Correva l’anno 1964 quando un imponente signore italiano un giorno si alzò e decise di rivoluzionare il cinema per sempre. Piacere: Sergio di nome, Leone di cognome, faccio spaghetti, Spaghetti-western s’intende. Abbiamo iniziato da neanche 30 secondi e già la mia simpatia si manifesta in modo prorompente. Diciamo che se seguite il MacGuffin significa che almeno un po’ il cinema vi piace (si spera) e significa anche che sapete bene quanto la Trilogia del dollaro sia importante nella storia del cinema, italiano e non. Se tra voi ci sono invece elementi talmente spiccati in eresia da non sapere di cosa stiamo parlando, venghino e scopriamolo insieme.

La Trilogia del dollaro è una serie di tre film (oh davvero?!) diretti da Sergio “ciccio” Leone e ambientati nel vecchio west. Per chi si aspettava chi sa quale roba incredibile, no, è tutto qui. Nel senso: a livello definitorio è tutto qui, ma i film sono delle bombe a mano con potenziale genocida. Essi sono (in ordine cronologico di uscita): Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966).
Bene, come dicevo prima, questi tre film (in particolare l’ultimo dei tre) hanno completamente ribaltato e rivitalizzato il genere western, considerato ormai in declino dagli americani, portandolo ai suoi massimi risultati. Col passare degli anni la trilogia di Leone è diventata una di quelle cose che non possono mancare nelle conoscenze di un cinefilo, diventando un cult a tutti gli effetti e gettando le basi di una scuola di regia dalla quale molti attingeranno poi. Ma la cosa devastante è realizzare quanto sono invecchiati bene questi capolavori del cinema: ancora oggi sono visti e rivisti, nonostante il più anziano dei tre sia uscito più di 50 anni fa!

Ma perché? Qual è la fonte di questo estremo successo? Com’è possibile che un genere considerato morto sia stato invece riportato in auge con così tanta veemenza? Questo è ciò di cui andremo a discutere. Quindi cinture allacciate, occhi aperti e chiappe strette: andiamo a vedere quali sono i 7 elementi che hanno reso la Trilogia del dollaro il portento cinematografico che conosciamo oggi.
CLINT EASTWOOD
Cominciamo col faccione stampato su ogni locandina di uno qualsiasi dei film della Trilogia del dollaro: l’uomo con i muscoli facciali eternamente contratti, l’uomo perennemente accecato dal sole, l’uomo le cui estremità della bocca sono a forma di toscanello… Insomma avete capito: l’unico e inimitabile Clint Eastwood. Ma è l’attore o il suo personaggio a essere memorabile? Ovviamente voi bravi ragazzi dall’acume sempre a portata di mano avrete intuito che se ho posto tale questione probabilmente significa che il merito non è esattamente di Mr. Eastwood. Senza nulla togliere al regista di, tra gli altri, Invictus, American Sniper e il recente Sully, ma a farla da padrone è il personaggio di Joe, altrimenti detto Il Monco, altrimenti detto Il Biondo, altrimenti detto l’uomo senza nome. Per qualche strano motivo non sono in grado di capire se nella trilogia Eastwood reciti bene o non abbastanza male da sfigurare. Sarà forse complice il fatto che il mito americano per eccellenza ha sempre la stessa cazzo di espressione incazzata a morte che rivolge a qualsiasi cosa non sia il suo ego? Al di là di ciò, una cosa è certa: il personaggio ha portato al successo l’attore e non viceversa. Poor Eastwood, please don’t cry.
Ma cos’ha di così speciale quest’uomo senza nome? La sua potenza innovativa. Nei western classici era usuale creare un protagonista che fosse l’estrema incarnazione del buono, un personaggio mosso da valori unicamente positivi e incorruttibile. Non c’è nessuna traccia di tutto ciò nel personaggio di Joe: personaggio sì buono, ma anche ambiguo e soprattutto spinto ad agire unicamente dal vil danaro e senza scrupoli nell’uccidere. Insomma, l’archetipo dell’antieroe leoniano.
IL SIGARO
Non esiste nessun Biondo e nessun Monco senza sigaro, per la precisione senza toscanello. Quella che vi ho messo più sopra credo sia l’unica ripresa dell’uomo senza nome in cui Eastwood non ha il sigaro in bocca. Qua ridiamo e scherziamo, ma il personaggio non avrebbe funzionato allo stesso modo senza quella merda di toscanello sempre infilato nella fottuta bocca. Un paio di curiosità:
- l’amico Clint odiava il sigaro: quando accettò di reinterpretare l’uomo senza nome in Per qualche dollaro in più disse a Leone “io lo faccio, ma non mettermi in bocca quel sigaro”; al ché Leone rispose “scherzi? È lui il protagonista del film!”. Leone-sigaro 1 Eastwood 0.
- per quanto detto sopra, Mr. Eastwood non fumava mai il sigaro, infatti nei film lo ha sempre in bocca, ma poche volte lo vediamo boccheggiare e, anzi, sono più le volte in cui lo vediamo nell’atto di accenderlo. Clint, sei proprio una delusione.
GLI ANTAGONISTI
Non esisterebbero gli epici scontri finali pistola vs. pistola senza degli antagonisti degni di questo nome. Andiamo con ordine:
- In Per un pugno di dollari figura l’antagonista più tenue e meno caratterizzato della trilogia, ma pur sempre capace di far randellare di botte il nostro Clint. Il vero problema è che l’antagonista non è propriamente uno solo, ma si incarna nella figura di Ramon Rojo (Gian Maria Volontè) che è però il capo della famiglia omonima, il che lo depriva del ruolo di cattivo cattivo per davvero. Tuttavia la cosa innovativa in Per un pugno di dollari è l’uso (a detta di molti) esagerato della violenza, fatto totalmente nuovo per un western.
- L’antagonista di Per qualche dollaro in più è in assoluto il migliore della trilogia. Uno straordinario Gian Maria Volontè interpreta El Indio, un personaggio instabile, violento, drogato, senza pietà e soprattutto intelligente: senza dubbio il personaggio meglio caratterizzato del film.
- Infine abbiamo Lee Van Cleef nel ruolo di Sentenza in Il buono, il brutto, il cattivo. Van Cleef è assurdamente espressivo e ciò gli permette di mettere in scena un cattivo senza scrupoli, beffardo e, ancora una volta, intelligente e spietato.
GLI SCONTRI FINALI

