Siamo brutta gente a cui piace il Cinema.

La frase che fa da motto al MacGuffin descrive perfettamente come mi sono posto io, scrittore del vostro Magazine cinematografico preferito, sul red carpet del primo Riviera International Film Festival.
Ci/mi piace il Cinema per l’appunto, quindi il pensiero fu “andiamo a infilarci al film festival di Sestri Levante, dato che abito lì, sarà interessante e sguazzerò abilmente in mezzo a una manifestazione cinematografica vera, ma sotto casa”.
Però, sempre per l’appunto, siamo brutta gente, quindi la spedizione è risultata in “sono del MacGuffin e non sono affatto abituato a tutte queste cerimonie, quindi mi limiterò a gironzolare confuso tra le celebrità”.
Seriamente, qui per me il problema grosso è che i ragazzi del RIIFF, capitanati dal produttore trapiantato a Los Angeles Stefano Gallini-Durante e dal tuttofare locale Vito D’Onghia, a cui va già in principio il nostro grandissimo ringraziamento per l’ospitalità, HANNO FATTO LE COSE ALLA GRANDISSIMA!
Ma ecco a voi tutti i segni di eccessiva serietà che hanno colpito noi del MacGuffin.
Siamo a Hollywood?

La mia esperienza al RIIFF parte un’oretta prima dell’inizio del festival. Il sottoscritto si reca in loco per tastare la situazione al cinema locale, dove passò molti dei suoi sabati pomeriggi di scuola media e recentemente molte altre fasce orarie della settimana. In tutta risposta ricevo un PASS STAMPA serissimo di cui allego l’immagine. Già da lì capisco che qua le cose si fanno di un certo peso. Ringrazio moltissimo me stesso per essermi messo la camicia buona.
Tutto il cinema infatti è arredato a festa, con il simbolo della manifestazione che campeggia ovunque su sfondo bianco. Il pavimento di ingresso è di un rosso vermiglio. “Ma siamo in Liguria sul serio?”.
Ri-esco dal cinema per impegni extrafestival e rientro con, ahimè, cinque minuti di ritardo. Trafelato trovo parcheggio e mi infilo frettolosamente e disperatamente. Mi dimentico ancora una volta che qui le cose si fanno come si deve.
Infatti, quando un film festival è fatto come si deve ci sono i VIP.
I VIP, si sa, sono in RITARDO. Tiro un sospiro di sollievo, mi guardo in giro e tiro fuori la mia macchinetta fotografica.
Ore 18.20: cominciano ad arrivare volti conosciuti. Eccoli, ci sono tutti: Marton Csokas (famoso per il ruolo di Celeborn ne Il Signore degli Anelli e Nicolai in The Equalizer), Gianni Quaranta (Scenografo premio oscar per Camera con vista), David Franzoni (Sceneggiatore de… udite, udite.. Il gladiatore) e poi Marta Perego, Valentina Lodovini, Alessandra Mastronardi, Linda Caridi, Giampiero Judica, Marta Gastini e Sergio Muniz.
E io?
I VIPPESE si destreggiano fra decine di fotografi e personaggi che si avvicinano sorridenti. Io ricevo spallate da tutte le parti e cerco di strappare qualche fotografia. Rifletto se sia il caso che aggredisca di domande Marton Csokas e Alessandra Mastronardi, o se sia meglio aspettare occasioni propizie. NON ARRIVERANNO.
Il mio pensiero primario è uno specifico: chissà che pensa la gente che vede me. Sembrerò un goffo “giornalista” che sta lì impalato a guardarsi in giro o solo un idiota?
Strappo qualche foto di cose e persone, poi mi piazzo in sala e osservo la varietà di personaggi attorno a me. Sempre con la stessa espressione sardonica me ne sto a lato, cercando di capire come muovermi.
Ormai è ufficiale. Quello che credevo essere una sorta di rimpatriata tra amici con pane e salame e qualche ospite vincitore di premio Oscar si rivela essere una roba pazzesca, organizzata come un festival di Los Angeles… sempre con qualche ospite vincitore di premio Oscar.
