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I 5 cult che consiglierei alla (mia) nuova generazione

Prima di iniziare a parlare di cult e cinema, vorrei raccontarvi una storia.

Com’è universalmente risaputo, per tutte le casalinghe di Voghera la Domenica mattina è giorno di pulizie. Per me, invece, il momento perfetto per rassettare è il lunedì pomeriggio, o meglio, un lunedì pomeriggio, costellato da stanchezza, noia e anche un po’ di astio nei confronti di qualsiasi essere umano. Ed è proprio lì che inizia la mia storia. Avevo deciso di aprire e sistemare quel cassetto in cui butto, senza mai soffermarmi a guardare, le chiavi dell’auto, il portafoglio ed i biglietti del cinema appena rientro in casa dopo una estenuante serata fatta di poltroncine scomode e Coca Cola Zero.

Avevo sempre notato l’eccessivo strabordare del cassetto in questione, ma mai mi ero reso conto del tempo che ci avessi messo per riempirlo: i biglietti del cinema che c’erano in quell’abisso coprivano un arco temporale che partiva dal Febbraio del 2013 fino ad arrivare alle uscite di settimana scorsa. Quindi il primo passo per risolvere il problema è ammettere di avere un problema. Mi sono innamorato di quella saletta del cinema quando avevo 14 anni, ed abbiamo subito iniziato a frequentarci abitualmente, tanto che ora vado in ansia se lascio in sala una delle uscite del giovedì che m’interessano, ed ho preso la buona abitudine di vedere almeno un film al giorno.

Riguardando, però, l’acqua che è passata sotto i ponti, ho capito che, effettivamente, il cinema è stata la costante che mi ha accompagnato nella crescita e che mi ha portato a focalizzare chi e cosa volessi essere:

c’era Clerks quando decisi che volevo fare il commesso al supermercato; Arancia meccanica quando volevo fare il Drugo; Taxi Driver quando cambiai idea e decisi che da grande avrei voluto fare il Robert De Niro e Nonno scatenato quando cambiai idea e mi pentii della precedente; Le iene quando, finalmente, decisi che volevo fare il Tarantino. Il cinema mi ha visto passare da ragazzino che usa quintalate di gel per capelli in modo da pettinarsi come Leonardo DiCaprio, a giovane adulto che usa quintalate di gel per capelli in modo da pettinarsi come Humphrey Bogart. Mi ha cresciuto, e non l’ha fatto solo in sala, ma anche attraverso la fame che mi ha trasmesso, quella fame spasmodica di voler vedere sempre di più e conoscere, vivere nuove avventure ed impazzire.

Ma ci saranno film che mi hanno cresciuto più di altri, ed è per questo che voglio stilare la mia lista dei 5 film cult che consiglierei di vedere ai più giovinotti, proprio come me, per approcciarsi alla settima arte e, magari, imparare qualcosa:

Questo film è così cult che pure Spike Lee ha deciso di farci un remake, ma, esattamente come è successo a noi italiani con la pizza, quello che viene riprodotto all’estero, e dagli americani in particolare, non è quasi mai meglio dell’originale (basta guardare il citato film di Spike Lee… o la pizza con l’ananas). Old Boy è quel grido che proviene dall’interno, forte, deciso, che dice “Imparate a farvi i cazzi vostri!”, ché se no fate la fine di Dae-Su, aggiungerei io.

Uno dei cult per eccellenza: amore, eroismo, sacrificio e devozione, tutte cose che non si riescono a cogliere guardando C’è posta per te. Umberto Eco diceva che questo film deve essersi fatto da solo, perché la potenza narrativa dell’opera è così elevata da superare l’arte: è una pietra miliare, grossa quanto il numero di fustigazioni che dovreste infliggervi se non lo avete ancora visto.

  •  Drive, di Nicolas Winding Refn

Drive non è, probabilmente, ancora un cult, cosa che potrà essere stabilita solo dal tempo, ma per valore affettivo non può non essere presente nella mia classifica. Questa pellicola è stata amore a prima vista e, nonostante a molti non piaccia, mi ha portato, insieme al suo compare The Neon Demon, a rivalutare il mio concetto di arte ed estetismo. Uno dei punti più forti, inoltre, è la colonna sonora tra Synth-pop e New Wave… e poi c’è Ryan Gosling (punto che per le signorine potrebbe essere interessante), che è evidentemente allievo di Ben Affleck, ma la sua unica espressione qui è sfruttata davvero al meglio.

Scorsese dirige, con Toro scatenato, uno dei cult più iconici della storia americana che, però… mi dispiace dirlo… va visto categoricamente in lingua originale: De Niro regala un’interpretazione anche al di sopra di quella vista in Taxi Driver, e per quanto il doppiaggio di Ferruccio Amendola sia spettacolare, il Nonno scatenato qui rasenta la perfezione, riuscendo a rendere sopportabile un personaggio che non lo era. Questo film è ostinazione e tenacia, ed è l’ispirazione della maggior parte delle pellicole sugli sport di contatto, che siano valide, come The Fighter, o un po’ meno, come Never Back Down (il mio rapporto con quest’ultimo film è lo stesso che un tossicodipendente potrebbe avere col suo spacciatore: non sono orgoglioso quando lo guardo ma già so che lo farò ancora).

cult

Nella mia classifica personale non poteva non esserci Blade Runner, e mi piacerebbe scrivere pagine e pagine sui temi etici e morali implicati nella pellicola, sulla critica ad una società misogina e opprimente, sulla simbologia religiosa e tutto il resto annoiando a morte chiunque, ma basta sapere che, nel momento in cui, nel più recente Blade Runner 2049, è entrato in scena Rick Deckard (Harrison Ford), ho pianto come una bambina che incontra per la prima volta Benji e Fede.

La mia storia, fatta di intrighi, tradimenti, botte da orbi e romanticismo, si è conclusa quel lunedì pomeriggio, e il finale è, per fortuna e inevitabilmente, aperto.

Vincenzo Di Maio

Nasce in quel di Napoli nel 1998 ma è rimasto ancora negli anni '80. Spesso pensa di esser stato un incidente ma i suoi genitori lo rassicurano: è stato molto peggio. Passa la totalità della sua giornata a guardare film e scrivere, ma ha anche altri interessi che ora non riesce a ricordare. Non lo invitate mai al cinema se non avete voglia di ascoltare un inevitabile sproloquio successivo, qualunque sia il film.
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