La presenza di antagonisti così prorompenti permette di inscenare i leggendari ed epici scontri finali che caratterizzano in modo inequivocabile la Trilogia del dollaro. Dall’uno contro uno tra Joe e Ramon, passando per il face to face tra il colonnello Mortimer e El Indio, fino ad arrivare all’indimenticabile triello conclusivo de Il buono, il brutto, il cattivo, una delle sequenza di massima espressione artistica in tutta la filmografia di Leone. SPOILER CATTIVO: alla fine Eastwood vince sempre. Sto cazzone.
LA RINCORSA AL DENARO
Tutti e tre i film hanno sempre lo stesso agente motivazionale: c’è del denaro da guadagnare/trovare/cercare/racimolare da qualche parte sperduta nel West e noi lo andiamo a prendere! Poi le trame si sviluppano lungo linee narrative diverse e portano avanti temi diversi, ma il minimo comun denominatore del trittico di opere è sempre la rincorsa affannosa al denaro. E alla fine Eastwood diventa ricco. In tutti i sensi. Dio ti maledica.
Il punto di stacco della Trilogia del dollaro rispetto alla tradizione classica western è rappresentato proprio dal diverso obiettivo dei protagonisti: qui nessuno spacca la faccia a nessun pellerossa, piuttosto si spaccano la faccia tra americani. Ops, gaffe.
LE MUSICHE
Di cosa stiamo parlando. Mi basta un nome. Ma non lo dirò. L’accompagnamento musicale è monumentale: quei motivi che ascolti una volta e cominci a fischiettare in giro per casa anche alle 3 di notte con tua madre che ti rincorre con la ciabatta o con la vicina che ti picchia sul soffitto con la scopa per indurti al silenzio. Ma tu te ne sbatti clamorosamente, perché le colonne sonore di questi film sono più contagiose della peste nel 1348 e in più sono troppo, troppo belle e impossibili da dimenticare. A meno che tu non sia sordo. E adesso sì che posso dirlo: Ennio Morricone voglio sposarti e avere dei figli da te. Vi assicuro che sono assolutamente eterosessuale, non fraintendiamo, sposerei il suo talento artistico.
Ormai ho perso credibilità.
SERGIO LEONE
Ecché pensavate che mi fossi dimenticato dell’artefice del capolavoro? Eccerto che no! Che dire di Sergio Leone… diciamo che ha avuto la sua dose di culo, nel senso che fregandosene il cazzo di tutto e di tutti ha fatto i suoi film interamente come li voleva lui, senza se e senza ma. E la sorte gli ha dato ragione e anzi ci ha restituito uno dei massimi esponenti della storia del cinema mondiale. Culo o non culo Leone è stato rivoluzionario sotto innumerevoli aspetti, ma quel che più conta è che è stato capace di dare autenticità ai suoi lavori, applicando le sue idee e dedicando un’attenzione maniacale ai dettagli che gli ha permesso di rendere quelle che potevano essere banali commedie ambientate nel West in veri e propri capolavori senza tempo. I primi piani, i silenzi, gli spazi ampi, il montaggio puzzleistico, sono tutti elementi che rendono la Trilogia del dollaro una creatura nata, creata e modellata a immagine e somiglianza del suo creatore. E per fortuna che Leone aveva talento e buon gusto.