Film

La cena dei cretini: per una serata di cinismo, inconvenienti e risate

Ho deciso di dedicarmi alla visione de La cena dei cretini dopo aver visto l’omonima commedia a teatro, e proprio come a teatro non sono rimasta delusa. E questo nonostante la storia si presti molto di più a un palcoscenico che a una macchina da presa. Sarà perché il regista Francis Veber è un maestro dello humour cinico, sarà perché Parigi è sempre Parigi, sarà perché, ammettiamolo, irridere il prossimo è tanto amorale quanto divertente, fatto sta che questo film del 1998 è un ottimo divertissement per passare la serata.

Proprio come quelli che organizzano Pierre (Thierry Lhermitte) e i suoi amici, tutti frequentatori della buona società: ogni mercoledì sera sono soliti ritrovarsi a casa di qualcuno per una bella cenetta in compagnia. Nulla di strano, direte. Già, se non fosse che ogni partecipante si porta appresso un “cretino”, che poi altro non è che un francese medio, con un lavoro noioso, un po’ ottuso e con hobby discutibili come ce ne sono a bizzeffe. Colui che avrà portato il cretino migliore a fine serata si accaparrerà un premio.

Pierre sembra aver trovato un campione mondiale in tal senso: un certo François Pignon (Jacques Villeret), modesto impiegato del Ministero delle Finanze con la passione di ricreare monumenti con dei fiammiferi; il protagonista perfetto per La cena dei cretini, insomma. Tutto è pronto, ma la schiena di Pierre decide di bloccarsi nel bel mezzo di una partita di golf. Niente panico: quale modo migliore di passare una serata da infermo invitando il cretino prescelto direttamente a casa propria?

La cena dei cretini ci insegna una cosa, che poi è lo stesso principio enunciato da Carlo Maria Cipolla in Allegro ma non troppo: mai sottovalutare la pericolosità degli stupidi. Perché tra mogli inviperite (Alexandra Vandernoot), amanti appiccicose (Catherine Frot), amici ritrovati (Francis Huster) e ispettori inaciditi (Daniel Prévost), cena e vita rischiano di diventare parecchio movimentate.

La cena dei cretini di sicuro non entrerà nell’olimpo del cinema mondiale. Però fa ridere. Eccome se fa ridere. Ed è allo stesso tempo molto parigina e molto di mondo: le stesse dinamiche si possono ritrovare nei salotti buoni di Londra, New York, Milano. E, cosa più importante, nonostante sia un capolavoro di cinismo, non è crudele: se infatti Pignon non può non suscitare un po’ di simpatia, si fa fatica a non immedesimarsi nel povero Pierre, casa formato Louvre a parte. Aggiungete in apertura il mitico Georges Brassens e la sua Le temps ne fait rien à l’affaire, meglio conosciuta con Quand on est con, infilatevi sul divano con qualche amico e avrete la cena perfetta, e senza nemmeno bisogno di cucinare.

Francesca Berneri

Classe 1990, internazionalista di professione e giornalista per passione, si laurea nel 2014 saltellando tra Pavia, Pechino e Bordeaux, dove impara ad affrontare ombre e nebbia, temperature tropicali e acquazzoni improvvisi. Ama l'arte, i viaggi, la letteratura, l'arte e guess what?, il cinema; si diletta di fotografia, e per dirla con Steve McCurry vorrebbe riuscire ad essere "part of the conversation".
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