
La signora ammazzatutti: come far fuori il vicino, diventare una star e vivere felici
“Abbiamo tutti un paio di persone che vorremmo uccidere, no?”. È quanto dichiara una spettatrice durante il processo che vede coinvolta La signora ammazzatutti, e che ben riassume il pensiero di John Waters su America, convenzioni sociali e casalinghe disperate. Oltre a ciò che ci fa definitivamente innamorare di Beverly, mamma e moglie biondissima e perfetta ma con dei metodi educativi, ahem, poco ortodossi.
Ma andiamo con ordine: siamo, indovinate un po’, nella solita cittadina di provincia americana, dove la vita scorre tranquilla, i prati delle villette a schiera sono tagliati con il righello e l’evento di maggior rilevanza sociale è l’annuale mercatino delle pulci. È in questo contesto che si muove Beverly, una Kathleen Turner divertita e parecchio sopra le righe: che si veste solo in colori pastello, porta scarpe basse e trascorre i pomeriggi fra giardinaggio e tè con le amiche. Ah, e che nel tempo libero si diletta a far impazzire la vicina di casa con telefonate di dubbio gusto. E fin qui la cosa sarebbe ancora accettabile – in fondo, uno scherzo telefonico ogni tanto lo abbiamo fatto tutti –, ma la bella casalinga va oltre: chi non la pensa come lei, rumina chewing-gum o intende spezzare il cuore della figlia deve essere eliminato. Ecco quindi che Baltimora, questo il luogo dell’azione oltre che la città natale di John Waters, viene scossa da una cronaca nera da brividi: ragazzini trafitti con spadoni medievali, professori spiaccicati a colpi di sgommate, addirittura una vicina massacrata con un cosciotto di pollo.
Naturalmente la polizia non ci mette molto a scoprire l’autrice di simili efferatezze, però proprio qui sta il bello: perché tutta la città, anzi tutta la nazione lo sa, è incredula, spaventata, certo, ma anche ammirata. Passiamo la maggior parte della giornata a lamentarci del prossimo, ma mai nessuno fa nulla per cambiare la situazione. Il metodo de La signora ammazzatutti sarà forse un po’ drastico, ma bisogna dare atto a Beverly che è efficacissimo. Aggiungiamo che la signora in questione è pure discretamente fascinosa, e il gioco è fatto.
È il 1994 quando John Waters gira questo film: si è ormai lasciato alle spalle la scena più underground e alternativa, ma non intende rinunciare a un po’ di sano trash e cinismo; ingredienti, questi, che gli permetteranno pure di presentarsi fuori concorso al 47° Festival di Cannes. Nell’America dei barbecue, un ragazzo che viene incendiato sul palco di un concerto è preso per un effetto speciale; in un paese ossessionato dal peso e dall’estetica, una figlia un po’ cicciottella (Ricki Lake) diventa un aggeggio da proteggere; in un quartiere puritano e bigotto, tuo figlio (Matthew Lillard) può ammazzarsi di porno tutto il giorno, basta che alla domenica si presenti in chiesa accompagnato da papà (Sam Waterson) e mammà – e poco importa se questa ha come hobby principale pugnalare la gente.
Disincantato e ironico, Waters punta il dito contro lo star system di cui egli stesso fa parte, mostrando come con il tailleur giusto e il trucco adeguato anche la serial killer più turpe può diventare un idolo delle folle. Dal canto suo, Kathleen Turner gigioneggia e rende gli sfoghi del suo personaggio liberatori per tutti noi: perché diciamocelo, chi non ha mai fantasticato di passare una mezz’ora nei panni di La signora ammazzatutti?