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I 5 migliori film in cui la neve è la principale (o quasi) protagonista

NO FILM DI NATALE, NO FILM IN CUI LA NEVE COMPARE IN POCHE SCENE (Shining, La vita è meravigliosa), NO FILM DI MERDA (L’uomo di neve et similia).

In questi giorni, lo Stivale, sud compreso, sta sperimentando un’insolita ondata di freddo glaciale. Ergo, è un’ottima occasione per rimanere sotto le coperte a fagocitare ogni tipo di prodotto audiovisivo che l’uomo abbia creato invece di sperimentare quella inspiegabilmente tanto acclamata “vita sociale”. Come se poi non lo facessimo sempre.

Ed è per questo che, mentre i nostri social media sono inondati da foto di lande di neve, ho deciso di consigliarvi 5 pellicole in cui la neve sia l’assoluta protagonista, per provare l’ebbrezza di vederla, ma senza uscire di casa. Proprio come piace a voi. Sporchi nerd.

Questa, inoltre, non sarà una top 5: i film saranno ordinati secondo la teoria del filosofo Antonio Maria Di Cane, per gli amici “Cazzo”.

Partiamo subito.

  • Insomnia, di Cristopher Nolan.

I paesaggi dell’Alaska freddi e innevati, in questo film, a dirla tutta tra i meno riusciti di Nolan, fanno da sfondo a un simil-noir in cui la neve è l’interruttore che fa scattare l’intera narrazione. Ok, l’insonnia del protagonista, dovuta a un avvenimento che non citerò per evitare spoiler, è molto (ma davvero tanto) ispirata alle vertigini che Johnny Ferguson ha in La donna che visse due volte, ma faremo finta di non saperlo.

Insomnia, però, è un film godibilissimo e in molti punti interessante, soprattutto per l’interpretazione di Al Pacino e, in parte, per Robin Williams, che non ho mai apprezzato più di tanto, ma che è recentemente passato a miglior vita, quindi è obbligatorio citarlo come uno dei migliori attori di tutti i tempi.

Andiamo, tutti ricorderete questo film per la guerra mondiale scoppiata per l’Oscar a DiCaprio! Ma in quanti, tra quelli che paventavano un ardore assassino verso l’Academy in caso avesse avuto dubbi sul premiare l’attore o meno, hanno effettivamente visto il film? Fidatevi, molti di meno di quel che pensiate.

Questo Revenant, oltre al comparto tecnico curatissimo, ha una storia davvero travolgente: Hugh Glass (il citato DiCaprio) è un trapper (no, non scrive canzoni su droga e catene d’oro), ovvero un cacciatore delle montagne del nord America, che, durante il ritorno dopo aver subito un attacco da degli indiani, viene assalito da un orso. Da qui si dipana la vicenda, tra stronzi (Tom Hardy, davvero spettacolare in questo film) e stronzi (Domhnall Gleeson, che ricorderete per Ex Machina).

La neve, che è presente pressoché in ogni inquadratura, è uno dei principali antagonisti del protagonista durante il suo nòstos, e ciò lo fa rientrare di diritto in questa lista.

  • La Cosa, di John Carpenter.

Voglio ben sperare che il grande Carpenter non abbia bisogno di presentazioni e convenevoli. La Cosa, è, semplicemente, il miglior fanta-horror mai concepito. 

Il film parte da un gruppo di ricercatori – i quali sono davvero intelligenti rispetto alla media dei film horror a cui siamo abituati oggi, basti guardare la scena in cui cercano “l’impostore” – che si ritrovano in Antartide a combattere contro un camaleontico essere lovecraftiano. 

La neve del freddissimo paesaggio accompagna nel film il tema del doppio e della diffidenza verso il prossimo, in un periodo di paura (e disprezzo) verso la guerra fredda. La Cosa è un capolavoro che va visto e apprezzato da chiunque ne abbia la possibilità.

  • The Hateful Eight, di Quentin Tarantino.

Cos’è The Hateful Eight: allora, The Hateful Eight è tutto ciò che c’è di sbagliato nell’industria cinematografica contemporanea. Criticato da tutti come “lento”, “prolisso” e descritto come il peggior lavoro di Tarantino, questo film è, in realtà, se non uno dei migliori, sicuramente il più maturo (ah, ma davvero? Sarà perché è l’ultimo?).

Inutile parlare della trama, rovinerei solo a chi non l’ha visto la bellezza della pellicola. Basti dire che l’incipit è incentrato su una bufera di neve che fa ritrovare, nella locanda di Minnie, otto personaggi in cerca d’autore. L’impostazione teatrale crea, poi, un film in cui si riconosce una sceneggiatura di ferro, curata in ogni minima parola pronunciata dai personaggi e che, soprattutto, tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine. 

Se volete saperne di più, dopo averlo visto, vi invito a leggerne la nostra recensione qui.

  • Fargo, dei Fratelli Coen.

Eh già, pensavate mi fossi scordato i Coen, vero? Tra le commedie nere più riuscite di sempre, Fargo è semplicemente intramontabile e sarebbe da far vedere a tutti quelli che sbavano davanti alla serie tv omonima.

Per quelli che hanno conosciuto la McDormand con 3 Manifesti (spero pochi), basti sapere che in questo film offre un’altra interpretazione spettacolare, ma, vi dirò, non la migliore per me: Buscemi, ma ancora di più Stormare, si calano in un ruolo che sembra cucito loro addosso, e sfruttano al massimo un potenziale comico che era al pari di quello che hanno la punteggiatura, i nazisti, e Salvini.

E poi, la neve: la neve è onnipresente nel Minnesota e bracca i tre personaggi principali che si trovano raramente insieme ma sembrano correre sulla stessa lunghezza d’onda. Jerry (William Macy) è un marito che decide di inscenare il rapimento della moglie per intascare del denaro, grazie all’aiuto dei due rapinatori Carl e Gear, che, però, durante il rapimento stesso, si macchiano di tre omicidi, su cui investigherà Marge Gunderson, ovvero la McDormand.

Fargo è uno spaccato sui normotipi umani: i due Coen dipingono una satira feroce e in alcuni punti positivamente superba sulla gente, che si riflette in un film tristemente spassoso in cui ogni personaggio secondario ha un ruolo fondamentale.

Vincenzo Di Maio

Nasce in quel di Napoli nel 1998 ma è rimasto ancora negli anni '80. Spesso pensa di esser stato un incidente ma i suoi genitori lo rassicurano: è stato molto peggio. Passa la totalità della sua giornata a guardare film e scrivere, ma ha anche altri interessi che ora non riesce a ricordare. Non lo invitate mai al cinema se non avete voglia di ascoltare un inevitabile sproloquio successivo, qualunque sia il film.
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