Film

7 Psicopatici: il film girato mentre i personaggi scrivono una sceneggiatura

7 Psicopatici è tre cose: il titolo del film, la condizione mentale dei sette protagonisti e il titolo della sceneggiatura che stanno scrivendo.

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La Los Angeles delle storie e il gin fizz

Prendete un pizzico di Tarantino, una spruzzata di Scorsese, una grattata di Polanski e shakerate con forza. Fatto?
Bene, ora buttate via tutto, perché 7 Psicopatici è Martin McDonagh al 100%.

Cominciamo dall’inizio, ovvero da Los Angeles e dai nostri tre protagonisti principali: Marty (Colin Farrell), sceneggiatore alcolizzato e senza un briciolo di idea per il suo prossimo film, Billy (uno strepitoso Sam Rockwell), attore in declino che rapisce cani per arrotondare sulle ricompense e Hans (Christopher Walken sublime) il suo complice, ex-religioso e affezionato alla moglie malata di cancro.

Marty – come dice a Billy bevendo un cocktail che ha tutta l’aria di un gin fizz – sa che il suo prossimo film parlerà di sette psicopatici, ma sarà un film nuovo, diverso, non la solita hollywoodiana frittatina di merda infarcita di scene d’azione, arti mozzati e trame deliranti, ma una vicenda profonda, dove a vincere alla fine saranno l’amore, la pace, l’armonia, il dialogo. Qual è il problema? Dei suoi sette psicopatici il nostro Marty ne ha in mente soltanto uno (tra l’altro giusto un abbozzo) e avrà bisogno d’aiuto per trovare l’ispirazione necessaria.

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Il parto di una sceneggiatura, il parto di un articolo

Ecco, cominciamo da questo plot e fermiamoci un secondo, perché non è semplice raccontare la storia di un film come 7 Psicopatici: quando l’avrete visto (perché lo guarderete miei cari, eccome se lo guarderete) rivolgete un pensiero al Vostro, e alla fatica di parlare di un’opera del genere. Alla fin fine questo 7 Psicopatici è un gran calderone di storie, dove i segmenti narrativi si mescolano autonomamente con una loro sintassi del tutto originale, innovativa e metacinematografica. Lo spettatore viene trascinato in un vortice di vicende iper-surreali (e sta nella surrealità delle situazioni il maggior apporto di Tarantino), ma tremendamente interessanti, tanto che dopo una prima fase di ambientamento chi guarda capisce immediatamente dove sta il genio, ovvero nell’assistere in presa diretta alla nascita di una sceneggiatura dal titolo “7 Psicopatici”.

All’interno della storia ci sono dunque tante storie: ad esempio la creazione dei profili degli psicopatici, il rapimento del cane del boss Charlie (un Woody Harrelson fuori dalle righe), che fa da motore all’azione, i racconti dei veri psicopatici che vengono intervistati da Marty e dalle cui esperienze trae dettagli per la sua storia.

Stiamo parlando di un film incredibile, non solo per la scrittura, ma anche per la gestione dei tempi, della recitazione, del mostrare quello che viene raccontato. In mezzo a un turbinio di follie visive e narrative c’è Marty, la spugna che assorbe e trascrive sul suo bloc-notes giallo (mi sono appena interrotto per andarne a comprare una fornitura vitalizia, sono troppo caratteristici), tramutando la verità (o supposta tale) in racconto.

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Martin McDonagh

Il signor regista, che è anche commediografo (e si vede), mette in pratica tutta la sua bravura, regalandoci sequenze memorabili ed estremamente originali, pur partendo da capisaldi riconoscibilissimi: il pulp, il postmoderno, il metacinema, una regia pulita. Già autore di In Bruges – La coscienza dell’assassino (2008), McDonagh porta a casa un film inesorabilmente bello che, a differenza della nevrastenia registica di un suo omologo (e connazionale) come Guy Ritchie, fa della lentezza la sua cifra stilistica. Il film gira a metà tra noir e black comedy, a cui non mancano momenti di tensione vera, così come risate amarissime. Il pulp e Tarantino sono sì presenti, ma rimaneggiati in senso originale, senza scopiazzature. 7 Psicopatici non è affatto un tardo epigono di Pulp Fiction, ma un film che alla fin fine vuol raccontare una storia fatta di personaggi verosimili e sfaccettati inseriti in situazioni inverosimili e surreali.

Insomma, se state cercando un film intelligente, ben scritto, ma anche divertente e che vi rimarrà stampato a fuoco nel cervello questo è ciò che fa per voi. E mi raccomando: se vedete uno Shi Tzu zampettare per strada lasciatelo dov’è. Per la carità.

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Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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