Film

300 – Le guerre persiane, ma tamarre

Il regista tamarro

Conoscete tutti Zack Snyder? È un regista e produttore noto per l’elevato tasso di tamarraggine presente nei suoi lavori. Robe tipo alieni che si schiantano dentro i grattacieli e mostri enormi in CGI che spaccano in due le città. E 300, ovviamente. Sì, 300 è un po’ l’apoteosi della tamaraggine. A partire dalla famosa scena del messaggero persiano. Quello spinto giù in quel pozzo senza fondo dal cazzutissimo (e tamarrissimo) Leonida. Sì, abbiate pazienza, userò parecchio la parola “tamarro” e derivati.

Ma non vi voglio parlare solo della tamarraggine. Scrivere una recensione di 300 mi dà l’occasione di sproloquiare sulle guerre persiane. Ho studiato storia all’università, non posso proprio risparmiarvi un inevitabile pippone.

Leonida si sgranchisce le gambe prima di partire con i 300.

L’INEVITABILE PIPPONE STORICO PARTE I

All’alba del V secolo a.C., le città greche dell’Asia Minore ebbero la brillante idea di ribellarsi al giogo del sovrano achemenide Dario I. A tale fine, invocarono l’aiuto delle poleis della madrepatria. Solo Atene ed Eretria risposero all’appello, inviando alcune navi. Dario I non prese affatto bene questa facenda del soccorso agli insorti e decise di punire le due città colpevoli. Nel frattempo, avrebbe consolidato la sua presa sulla Grecia, dove già contava alleati e staterelli vassalli. Durante la I guerra persiana, Dario centrò quasi tutti i suo obiettivi, tranne il principale. La decisiva sconfitta di Maratona lo indusse a tornare a casa senza ottenere una punizione esemplare per quelle sciocchine di Atene ed Eretria.

Ciò nonostante, il ghiribizzo di tornare in Grecia e fare le cose per bene non gli passò mai. Per sua sfortuna, tra una cosa e l’altra, non ebbe occasione di riprovare, tirò le cuoia prima. Il gravoso compito passò al figlio e successore Serse I, che fu ben lieto di procedere. Iniziava la II guerra persiana, quella che riguarda direttamente 300.

L’INEVITABILE PIPPONE STORICO PARTE II

I greci decisero per la prima volta nella loro storia di formare un’alleanza e un piano comune per fronteggiare la nuova invasione. Si decise che l’esercito di terra, il cui nerbo era spartano, avrebbe dovuto tenere il passo delle Termopili, per impedire ai persiani di dilagare in Attica, mentre la flotta ateniese avrebbe difeso capo Artemisio per impedire l’aggiramento da parte delle forze navali achemenidi. Il problema era che a Sparta erano in corso le Carnee. Durante questa festa, era proibito marciare in armi. Solo a re Leonida e alla sua guardia personale, composta da 300 uomini, fu concesso di partire. Il piccolo contingente raccolse alcuni alleati di altre poleis lungo il percorso per le Termopili e, drammaticamente in sottonumero, si accinse alla difesa.

Il passo concedeva ai greci un notevole vantaggio strategico. La strada che vi transitava era strettissima. Le soverchianti forze persiane si sarebbero imbottigliate all’ingresso e il loro vantaggio numerico si sarebbe annullato. Per questo motivo il manipolo riuscì ad opporre un’eroica resistenza, stroncata solo dal tradimento del pastore Efialte, che rivelò ai persiani l’esistenza di un sentiero che consentiva l’aggiramento delle forze elleniche. La battaglia si risolse così in una sconfitta per i greci.

TAMARREIDE IN SALSA LACEDEMONE

300 racconta la battaglia delle Termopili in maniera piuttosto accurata storicamente. In tutto, tranne che nelle scene di combattimento vero e proprio. Qui si perde ogni velleità di verosimiglianza a favore di un susseguirsi di scene veramente sopra le righe. È un modo un po’ blando di descrivere l’esibizione pseudo-circense cui assistiamo, ma non me ne viene in mente uno più forte. Se doveste trovarlo, sappiate che va bene per descrivere 300. Uccisioni al rallentatore in stile Matrix, improbabili sortite solitarie 1 vs 20, granate esplosive (!), nemici persiani che sono sinistramente simili a mostri. Ce n’è per tutti i gusti, basta che la battaglia diventi più casinara possibile.

Questa scelta ha fatto storcere il naso a molti. In effetti, ammetto che può non piacere, è comprensibile. È tutto davvero eccessivo. Non voglio farvi piacere le Termopili tamarre a tutti i costi. Però voglio almeno provare a convincervi che ci sono motivi plausibili che giustificano Snyder.

Prima di tutto la tendenza americana a spettacolarizzare tutto. 300 non è né la prima né l’ultima americanata di questo mondo. In secondo luogo, ci vuole talento e coraggio per fare un film storico di qualità, che non faccia addormentare dopo 10 minuti. L’aggiunta di sequenze sopra le righe è un comodo espediente per intrattenere anche in caso di scivoloni. In terzo luogo, il film si ispira a una graphic novel di Frank Miller. È normale si conceda alcune libertà, come già se le era concesse il fumetto. In ultimo, considerate che la nostra fonte di base per le guerre persiane è Erodoto. Uno che già di suo era portato a farsi prendere un po’ la mano. Per dirvi, secondo lui gli assaltanti persiani alle Termopili erano quasi 2 milioni. Erodoto, piantala di far colazione con l’orzo!

Il sobrio Serse, secondo 300.
Il sobrio Serse, secondo 300.

IL VALORE SIMBOLICO DELLE TERMOPILI

Alle Termopili i greci furono sconfitti. Non solo, i persiani ottennero un vantaggio importante con quella vittoria. Atene, evacuata, era rimasta senza difese, alla mercé di Serse. Solo alcune vittorie insperate e, probabilmente, diversi errori strategici persiani consentirono alle poleis alleate di ribaltare l’esito della guerra. Eppure, le Termopili assunsero da subito un importante significato simbolico. Furono innalzate a emblema di libertà, di lotta contro l’oppressione, di rifiuto di sottomissione a un sedicente re-dio straniero. I caduti delle Termopili sono stati celebrati come eroi “nazionali” dai greci. Anche secoli dopo i fatti e secoli prima della reale unificazione nazionale.

A prescindere da ogni considerazione sull’opportunità del registro tamarro di 300, il film fa un eccellente lavoro nel trasmettere cosa furono le Termopili per la Grecia. A livello morale, psicologico, simbolico. L’apoteosi di tale lavoro è rappresentata dal discorso finale a Platea, da parte dell’unico guerriero sopravvissuto al tradimento di Efialte. Un discorso fittizio, ma che condensa in parole incisive e commoventi il vero valore di una sconfitta che nelle menti degli uomini è valsa per molto tempo quanto una vittoria.

Non sto a dirvi se vi consiglio 300 o meno. È un film popolarissimo di 9 anni fa. Tutti lo conoscono e si sono fatti una loro idea. Ho scritto la recensione perché, onestamente, non vedevo l’ora di trovare un pretesto per parlare un po’ di storia su TheMacguffin. Spero comunque di avervi dato qualche elemento in più per comprendere il film, caso mai non conosceste bene il contesto e di avervi fatto notare qualche punto di forza che, magari, avevate trascurato.

Mattia Carrea

Nato nel 1988, passa buona parte dei suoi 28 anni a seguire le più grandi nerdate mai prodotte nella storia del cinema e della televisione. Difficilmente scriverà di grandi film d'autore, siete avvisati!
Back to top button