi tutti odiosi. Alcuni ti smuovono un nervoso assurdo, altri li vorresti prendere a sberle. C’è chi è ingenuo, chi non si accetta, chi è falso o chi manipola. Ma chi di noi non lo è stato, soprattutto durante l’adolescenza? Proprio per questo sono tutti convincenti. Perché un personaggio odioso è spesso un personaggio ben scritto. La stessa Hannah non viene mai beatificata tipo Madre Teresa. Anzi, spesso è proprio lei a fare cose opinabili, tanto da spingerci a pensare e a dire (come molti detrattori della serie hanno fatto) che se l’è cercata. Ed è qui che casca l’asino. Tredici, infatti, cerca di renderci complici involontari di un meccanismo tipico dei casi di violenza (quando non ci toccano da vicino ovviamente) e cioè della colpevolizzazione della vittima. Una persona può essere anche la più inetta al mondo, ma per questo non merita di essere molestata. La serie ordisce così un vero è proprio tranello che pare aver mietuto molte vittime tra gli spettatori. Uno dei punti di forza dello show sono proprio i personaggi, tutti ben caratterizzati e soprattutto non stereotipati. Finalmente abbiamo un personaggio di origini asiatiche i cui genitori non lavorano in una risaia o uno studente afrodiscendete che non rappa quando parla. Addirittura un ragazzo gay appassionato di motori e non di meccanici muscolosi unti d’olio. Cose turche ragazzi, cose turche.

Lei è simpatica come un colpo apoplettico.

Ci stanno i buchi di trama.

Se Tredici ha buchi di trama, Game of Thrones o The Walking Dead hanno dei veri e propri wormhole che fanno invidia a quelli di Intestellar. Certo, non è perfetta. Soprattutto la parte centrale, dove due o tre episodi sono davvero superflui. Ma, in generale, il livello è qualitativamente molto alto. Innanzitutto è davvero difficile creare tensione quando sai già come andrà a finire e lo show in questo riesce alla grande. Il fatto che il suicidio di Hannah sia l’assunto principale della storia, non impedisce alla suspense di scorrere abbondante tra un episodio e l’altro. Senza contare l’espediente smaliziato di associare ogni cassetta a un episodio. Questo fa sì che, grazie a Netflix che ti permette di acquistare una serie per intero, lo spettatore possa scoprire la verità su Hannah alla velocità che più gli aggrada, come se avesse ricevuto anch’egli le cassette.

Le cassette incriminate.

Non rappresenta bene il suicidio – Hannah non ha dei veri motivi per togliersi la vita – Non si rende conto di chi le vuole bene.

Non mi pare che Tredici sia stata prodotta da Alberto Angela o dall’OMS quindi è stupido aspettarsi un’aderenza scientifica ai meccanismi psicologici e/o sociali che  portano al suicidio. Lo scopo della serie è quello di far riflettere sul bullismo e sulle sue conseguenze. Il suo intento è quello di darti un pugno allo stomaco, non di farti a acquisire le nozioni utili a una tesi di dottorato. Spesso proprio chi critica lo show per una mancanza di approfondimento partorisce delle riflessioni intrise di banalità e luoghi comuni. Chi ad esempio sostiene che Hannah abbia fatto un torto alla sua famiglia togliendosi la vita non fa altro che confermare lo stereotipo che chi si uccide è solo un egoista. O ancora altri sostengono che la ragazza aveva motivi sufficienti per togliersi la vita, come se essere affetti da una patologia psichiatrica come la depressione non bastasse. Insomma chi critica la serie di trattare il tema del suicidio in maniera superficiale parrebbe essere il primo a farlo.

Come si fa non soffrire per lei? Sarà che io sono vulnerabile alle tipe che piangono.

Non riesco a empatizzare con Hannah, i suoi problemi sono troppo da adolescente.

Sorry ma questo non è un nostro problema. Tredici è un teen drama e se lo stai vedendo a quarant’anni sei tu a essere fuori target. Che poi, diciamoci la verità, questa critica è molto triste. Quello che accade a Hannah è accaduto, con tutte le variazioni del caso, a tantissime donne (e non solo, perché pure gli uomini sono vittime di molestie, anche di tipo sessuale) quindi, se non si riesce a provare empatia per lei, la colpa non è della serie ma nostra e della nostra incapacità di immedesimarci in situazioni che non ci riguardano da vicino. Senza contare che proprio la dilagante mancanza di empatia è uno dei temi portanti di Tredici. Lo show ti costringe ad assumere un punto di vista estremamente scomodo, quello di Hannah Baker, una ragazzina adolescente affetta da un disturbo depressivo. E ciò sembra essere proprio complicato da digerire per noi che viviamo in un mondo maschilista, dove la depressione non è considerata una malattia e i problemi degli adolescenti sono assimilati ai capricci. Ma di questo Tredici se ne frega, spingendo il pubblico a identificarsi con Hannah. E ci riesce, eccome se ci riesce, anche se non lo ammettiamo. E forse proprio perché c’hanno insegnato che al mondo per evitare di essere le vittime, conviene atteggiarsi da bulli.

Per questo e altro un show come Tredici ci voleva proprio.


P.s. Ricordatevi di fare un salto dai nostri amici di Tredici Ragioni Perché – Italia13 Reasons Why Italia, 13 Reasons Why Italia – Tredici e 13 Tredici / Italia Fanpage!

Pierfrancesco De Paolis

Io e il cinema compiamo gli anni nello stesso giorno e questo mi ha illuso che ci fosse una qualche predestinazione dietro ai miei natali (cosa che si sta sementendo con il passare del tempo). I miei amici mi chiamano Pierpolemica perché ho il vizio di distruggere film e serie tv, sopratutto quelli più amati. Per questo, esiste una discreta lista di persone che mi odia e sono sicuro che, scrivendo per MacGuffin, questa si allungerà sensibilmente.
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