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5 classici Disney vicini a tematiche LGBT e arcobaleno

Giugno: è il mese del Pride, in questo momento cupo della nostra storia è tempo di manifestazioni arcobaleno lungo tutta la penisola. Siete stati al Pride più vicino alla vostra città? Ci andrete? Oppure siete già armati del kit acqua santa + croce d’argento?

Noi di TheMacGuffin.it siamo infami proprio nel midollo. Anziché dedicare per l’occasione un articolo alla classica cinquina di film a tematica LGBT polacchi sottotitolati in danese, quest’anno decidiamo di toccare la corda che più triggera tutti: quella in cui si associa il mondo arcobaleno a quello dell’infanzia.

Arcobaleno

Siamo eredi di una società che fa fatica a parlare apertamente ai bambini del fatto che certi individui si innamorano di persone del proprio sesso e che altri nascono in un corpo estraneo alla loro identità. Persino l’idea che i ruoli di genere non siano prefissati per forza fa alzare più di un sopracciglio.

La Disney da più di dieci anni è un’azienda fortemente gay friendly ma non è riuscita, a causa della resistenza culturale internazionale (*coff* Russia e Cina *coff*), a sfondare quella parete di cristallo. Ancora.

La sua attuale apertura a tematiche quali il femminismo, la cultura black e ovviamente la questione arcobaleno non sono altro però che prosecuzioni naturali di un messaggio inclusivo che, anche nei periodi più “reazionari”, è sempre stato ben presente nei film della ditta.

arcobaleno

Già partiamo da un presupposto solido: nella Disney la “famiglia tradizionale” è sempre stata pochissimo rappresentata. Qui, Quo e Qua vivono con un solo zio maschio. Cenerentola e Biancaneve hanno una matrigna cattiva. Un mucchio di principesse – Jasmine, Belle, Ariel, Pocahontas – hanno soltanto il padre. Quelli che hanno entrambi i genitori, la principessa Aurora de La bella addormentata nel bosco o Simba de Il re leone, non vengono effettivamente cresciuti da essi.

Insomma: il “i figli devono avere una madre e un padre!” nella Disney non è mai esistito, fin dall’inizio del secolo scorso.

Nessuna degenerazione di solidi ideali, quindi.

A parte questo tutti i bambini cercano, nelle storie che leggono o vedono, dei modelli. Vogliono essere pirati o principesse, cavalieri o eroine. Se vivono in un contesto che li discrimina o sperimentano il bullismo sulla propria pelle, hanno bisogno di film come Dumbo che raccontino il riscatto dei vessati.

E le persone della comunità LGBT? Che film hanno a disposizione, da bambini, che possano comunicare loro le sfumature di arcobaleno in cui riconoscersi? In quali personaggi possono identificarsi? La Disney usa spesso l’elemento fantastico come metafora per raccontare altro.

Ho selezionato cinque classici Disney tra quelli che so essere particolarmente significativi per la comunità rainbow e uno che è un apparente outsider, ma che in realtà ha segnato un punto di svolta importante per la casa.

5 – Aladdin

arcobaleno

Nessuno se ne è praticamente accorto, ma la Disney ha approfittato di questa novella araba per fare un gender switch epocale. Quale caratteristica unica ha la principessa Jasmine se paragonata a tutte le altre principesse Disney?

No, non che indossa i pantaloni, anche se ci avviciniamo al tema: ma che, nel film in cui appare, non è la protagonista.

È il primo caso nella Disney in cui è presente una principessa ma il protagonista è quello maschile, Aladdin. Ed è lui a cambiare status sociale grazie al matrimonio, non lei. La Disney usa questo racconto per mettere in scena, finalmente, Cenerentola maschio: stavolta lui è il poveraccio, lei è la principessa, lui ha un cambio di look grazie all’aiuto di una entità magica (per Cenerentola fu la fata Smemorina, per Aladdin il Genio della lampada) e si finge temporaneamente un principe, i due si innamorano e avviene il riconoscimento – e tutti vissero felici e contenti.

Con buona pace degli spaventati della Teoria del Gender, la Disney sparigliava i ruoli di genere già nel 1992.

Perché anche i maschietti meritano di sognare la principessa azzurra che cambi la loro vita, mica solo noi.

4 – Il re leone

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Se c’è un personaggio in tutta la filmografia Disney che viene effettivamente allevato da due individui dello stesso sesso, è sicuramente Simba de Il re leone: dall’infanzia all’età adulta a prendersi cura di lui saranno infatti Timon e Pumbaa, un suricata e un facocero.

Il tutto è reso più significativo dal fatto che sono entrambi la quintessenza degli outsider: tutti e due sono stati esiliati dai loro rispettivi branchi poiché reietti e discriminati. Pur appartenendo a due specie diverse, si sono adattati a questa inseparabile convivenza a lungo termine. Sono esemplari di due specie carnivore ma preferiscono mangiare insetti, abitudine a cui educheranno pure il loro leoncino, anziché sfruttarlo per cacciare. Soffrono la sindrome del nido vuoto quando Simba sembra prossimo ad andare via.

Amano i musical.

Insomma: non affermo che sia una coppia nel senso stretto del termine (non come Cip e Ciop, per dire), però l’allegoria è più che ravvisabile.

3 – La sirenetta

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Una persona si sente inquieta, insoddisfatta, nel corpo sbagliato. Farebbe di tutto per trasformarlo, ma quando ci riesce, quello a cui deve rinunciare è la propria voce.