Mi accomodo a sedere e mi organizzo per scrivere al buio in qualche modo durante la presentazione e la prima proiezione. Decido che appoggiare il cellulare al ventre a mo’ di torcia è la soluzione migliore.
Presentazione e prima proiezione.
Sale sul palco Alessandra Mastronardi. Io mi soffermo sul suo outfit e su quanto è bella. Lei ribatte colpo su colpo i miei sguardi attoniti, dicendo come questo festival sia l’inizio di un grande sogno. Una manifestazione che darà la possibilità ai migliori giovani di dare visibilità alle loro opere.
Sale quindi sul palco Stefano Gallini-Durante che ribadisce gli stessi concetti espressi nel corso dell’intervista già concessaci. Spazio anche a un riferimento al ministro Poletti che a suo tempo non ha sponsorizzato gli italiani all’estero che, come Gallini-Durante, stanno invece dando il loro contributo al paese.
Un altra “frecciatina” è rivolta al pubblico, chiamato a impegnarsi per dare il proprio supporto alla crescita e alla cultura dell’Italia. Una manifestazione come questa, secondo l’organizzatore, ne è un esempio concreto.
E effettivamente bella è bella.
Infine grosso pot-pourri di personaggi della politica locale che hanno promosso la riuscita di questo festival dal sapore internazionale.
I film e gli eventi.
La serata lascia spazio alla proiezione del primo film in concorso: Appena apro gli occhi.
Una pellicola sensibilissima ambientata in piena primavera araba. Una ragazza tunisina, la sua voglia di cantare e la sua impossibilità di esprimersi in quanto donna e in quanto non in linea con il governo di Ben Ali. Se anche i film in concorso sono di qualità non so più cosa criticare.
Ripeto, qua le cose sono di una serietà imbarazzante. Film stupendo. 4 stelle su 5.
Segue il congedo degli organizzatori con cui si chiude la prima serata.
Non manca ovviamente un quarto d’ora buono da parte mia a gironzolare all’ingresso del cinema cercando di destreggiarsi. Inutilmente. Solo a un certo punto mi rendo conto che devo darmi una svegliata e sfodero tutto il mio “charme” per intrappolare Franzoni e chiedergli un’intervista che potrete leggere su queste pagine a breve.
Andandomene quatto quatto dal cinema concludo la mia prima giornata al RIIFF.
Le giornate proseguono tra le doppie proiezioni dei film in concorso.
Io me le godo quanto possibile, tra impegni e lavoro. Tra gli altri segnalo particolarmente, oltre alla pellicola di apertura, Baden Baden (mi sono innamorato della protagonista) di Rachel Lang e È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, già celebrato da noi qui. Tutti i film che ho potuto vedere erano di qualità eccelsa. Quasi tutti peraltro supportati da incontri e talk con registi, produttori e attori.
Il mio personale plauso va all’organizzazione delle manifestazioni collaterali, in particolare i workshop. Impostati come una sorta di Ted Talk e muniti di traduzione simultanea e rinfresco (evviva) in una cornice per una volta non solo bella dal punto naturalistico. La sala è piena, nonostante il costo degli eventi. Altro che Liguria bella ma senza i liguri – semicit.
I saluti.
Una manifestazione che si rivela un successo dunque. Grandi ospiti, che portano esperienza e cultura senza fare i fenomeni da baraccone. Grandi film, senza scegliere il titolone per attirare, ma la qualità per formare un giudizio critico. Grande organizzazione, niente raffazzonate all’italiana. Permettetemi il francesismo: una figata unica!
Tutto fa trapelare che questo non sarà l’ultimo anno e che la manifestazione non possa che crescere.
Il prossimo anno però magari stiro la cravatta buona, compro una torcia da appendere in testa e soprattutto mi metto le penne nel taschino ed evito di portarmi l’astuccio di Snoopy.
Un grande ringraziamento a Stefano Gallini-Durante e Vito D’0nghia per la grande disponibilità e accoglienza.