Sì, avete capito bene. Fate un respiro profondo. Molto profondo. Perché qui si rischia la lacrima facile. Cioè, io non la rischio, per me è assolutamente certa. Scrubs è una delle prime serie televisive che ho guardato, e rappresenta per me tantissimo, perché ha accompagnato molti anni della mia vita. Lo ha fatto quando ancora non si potevano registrare i programmi con Sky, o quando lo streaming su internet non era così diffuso. Quindi era l’appuntamento fisso su MTV (martedì o mercoledì, ma potrei sbagliarmi) che non si poteva mancare, perché quelle due puntate di fila erano uno dei momenti migliori della settimana.
Ora, non voglio fare un’esegesi della serie (prima o poi sì però, promesso), perché ho bisogno di omaggiarla nel suo aspetto più nascosto, quello che appariva solo ogni tanto, coperto dalle risate e dalle follie, dai voli pindarici e dal cinismo a tratti estremo. Quello che mi fa emozionare ancora adesso, nonostante tutti gli anni trascorsi, e nonostante io conosca a memoria praticamente ogni puntata. Scrubs ha infatti questa caratteristica terribilmente bella: passa dal farti venire le lacrime dal ridere a farti venire solo le lacrime. Così, in un soffio, con un cambio di scena molto spesso inaspettato che ti frantuma il cuore e ti costringe a ballare sopra i pezzi.
Perciò che dite? Cominciamo? Io vi ho avvertiti, continuate a vostro rischio e pericolo.
Dato che sono un bastardo, direi di andare in ordine inverso, sia dal punto di vista cronologico che della mia personale classifica di tristezza. Così vi beccate il peggio per ultimo e piangete con me.
3 – LA MORTE DI LAVERNE
Ok, sono psicologicamente pronto per cominciare. Sesta stagione di Scrubs, dove per rincarare la dose si divide la vicenda in due puntate (Il mio nessun buon motivo e Il mio lungo addio). Questa è una di quelle occasioni dove non ci si aspetta la tragedia, o almeno non una così grande. Io ci ritornerò alla fine, però state attenti perché in questa classifica c’è sempre una costante. La prima delle due puntate vede uno scontro esistenziale tra la stessa Laverne e il Dr. Cox, scontro che si protrae per tutto l’episodio, ricordando quanto i due mondi siano distanti. Religiosa e fedele ad un’entità superiore lei, cinico e disincantato lui. Il tema è proprio la motivazione per cui accadono le cose, che secondo Laverne è sempre presente, facendo tutto parte di un disegno più ampio. Cox è ovviamente contrario, e cerca in tutti i modi di convincere l’infermiera della sua idea, senza risparmiare colpi bassi, com’è nel suo stile.
Laverne: “Tutte le cose cooperano al bene” – Romani 8.28
Cox: “Baggianate” – Perry Cox, il libro te lo do appena me lo pubblicano
Ma alla fine si vede costretto ad accettare la fede di lei, chiedendole scusa per aver tentato di minarla, e vedendola pura e semplice, un modo per arginare e combattere tutto il dolore che lavorare in un ospedale comporta.
Ma non c’è bisogno di spiegarlo, la vita purtroppo è molto più simile all’idea di Cox, e infierisce spesso e volentieri quando non dovrebbe. Soprattutto se hai appena instaurato un rapporto migliore con una collega di sempre, che ti ha fatto capire qualcosa in più sulla differenza di visioni del mondo. Proprio in quel momento la vita ti ricorda che nella maggior parte dei casi hai ragione tu, che non c’è un disegno, soltanto una straziante casualità che non guarda in faccia a nessuno.
Il volto di Cox mentre comprende che Laverne è in coma, dopo un incidente d’auto, non lascia spazio a dubbi. Poi tocca a Carla accettare che la sua amica sta per morire, e come lei tutti gli altri personaggi della serie (bellissima e inaspettata la confessione di Kelso). Per lei forse valgono più le sue parole che le mie, quindi vi lascio proprio con quelle:
Non sono affatto sicura di essere pronta; sarà così strano non averti più li al mio fianco tutti i giorni; a prendere in giro i dottori, a parlare continuamente di Gesù. Cavolo spero che esista o ti incavolerai. Ti ricordi il mio primo giorno, quando quel paziente mi si buttò addosso sanguinando? Io ero così scioccata che non riuscivo a muovermi; ma tu sei stata al mio fianco e mi hai guidata passo dopo passo, e poi hai fatto la più sensazionale delle cose: mi hai fatto ridere. Negli ultimi quindici anni sei stata il mio modello, ma soprattutto sei stata mia amica. Non so che cos’altro dire se non che mi mancherai davvero tantissimo. Addio.
