Film

The Foreigner, mai fare arrabbiare il cinese sbagliato

Le piccole sorprese che riserva Netflix.

Credo che tutti abbiate presente quella sensazione di vuoto quando si scrolla il menù principale cercando senza successo un film che centri perfettamente il mood della serata. Ecco, qualche sera fa, perso tra le montagne di titoli già visti e documentari complottisti sui latticini che ci fanno diventare rettiliani, scorgo The Foreigner. Film del quale ricordavo un trailer, in cui un incupito Jackie Chan (Quan, vecchio ristoratore vietnamita) si fa strada a seggiolate sulla gengive tra terroristi dell’IRA. Curiosando, scopro che è diretto da Martin Campbell, già regista degli ottimi Casino Royale e Goldeneye e di un classico della mia infanzia: La maschera di Zorro (anche del non proprio memorabile Lanterna Verde suo malgrado). Già invogliato ad intraprenderne la visione, vengo definitivamente convinto una volta notato che il ruolo di antagonista è affidato a Pierce Brosnan.

Il film è un revenge movie coi fiocchi, con uno svolgimento quasi obbligato: al protagonista viene tolto qualcosa a lui caro, si scopre che è molto di più di quello che sembra, parte alla ricerca di legittima vendetta. Per ulteriori informazioni aprire il manuale di Beatrix Kiddo e cercare la sezione John Wick. Intendiamoci, la perdita di una figlia non è lontanamente paragonabile a quella di un cane, The Foreigner infatti ha chiaramente un taglio più drammatico che trova in Jackie Chan un inaspettato interprete. L’attore di Hong Kong è un unicum nel panorama cinematografico odierno. In una linea immaginaria che ha come estremi Buster Keaton e Bruce Lee, Chan si colloca al centro, equidistante tra i due. Grande artista marziale e allo stesso interprete di pellicole colme di gag slapstick degne dei migliori film muti.

Se negli ultimi quindici anni siete stati in possesso di un televisore sintonizzato su Italia Uno è difficile che non conosciate le sue trovate rocambolesche con le quali, tra un cazzotto e l’altro, riesce a tirarsi fuori dalle situazioni più assurde. Una carriera come clown dai calci rotanti che l’anno scorso gli è valsa un Oscar onorario. In The Foreigner, però, il clown non ride più, mena. E lo fa senza aver voglia di scherzare. Campbell fa leva sull’iconicità di Jackie Chan sapendo che nulla mette più tristezza di vedere un pagliaccio piangere e centra il cuore del film: le scene d’azione. Pur non essendo così numerose, le scene in cui si menano le mani sono le più interessanti. Non manca la solita inventiva nelle coreografie di Chan, manca una qualsivoglia traccia di comicità. Il protagonista è vecchio e stanco e così il suo modo di combattere, solitamente siamo abituati a divertirci vedendo l’attore combattere, qui la tragedia vissuta dal protagonista viene raccontata anche attraverso il modo in cui colpisce gli avversari. Il volto gentile ma continuamente inespressivo di Quan trasmette per contrasto la rabbia mista al senso di colpa che vive il personaggio. Avendo imparato a divertirci assieme al clown, negli anni, ora ci è più facile capire il suo dolore.

Per quanto la ricerca di vendetta di Quan percorra una linea retta lungo il film, le vicende dei comprimari si intrecciano, tessendo un piccolo thriller politico tagliato in due dal percorso del protagonista. Il viaggio da cavaliere solitario di Jackie Chan piomba sulla vicenda politica, sparigliando le carte in tavola. Vittima delle conseguenze di un attentato terroristico diventa a sua volta terrorista agendo come una scheggia impazzita all’interno dei piani dell’IRA.

Nell’angolo opposto del ring rispetto a Jackie Chan si trova un Pierce Brosnan in formissima. Politico ignavo rispetto al dramma di Quan, ex componente dell’IRA, non alza mai una mano, attende nel suo cottage in campagna che i suoi scagnozzi (capeggiati da Michael McElhatton, Roose Bolton per gli amici) risolvano la situazione. Tra una smascellata e l’altra e il suo lento rendersi conto che si è messo contro il diavolo, Brosnan libera il suo accento irlandese (guardatelo in lingua originale ovviamente) e non può che far piacere se siete un po’ feticisti degli accenti anglosassoni come me. Immobile e attendista, è un contraltare perfetto per il protagonista, è la casetta dei tre porcellini che deve vedersela col lupo cattivo.

The Foreigner è un piccolo gioiellino di genere che mi piace mettere vicino ad altri prodotti d’azione (di arti marziali più che altro) usciti negli ultimi anni che mi sono particolarmente a cuore. Da John Wick ad Atomica bionda passando per Daredevil. È la dimostrazione dell’attore che è Jackie Chan, al posto di monologhi ispirati usa raffiche di pugni per farti capire cosa passa nella testa del suo personaggio. È la dimostrazione che spesso nel cinema un calcio rotante vale più di mille parole.

Marco Possiedi

Nato alle pendici delle Dolomiti e studente di Psicologia. Appassionato in primo luogo di divani e di conseguenza poi della settima arte, tra un tiro a canestro e un film di Terry Gilliam, passo le mie giornate ad aspettare la lettera di ammissione ad Hogwarts che si sa che i gufi non funzionano più come quelli di una volta.
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