La metafora con la transessualità è talmente calzante e suggestiva che ci sarebbe poco altro da dire. Nessuno che non ci sia passato riesce a immaginare cosa significhi rifiutare profondamente il proprio corpo ed essere disposti a perdere tutto pur di cambiarlo. Per decenni, le persone che sopportavano tutto questo hanno spesso avuto in cambio di essere rese invisibili dalla società, senza a volte più la possibilità di esprimersi o farne parte come prima.

Pure il principe Eric, quando rivede Ariel, non la riconosce perché inconsciamente la vede – e sente – “mancante” di qualcosa rispetto all’idea di donna nella sua mente. Infine, per amore, Ariel rinuncia a tutto ciò che aveva prima.

La favola di Andersen era molto crudele con la Sirenetta: volere essere qualcosa di differente era visto come una colpa, all’epoca, che il personaggio alla fine sconta con la morte.

La Disney invece regala ad Ariel il suo lieto fine: dopo tutti i sacrifici fatti, ottiene in cambio il vero amore. È bello pensare che anche il mondo stia andando nella direzione di premiare le persone che ne affrontano di tutti i colori per essere ciò che sono, di modo che abbiano il loro lieto fine.

2 – Frozen

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No, non parlerò dell’ipotesi paventata da molti e che popola gli incubi di Povia e Salvini, ovvero che nel sequel di Frozen Elsa sarà lesbica, ma di un dato di fatto molto più certo: senza scomodare queste speculazioni, già il primo Frozen è un film cripto-gay.

Il potere del ghiaccio di Elsa non è altro che la metafora di qualunque caratteristica della persona sia motivo di vergogna per lei e per la sua famiglia. Se non fosse abbastanza chiaro, Elsa per la prima parte del film si nasconde dietro la porta e fa il possibile per non rivelare la sua vera natura. I genitori stessi le chiedono di reprimerla. Suo malgrado tutti scoprono il suo segreto e lei è costretta a fuggire, con la ferma consapevolezza che vivrà da esiliata dalla società.

Infine, il momento più importante del film, la lunga sequenza in cui canta la canzone Let It Go, che parte triste e sconsolata e finisce trionfale.

Avete mai ascoltato il testo di quella canzone?

È una canzone sul coming out.

Inteso, in senso lato, come il momento di presa di coscienza in cui una persona decide che è stufa di vergognarsi di ciò che è e che non farà più la fatica di nasconderlo agli altri, non lo negherà più, ma sarà se stessa e ne sarà fiera.

È una canzone sull’orgoglio di essere ciò che si è. Sul Pride.

Nascondi, non sentire niente, non farglielo sapere,

beh, ora lo sanno!

Non posso più tenermelo dentro

Non importa ciò che diranno

Sono libera!

Sono tutti concetti espressi nero su bianco nella versione inglese.

Naturalmente non può che essere l’amore della famiglia – in questo caso della sorella Anna, che la accetta in tutto e per tutto – a dare a Elsa il suo lieto fine, integrando finalmente anche questa parte di lei – il potere del ghiaccio – nella sua esistenza, stavolta alla luce del sole.

1 – Mulan

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Non poteva che meritare il primo posto, il film che più di tutti quelli mai prodotti finora dalla Disney tratta i ruoli di genere e quanto essi possano essere costrittivi. Mi chiedo chi avversa i gender studies come faccia qui a non cavarsi direttamente gli occhi.

Tutto il film “gioca” in maniera innocua con l’ambiguità sessuale, mostrando, all’interno di una società che taglia con l’accetta i compiti delle donne rispetto a quegli degli uomini, come infine non debba esistere nessuna divisione. Come spesso sia utile possedere il meglio di entrambi i mondi.

È un film il cui messaggio è contrario all’idea che “tu sei nata donna e quindi la tua natura dovrebbe essere questa, se è diversa sei sbagliata tu”. Sicuramente il classico Disney in cui la questione girl power incontra più quella arcobaleno – mostrando come le due siano più collegate di quanto si è portati a pensare.

Come Ariel della Sirenetta, come Elsa di Frozen, Mulan non cerca nient’altro che il diritto a essere se stessa. Anche lei canta una canzone che lo dice, Riflesso:

Chi sono e chi sarò

Lo so io, e solo io

E il riflesso che vedrò mi assomiglierà

Quando il mio riflesso avrò, sarà uguale a me.


Quello che molti film Disney ci vogliono insegnare da bambini è che l’identità non è qualcosa di passivo, non deve essere mai imposta dall’esterno, ma dobbiamo essere noi a indagarla, valorizzarla e costruirla attivamente.

Questo è un messaggio molto importante per tanti giovani spettatori che fin dalla più tenera età si sentono in qualunque maniera “diversi” rispetto a norme calate dall’alto. Non è un difetto, è una virtù.

Le tematiche arcobaleno entreranno mai a far parte pienamente, senza bisogno di ricorrere ad accenni velati o metafore, della narrativa per l’infanzia? Principi che si innamorano di pirati, principesse che si innamorano di guerriere, draghi nati maschio che si sentono femmine, Pooh e Pimpi che si confessano finalmente il sentimento a lungo taciuto? Ahimè ancora tanti al solo pensiero inorridiscono e latrano di “politically correct a tutti i costi”, ma io penso che quando finalmente accadrà sarà solo… com’era più quella parola? Ah, sì: naturale.

arcobaleno

E voi? Vi vengono in mente altri film Disney (anche non classici animati) in cui è presente una goccia di arcobaleno?

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
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