Consiglio del giorno

Pulp Fiction (1994) | Quentin Tarantino

Prendete un mixer, versateci dentro otto milioni di dollari, sette candidature agli Oscar, un regista autodidatta, un pizzico di crime stories, una spruzzata di violenza ed otterrete un Pulp Fiction accompagnato da duecento milioni di dollari. Ma non è tutto qui, non sono solo numeri e grandi nomi. È un caleidoscopio, è come assaporare un ottimo vino. Quello che viene dopo è intenso e difficile da distinguere.

La trama è semplice. Se fosse un altro film, due scagnozzi avrebbero dovuto recuperare un tappeto. In questo, devono riprendersi una valigetta molto importante. Questa è la scintilla che dà il via ad un intero universo che ci viene presentato durante tutta la durata della pellicola. Storie che si intrecciano, si toccano e si scambiano qualcosa.

Non è facile parlare di questo film, perché c’è qualcosa che va oltre la pellicola. Troppi dettagli da analizzare. Ogni volta che lo si rivede, salta fuori un nuovo argomento su cui teorizzare, un nuovo riferimento o citazione da analizzare. Potremmo parlare per ore della sceneggiatura, della fotografia, delle curiosità e delle citazioni. Il registra stravolge il modus operandi di fare cinema, decide di pensare fuori dagli schemi, di non usare lo “stampo” classico. È qui che Pulp Fiction trova la sua essenza. O viene amato o viene odiato. 

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Criticato perché i personaggi si perdono in dialoghi surreali e divaganti. Scene che si perdono in parole, invece di passare immediatamente all’azione. Scene che verrebbero tagliate in fase di montaggio da qualsiasi regista di action movie. Ma è proprio tutto questo che lo rende grandioso. Lo spettatore è rapito da dialoghi. Sono conversazione che non vengono prese dalla strada, ma diventano da strada. Tarantino segna un’epoca. 

Il film è noto anche per aver rilanciato il buon John Travolta, che si sfila gli abiti luccicanti de La febbre del sabato sera e indossa il completo scuro di Vincent Vega. Insieme a Samuel Jackson formano una delle coppie di personaggi più famose del cinema.

Tarantino riesce ad unire diverse storie apparentemente disordinate e senza logica, con un sottile filo conduttore che le fa diventare parti integranti l’una dell’altra, trasportate dalla leggerezza di spezzoni che altri registi avrebbero catalogato come tempi morti. Ciò nonostante non risulta mai lento, né noioso e neppure scontato. La sequenza temporale esatta si sviluppa nella mente dello spettatore grazie a poche parole dette dai personaggi, che subito potrebbero sembrare inutili, invece sono la colonna portante del film stesso.

Litia Federico

Approda sul pianeta terra nel 1985. L'altro punto di vista. Intento nel risolvere il cubo di Kubrick da diversi anni, non riesce ancora a formulare un'equazione che risolva universalmente '2001: odissea nello spazio' per quanto lui ci stia provando, con grande fatica. Ama perdersi nei dettagli, nelle curiosità e nelle citazioni, a Wikipedia dovrebbe donare il sangue.
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