2 – IL CROLLO EMOTIVO DEL DR. COX
Assorbita la prima botta? Bene, via con la seconda. Qui si ripete una costante nei film e nelle serie tv: accompagnare la tragedia con la musica. In questo caso gli sceneggiatori hanno scelto How to save a life dei The Fray, che tutti ben conosciamo. Se volete farvi male (più di quanto non stia facendo io), fatela partire mentre leggete. Dai, due lacrimoni non guastano ogni tanto. A meno che non siate bestie senza cuore.
Comunque, puntata 20 della quinta stagione (Il mio pranzo). Cox ha in cura tre pazienti che hanno bisogno di un trapianto, due anziani e uno suo coetaneo e amico (a cui serve solo un rene). Arriva incredibilmente una donna morta suicida (Jill, già curata dai due dottori in passato), che risulta essere donatrice. Per non perdere tempo, visto che i due anziani non ne avevano, Cox decide di effettuare subito l’operazione, riuscendo a dare una chance a tutti.
Peccato che la causa del decesso di Jill non fosse suicidio, ma rabbia.
Da quel momento in poi è un precipitare all’inferno senza paracadute. Prima muore la donna anziana, poi l’uomo. J.D. dice al suo mentore che al posto suo avrebbe fatto la stessa cosa, e Cox dimostra quanto tenga all’opinione del suo pupillo, nonostante tutto. Ma, come ho già detto, alla vita piace prenderti a calci quando sei già agonizzante a terra. Quindi anche Dave, l’amico di Cox, muore mentre lui tenta di rianimarlo.
La puntata si chiude con una delle conversazioni più belle e toccanti di Scrubs, dove il mito del Dr. Cox crolla davanti a J.D., perché c’era un limite anche per lui, e raggiungerlo significava lasciarsi cadere nell’oblio della disperazione, una spirale dalla quale non si può uscire da soli. Questo è ciò che i due si dicono mentre Cox lascia l’ospedale.
Cox: Lui… non stava per morire, vero pivello? Poteva aspettare ancora un mese.
J.D.: Dove vai? Il tuo turno non è finito. Ehi! Ricordi quello che mi hai detto? Se inizi a sentirti in colpa per la morte delle persone, non torni più indietro.
Cox: Sì. Hai ragione.
1 – LA MORTE DI BEN
Dai, siamo alla fine (cioè alla terza stagione), fate un ultimo sforzo. Ora esco allo scoperto: questa è la mia puntata preferita di Scrubs. Preferita nel senso che la reputo la migliore, ha tutto, ed è scritta tremendamente bene. Mortacci loro. Soprattutto perché questa serie ha la capacità di rendere indimenticabili anche i personaggi che appaiono solo per qualche episodio. Uno di questi è proprio Ben, il fratello di Jordan, nonché miglior amico di Cox. Malato di leucemia, torna all’ospedale per il primo compleanno di Jack. Tutta la puntata è il solito susseguirsi di complicità fra i due (il finto bacio, gli scherzi a J.D.), senza contare il fatto che Ben è una delle poche persone che Cox ascolta, anzi, una delle poche persone che hanno il coraggio di dirgli la verità, anche se fa male.
Poi c’è lo stacco, il salto in avanti di due giorni. E arriva quel momento inaspettatamente brutale, come una mano ghiacciata che ti rovista nell’anima. Per un istante senti che è lì, ma non ci vuoi credere, non puoi. Invece basta poco: Winter di Joshua Radin che inizia ad insinuarsi in sottofondo, uno stacco, un dolce movimento di macchina, e quel “dove crede che siamo?” pronunciato da J.D. con semplice rassegnazione.
E Cox non può fare altro che accettare la realtà dei fatti: non è al compleanno di suo figlio, ma al funerale di Ben. La malattia ha vinto, come troppo spesso succede. Cox ha provato ad aggrapparsi al ricordo del suo migliore amico ancora un po’, ma la vita non fa sconti, bisogna lasciar andare. Anche se fa insensatamente male.
Bene, avete trovato la costante? Non può che essere lui: Percival Ulysses Cox. Forse il personaggio migliore di Scrubs, uno dei più sfaccettati e completi, capace delle cattiverie più gratuite e delle emozioni più profonde. Solo lui poteva rendere davvero struggenti questi tre istanti, perché se anche Cox (questo good-bad guy con il camice), arriva a manifestare le lacrime, significa che possiamo farlo anche noi, persino lui ci ha dato il permesso. E, in fin dei conti, capisce che non può farcela da solo, che ha bisogno di tutte quelle persone per andare avanti, nonostante i continui tentativi di alienarle e di rifugiarsi nella sua fortezza della solitudine mentale.
Forse gli serviva solo un semplice J.D. per capirlo.
Ora scusate, ma vado ad asciugarmi gli occhi.
Vi piace Scrubs? Fate un salto su Citazioni di Scrubs, Immagini di Scrubs e Scrubsissimo!
Già che ci siete fate un salto su Serie tv, la nostra droga e Serie tv News!