È di pochi giorni fa la notizia dell’uscita del primo trailer di Isle of Dogs, l’ultimo film del nostro amato Wes Anderson, e naturalmente una fissata delle simmetrie e dei colori pastello come me non poteva non buttarcisi a pesce.
L’alone di mistero che avvolge l’ultima fatica del regista texano è ancora fitto, ma almeno finalmente scopriamo qualcosina: per esempio, che le vicende saranno ambientate tra vent’anni, ché ormai la distopia va di moda, in Giappone. Per la precisione, che il Giappone sarà in ginocchio a causa della sovrappopolazione canina: cosa che per chiunque di noi sarebbe un problema pucciosissimo e bellissimo, ma non per il feroce dittatore dell’arcipelago, che decide di spedire tutti i nostri amici a quattro zampe in una sorta di isola-discarica per contenere l’emergenza.
Peccato solo che tra i deportati finisca anche Spot, il fidato compagno del figlio del cattivone; va da sé che il ragazzo si catapulterà sull’isola, farà amicizia con gli inquilini e non si darà pace finché non avrà ritrovato il suo amico.
Dai pochi minuti messici a disposizione, Isle of Dogs è, beh, Wes Anderson: o lo si ama o lo si odia, e il sentimento non può cambiare, perché riesce sempre ad essere uguale a se stesso. Simmetrie e colori pastello, dicevamo, ma anche cattivi che sembrano caricature, personaggi adorabili e con l’aria lievemente depressa – la ragazza con una testa di ricci biondi e un principio di varicella non può non ricordare, per joie de vivre, Margot Tenenbaum – desideri di libertà e sorrisi amari.
E ovviamente il cast: perché se è vero che Isle of Dogs è girato in stop motion, quasi dieci anni dopo il meraviglioso Fantastic Mr. Fox, i doppiatori rimangono gli attori-feticcio di Anderson: Bill Murray, ça va sans dire, Tilda Swinton, Frances McDormand, ma anche Harvey Keitel, Edward Norton, Bryan Cranston e Scarlett Johanson.
Ultima chicca: pare che Wes Anderson abbia citato nientepopodimenoché Akira Kurosawa come fonte di ispirazione.
Negli Stati Uniti l’uscita di Isle of Dogs è prevista per il 23 marzo 2018. Indovinate? In Italia ancora non è dato saperlo. A questo punto, due sono le possibilità: sfruttare la coincidenza del mio compleanno e farmi portare al cinema a New York, oppure infilarmi in qualche sala d’essai da cinque posti e sperare di vedermelo in tempi ragionevoli. Perché a prima vista sembra proprio che il nostro Wes non ci abbia deluso, nemmeno questa volta.