
The Hours: Nicole Kidman, Julianne Moore, Meryl Streep. E Virginia Woolf
Prendete Virginia Woolf. Prendete un Pulitzer, Michael Cunningham poniamo, e fategli scrivere di Virginia Woolf. Prendete Nicole Kidman a impersonarla, Julianne Moore a leggerla e Meryl Streep a pubblicarla, e avrete The Hours.
È il 2002 quando a Stephen Daldry capita fra le mani l’omonimo romanzo del già citato Cunningham; sedotto dal racconto parallelo di tre vite di tre diverse donne, decide di farne un film, che probabilmente sarebbe passato in sordina senza un simile cast. E che invece si prese ben nove nomination all’Oscar e se ne portò a casa uno – Nicole Kidman come migliore attrice protagonista, naturalmente –, oltre a tre Orsi d’Argento a Berlino, uno per ogni ragazza. Ancora non vi siete decisi a vedere The Hours? Ebbene, allora sappiate che narra la storia, anzi le storie, di Virginia Woolf, Clarissa e Laura.
Inghilterra, 1923: una Virginia Woolf già nota ma non ancora celebre comincia a mostrare i primi segni di depressione. Triste, annoiata, a metà fra una piatta campagna inglese e un’altrettanto piatta Londra, trova conforto soltanto nella scrittura di Mrs. Dalloway.
Los Angeles, 1951: Laura è una donna della borghesia americana come tante, intrappolata in un sogno che sembra più un incubo. A nulla valgono le cure di un marito tanto premuroso quanto stucchevole: l’amore, gli amici, la vita sembrano aver perso ogni interesse ai suoi occhi. Per fortuna che ci sono le pagine di Mrs. Dalloway a far scivolare le sue giornate.
New York, 2001: Clarissa è un’affermata editrice lesbica, decisa a pubblicare le poesie di uno scrittore malato di AIDS, suo ex amante e figlio, abbandonato in fasce, di Laura, che era solito soprannominarla Mrs. Dalloway nei momenti più intimi.
The Hours apre una finestra su una giornata, una sola, nella vita di tre donne, tanto diverse per epoca, ceto e aspirazioni, quanto simili per insicurezze, delusioni, rimpianti. Tre esistenze parallele, tutte costellate da figure maschili scialbe o fragili, tutte con la presenza di un’amica, una sorella o una fidanzata che è un’ancora di salvezza, ma non abbastanza robusta per sorreggere tutti i loro dubbi. Ed è un film perfetto: lento ma tutt’altro che noioso, luminoso eppure scurissimo, disperato e algido allo stesso tempo. Proprio come un romanzo di Virginia Woolf.
È superfluo parlare della bravura delle tre protagoniste di The Hours: oltre alla già citata Nicole Kidman, per l’occasione deformata con un naso posticcio, Julianne Moore e Meryl Streep sono magistrali. La prima come casalinga di fronte all’ultima occasione di presunta salvezza, la seconda nel ruolo di donna colta, benestante e terribilmente infelice. E l’incontro fra queste due creature, così distanti e però unite da un figlio-amante, sarà dirompente, e degno della fantasia di una delle migliori scrittrici inglesi del Novecento.
The Hours, insomma, è tutto: eleganza, solitudine, orrore. Ma anche, e soprattutto, speranza: remota, ma necessaria per sopravvivere.