
Hair, il musical che appaga chiunque
Un film, un’epoca
Nel 1979 un’intera generazione si preparava alla visione di Hair, una finestra sulle vicende che scossero l’America un decennio prima. Questo incredibile musical è ormai icona del suo genere. Lo spettatore viene travolto da una trama intensa e ben scandita dalla bellezza delle coreografie e della colonna sonora, perfettamente nello stile del movimento hippie dell’epoca; il tutto immortalato da una fotografia luminosa e nostalgica.
Il cambiamento

Claude, giovane campagnolo, si trasferisce a New York per unirsi alla lotta nel Vietnam e adempiere al suo dovere di cittadino. Qui assiste, come noi, alla prima sferzata di vitalità caratteristica di tutto il film: un gruppo di hippies si esibisce sulle note di Aquarius a Central Park. Questo episodio rappresenta il vero e proprio inizio del musical: dove sia gli spettatori che il protagonista entrano a far parte dello spirito del racconto. Successivamente fa conoscenza con Berger, Jeanne, Hud e Woof, giovani uniti dal desiderio di ribellione nei confronti della guerra e delle imposizioni sociali. Grazie a loro riuscirà a vincere la sua naturale timidezza e cambiare drasticamente il suo punto di vista. Il cambiamento non investe solo il protagonista che, attraverso esperienze esilaranti e anticonformiste, definisce un personale punto di vista; esso è una possibile chiave di lettura di Hair. Infatti ogni personaggio affronta scelte complesse che ne cambiano drasticamente l’immagine nel corso del film.
Un umorismo trascinante
La trama, i personaggi, le musiche eccezionali e indimenticabili. Tutto di questo musical riesce a trovare un posto nel tuo cuore, ma la ciliegina sulla torta, ciò che realmente lo rende un capolavoro completo, è il senso dell’umorismo. Hair si presenta infatti come una vera e propria commedia, dotato di momenti di fresca leggerezza e spigliato humor.

Inoltre la storia affronta con notevole ironia argomenti spinosi e soggetti alla critica sociale, preparando lo spettatore a seguire il film con una certa apertura mentale.
Berger è il centro della comicità di questo film. Caratterizzato anche da tinte drammatiche, questo personaggio, magistralmente interpretato da Treat Williams, è la bomba scatenante ogni possibile spunto comico in Hair. Iconica è la scena in cui arriva a ballare e cantare sulla tavola imbandita di una cena di lusso, per poi essere successivamente sbattuto in prigione con tutto il gruppo. Ciononostante, a parte questi episodi eclatanti, il delirio nasce anche dalle piccole cose, e dai più banali gesti.
Una visione non di parte
Nonostante l’anima di Hair tenda a simpatizzare per il movimento hippie, quest’ultimo viene spesso presentato come pericoloso e incosciente. Emblematica è la sequenza dedicata a Hud: i suoi amici vengono finalmente a conoscenza del suo passato quando, improvvisamente, si presentano la moglie e il figlio abbandonati dal loro amico, in cerca di spiegazioni. Come tutte le scene di grande intensità emotiva, questa è accompagnata dal canto di una donna lasciata, arrabbiata e preoccupata per un figlio ripudiato dal padre. Altra sequenza incredibile è il tragico finale. Berger infatti decide, in un gesto sconsiderato e altruista, di regalare un pomeriggio di svago a Claude, prendendo il suo posto nel campo di addestramento militare.

Ciò gli costerà la vita: mentre Claude è via, i soldati vengono trasferiti, e Berger con loro. Successivamente sullo schermo appare la sua tomba, assieme a quelle delle centinaia di soldati morti invano. Davanti a questa strage, i nostri protagonisti cantano per un tempo che pare infinito Let the Sunshine In, presto sostituiti dalle reali immagini di Woodstock 1969.