Ora, non so voi, ma personalmente devo ammettere che tutto quello che riguarda zombie, umani rabbiosi e pandemie planetarie mi esalta parecchio fin da quando lessi il primo, leggendario numero 1 di Dylan Dog, L’Alba dei morti viventi, all’età di circa 9 anni. Ad inizio anni duemila il genere era praticamente estinto. Il primo a riprendere in mano il tema di un’epidemia zombie è stato Danny Boyle con il grandioso 28 giorni dopo del 2002 (nonostante in realtà nel film si parlasse più di umani affetti da rabbia che di zombie veri e propri). Arrivò poi Zack Snyder, che con Dawn of the Dead nel 2004 decise di rifare Zombi del Maestro George A.Romero, buttandola però sull’ignoranza senza frontiere come suo solito. Fu allora che, probabilmente schifato dal lavoro fatto da Snyder sulla sua creatura, tornò in campo LUI, George il Grande, il Magnifico, L’Eterno, scegliete voi l’epiteto che più vi aggrada. Nel 2005 è infatti, finalmente, la volta de La terra dei morti viventi, film con il quale Romero tornò sui suoi amati zombie dopo vent’anni dal suo ultimo lavoro sull’argomento (Il giorno degli zombi). Due anni dopo il buon George decise di insegnare al mondo come si gira davvero un mockumentary dando alla luce l’ottimo Diary of the dead, mentre nel 2009 diresse Survival of the dead, forse l’unico vero passo falso del Maestro, chiudendo, probabilmente in maniera definitiva, la sua epopea zombie iniziata molti anni prima con La notte dei morti viventi e Zombi.
Ma il vero, clamoroso shock mondiale che ha dato il via a quella che si può definire l’era d’oro degli zombie, non lo scopro certo io, è The Walking Dead (2010). La serie tratta dal fantastico fumetto di Robert Kirkman ha letteralmente travolto il mondo, diventando in poco tempo lo show più visto su questo strambo pianeta, mentre il suo fratello minore Fear The Walking Dead ha da poco sbriciolato i record di share degli States. Da allora si è letteralmente perso il conto delle serie tv, dei film, dei fumetti, dei videogiochi a tema “morti che camminano”. Una vera apocalisse zombie che ha travolto qualsiasi mezzo di comunicazione esistente. Roba che dopo un pò uno supplica anche pietà. Ma proprio oggi mi sono imbattuto nel trailer di Pandemic.
Avete mai giocato alla modalità zombie di Call of Duty? Beh, io ci ho buttato sopra svariate migliaia di ore notture, con partite di gruppo di 4 ore che finivano spesso alle 5 del mattino fra le bestemmie collettive e l’umiliazione in pubblica piazza del perdente di turno che aveva decretato la fine della partita. Questo per dire che un film come Pandemic non può che attirarmi solo per la sua esistenza: il film sarà girato completamente mostrando il punto di vista soggettivo dei personaggi, quindi vedrete direttamente gli zombie che vi piombano impazziti sulla faccia. Roba da prendere i mockumentary e usarli per pulirsi le scarpe.
Ok, lo so, nominare Romero in un articolo in cui si parla di una tamarrata dichiarata come quella che sarà al 100% questo Pandemic dovrebbe essere un reato penalmente perseguibile, ma l’importante è capirsi: l’opera di Romero è Storia del Cinema (le maiuscole sono volute, non ho la tastiera rincoglionita), quello di prodotti tipo Pandemic è il classico cinema da pop corn tirati contro il televisore a mò di granata mentre si salta sul divano urlando “Hasta la vista baby”. Divertimento allo stato puro quindi. O almeno si spera, ma almeno è l’animo con il quale bisogna approcciarsi a questo tipo di film. Per la settima arte, si consiglia di guardare altrove.
Insomma tutto sto pippone per dire che, se questo film sarà fatto come si deve, potrà essere il vero guilty pleasure di questo 2016. Non mi interessa se sarà stupido, ignorante, esagerato, eccessivo, irrispettoso nei confronti della logica e della fisica. Voglio solo migliaia di zombi/infetti da tritare in soggettiva con dei caricatori di RPD come se non ci fosse un domani. Per favore, fatemi divertire. Grazie.
P.S. Giusto per dovere di cronaca, due robe sulla trama: il mondo è ormai in ginocchio di fronte ad un virus che ha decimato la popolazione. Mentre l’umanità è ad un passo dall’estinzione, Lauren (Rachel Nichols), medico in cerca di una cura, dopo la caduta di New York si reca a Los Angeles, dove assieme al solito squadrone di cazzutissimi militari si impegnerà a soccorrere coloro che ancora non sono stati infettati dal virus. Ma tanto della trama non è che ci freghi poi molto, giusto?
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