Film

Fairytale: anche l’Italia fa buoni horror

Non so voi, ma a me capita spesso di ascoltare pareri del tutto negativi sul cinema italiano. Il pompaggio pubblicitario di talenti di sta cippa come Zalone o I Soliti Idioti e il fiorire di film diciamo opinabili hanno preparato il terreno alla nascita di molti esemplari di Cinefilo Schifato A Prescindere. A queste persone non posso dare torto, io stessa mi sono trovata nella situazione in cui ero circondata da sale PIENE di Zaloni e per vedere un film decente dovevo spostarmi a quaranta minuti da dove abito.

Tuttavia alla lunga anche i commenti snob dei Cinefili Schifati stancano. Il doppiaggio italiano è sempre penoso, non siamo più capaci di creare film decenti, dopo Argento l’horror è morto e i neri hanno il ritmo nel sangue.

Questo però non è del tutto vero. Ok, spesso partoriamo film quantomeno imbarazzanti, ma a guardare con attenzione si scoprono dei piccoli gioiellini del tutto inaspettati.

Pochi mesi fa, mentre cazzeggiavo su YouTube riflettevo sull’universo, mi sono imbattuta in un film horror di produzione italiana. Tale film è Fairytale (uscito anche col titolo The Haunting of Helena) di Ascanio Malgarini e Christian Bisceglia.

fairytale horror italiano ascanio malgarini

Qualche piccola nota tecnica: a suo tempo Rai Cinema e One More Pictures decisero di produrre una decina di film per il web e di farli passare per Rai Cinema Channel. Il primo di questi dieci era appunto Fairytale. All’origine era solo un cortometraggio che doveva fungere da puntata pilota per una serie televisiva, ma poi non se ne fece niente.

Invece nel 2012 è nato questo lungometraggio a basso costo, uscito nei cinema solo in Usa, Turchia e Messico, ma non in Italia (merdine), con attori sconosciuti e ambienti che ci sono più che familiari.

FAIRYTALE: NON APRITE QUELL’ARMADIO

Siamo a Latina, infatti, ma sembra di stare in un acquario. C’è una luce livida, fredda, malsana. La giovane Sophia, appena divorziata, si trasferisce in un condominio dell’epoca fascista insieme alla figlia Helena. La piccola perde il suo primo dentino da latte e la mamma le racconta la favola della fatina dei denti. Le cose cominciano a complicarsi quando Helena comincia ad essere ossessionata dalla figura di questa fata che diventa sempre più oscura e inquietante, e comincia a sentire un certo qual casino dall’interno dell’armadio in fondo al corridoio. Ora, noi sappiamo che il genere horror pesca a piene mani nelle storie per l’infanzia (e te credo, i Grimm erano due bastardi), tuttavia questo film è un discorso a parte. Scordatevi, quindi, i jumpscare prevedibili di Boogeyman o un Cappuccetto Rosso trash, qui la storia della fatina dei denti è il “là” che dà vita a una serie di percorsi horror imprevedibili e angoscianti, fino a un colpo di scena veramente di tutto rispetto. Occhio che da qui partono gli spoiler!

ORCHI, FATE E ATTESE INQUIETANTI

L’attesa del mostro è peggio del mostro stesso. Capitan Ovvio ne abbiamo? Però è vero, un horror che ti tiene sulle spine senza svelare troppo e centellinando gli indizi è ottimo, ma raro. La maggior parte degli horror giocano sicuro con salti sulla poltrona e un po’ di sangue a giro. Con Fairytale abbiamo un giallo da cronaca di provincia dove gli indizi cambiano di continuo e l’ambiguità la fa da padrone. Nell’appartamento di Sophia, verso gli anni ’30, era stata uccisa una donna. Il marito le aveva estirpato i denti per punirla di aver guardato un altro uomo. Facciamo quindi un bel salto indietro e torniamo a un momento buio della nostra storia, un periodo dove le donne venivano punite per uno sguardo di troppo e i lupi sbranavano le persone nelle campagne. Per buona parte del film, seguendo Sophia nelle indagini (perché cambiare casa era troppo mainstream) ci troviamo in uno stato di incertezza completa. Il fantasma della donna uccisa fa poco a poco la sua entrata in scena, è spaventosa, ma forse ha solo bisogno di aiuto. Una donna punita dal marito per uno sguardo, una vittima della società patriarcale ammazzata e rinchiusa in un armadio… non possiamo fare a meno di simpatizzare un poco per questa povera donna.

fairytale horror italiano ascanio malgarini

La cosa sarebbe commovente, se non fosse che Sophie riesce a parlare a un bizzarro vicino di casa con una strana storia da raccontare: quand’era bambino Latina era rimasta sconvolta a causa di un lupo che mangiava i bambini. Girando per le campagne, il bambino si era trovato davanti la donna dell’appartamento che aveva attaccato e sbranato un ragazzino. Sophia scopre allora che il marito della donna l’aveva uccisa per impedirle di uccidere altri innocenti.

Carramba che sorpresa! Ovvio che la morale del film sia che se becchi un fantasma te devi levà e non provare a farlo star meglio.

fairytale horror italiano ascanio malgarini
                                       Gli horror e la regola fondamentale

Che poi… no, pensavo… ma se voleva fermare la moglie sociopatica non poteva tirarle un colpo di pistola e basta? No vabbè, meglio così, se no il film non decollava.

PERCHÉ FAIRYTALE METTE L’ANSIA

Credo che uno dei punti forti di Fairytale sia proprio il gioco di ambiguità che caratterizza la trama. La tentazione di parteggiare per il fantasma in camicia da notte è naturale, ma del tutto fuorviante. Siamo portati culturalmente a pensare che gli orchi siano sempre maschi, e la sorpresa quando scopriamo che la bella donna elegante del film era in realtà una pura incarnazione del male è grande. A questo si aggiunge un’atmosfera curata nei minimi particolari: palazzoni e ospedali di estetica fascista, squadrati e lugubri; la luce livida, il ritmo lento, l’assenza di musica. La scena in cui incontriamo il fantasma è inquietante come poche, la vediamo avanzare verso di noi nel corridoio dell’appartamento con tutta la calma di questo mondo. Inutile che scappi, tanto te prendo. A questo aggiungiamo l’ottima presenza di Harriet Mac Masters, Susanna Cornacchia nei panni dello stronzissimo fantasma, Giuliano Montaldo e, orcavacca, il Megadirettore Galattico di Fantozzi , Paolo Paoloni.

Orbene, se avete voglia di riconciliarvi con la nostra santissima Patria e volete un po’ di strizza, guardatevi questo piccolo gioiello di nicchia.

Michela Mellina

Nasce nel 1990 in mezzo ai colli toscani dove impara la dura legge della provincia. Coltiva la sua passione per i libri,il cinema,il disegno e la misantropia. Le piace confrontarsi con persone disagiate almeno quanto lei.
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