Questa, una degustazione dello Studio Ghibli, è una degustazione che potete tranquillamente permettervi nel vostro confinamento. Visto che dall’inizio di febbraio, fino ai primi di aprile, Netflix ha caricato metodicamente quasi tutti i film dello studio d’animazione giapponese, possiamo permetterci di risparmiare addirittura l’immensa fatica di inserire il DVD. O magari c’è chi ancora deve addentrarsi nell’imprevedibile e variegato universo creato da Hayao Miyazaki e Isao Takahata.
In ogni caso questa non vuole essere una guida super efficace né una lista degli imprescindibili (anche se ammetto di aver creato una categoria indispensabili). Soltanto, magari insieme a quella orripilante voglia di quei ravioli di verdure che non potete mangiare da un mese vi viene voglia di frignare un po’, o di restare un secondo a bocca aperta perché “Cosa diavolo…?”
Ecco. Prego, non c’è di che.
Indispensabili
Ok, non proprio gli indispensabili però diciamo che se rientrate nella categoria di chi deve ancora scoprire l’universo Ghibli questa è un’ottima infarinatura. Altrimenti, se siete già svezzati, tornerete a casa.
Nausicaä della Valle del vento (Miyazaki, 1984) Questo è addirittura il primissimo film dello Studio, quindi, anche se poteva rientrare in altre categorie ha più senso inserirlo qua. Intanto abbiamo la classica eroina Ghibli, una delle tante che adoreremo alla follia. Poi in questo caso, di contorno: paesaggio post apocalittico, insetti giganti, spore, imperi militari. Quindi altri temi cari allo Studio: antimilitarismo, pacifismo, ecologia.
Il mio vicino Totoro (Miyazaki, 1988) C’è poco da dire. Il film più noto e iconico dello Studio Ghibli. Da non sottovalutare, sotto l’apparente viaggio a là Alice, una nota struggente che qualche ora dopo si ripresenta e vi prende a schiaffi.
Porco Rosso (Miyazaki, 1992) Il più grande e meraviglioso dramma Ghibli. Un uomo durante la Prima Guerra Mondiale subisce un’esperienza di premorte e ne esce trasfigurato: ha il volto di un maiale adesso. Attenzione perché anche questo rientrerebbe in un’altra categoria e vi avverto: piangono tutti. Dimenticavo che c’è anche una citazioni tra le più belle dello Studio. Ma sapete già qual è. Se non lo sapete, tornerete a dirmelo.

That was weird
Davvero, non ce lo aspettavamo. Cosa stiamo guardando? Dove finiremo? Non voglio andarmene, vi prego.
La principessa Mononoke (Miyazaki, 1997) Cerco di farla breve perché potrei parlare di Mononoke per ore. Nel Giappone medievale alcune divinità che vivono nella foresta si battono per difenderla dagli umani che ne vogliono trarre profitto. Ma entrambe le fazioni sono accecate dalla rabbia e non riescono a trovare un compromesso. Poi c’è la protagonista, San, che non vi dimenticherete mai.
Come la scena terribile di apertura. Infesterà i vostri sogni, fidatevi.
La città incantata (Miyazaki, 2001) A mio parere il film dello Studio Ghibli più godibile e divertente di sempre. Insomma, un sentō, un bagno pubblico termale insomma, frequentato da yōkai, ma di cosa stiamo parlando?
La ricompensa del gatto (Morita, 2002) Questo è uno dei film che ammetto di aver recuperato proprio grazie a Netflix, e vi dirò: la prima metà è da manuale del weird. Una ragazzina salva un gatto che, attenzione!, è il principe dei gatti, viene quindi invitata nel Regno dei gatti per sposarsi proprio con il principe. Mi piange il cuore non mettere qui sotto un’immagine di Mononoke ma non posso fare a meno di condividere questa processione allucinante.

Magic in the air
Una sottocategoria della precedente o forse il contrario, non so. Ma qui ci sono sistemi fiabeschi, stregonerie applicate, incanti e maledizioni. Quindi niente, è un’altra categoria appunto.
Kiki – Consegne a domicilio (Miyazaki, 1989) Kiki è la strega dello Studio Ghibli. Compiuti tredici anni deve, come da tradizione, parte per un’altra città insieme al suo famiglio, per un anno di noviziato. In realtà, rispetto agli altri qui sotto, di magia ce n’è molta meno, perché Kiki deve soprattutto crescere. Ma per quanto banale, crescere è arduo quanto svolazzare in giro.
Il castello errante di Howl (Miyazaki, 2004) Un altro super iconico Ghibli. Una fiaba steampunk, diverse maledizioni e un demone del fuoco che tutti vorremmo a casa.
Ponyo sulla scogliera (Miyazaki, 2008) Ponyo è tra questi il più allucinato forse. Ma Ponyo è soprattutto adorabile e suo padre lo stregone per eccellenza.

Frignare senza lucidità
Io sono senza cuore, ma è scientificamente provato che questi film fanno piangere.
Si sente il mare (Mochizuki, 1993) Storie adolescenziali che con calma ti entrano sottopelle e ti ritrovi a guardare fuori dalla finestra, le altre case illuminate, e ti prende un po’ male.
Pom Poko (Takahata, 1994) Lo ammetto, uno dei miei preferiti. Voi direte: perché mai dovrei piangere assistendo a un’allucinata guerra che degli adorabili e rotondeggianti tanuki muovono agli uomini? Cari miei, non ne avete idea. Tra l’altro, il film sembra sempre durare eoni, una vera epopea, ma: non vorresti finisse mai davvero, dura un tempo normale e ti colpisce nello stomaco.
Si alza il vento (Miyazaki, 2013) L’ultimo film diretto da Myazaki (uno nuovo dovrebbe uscire nel 2021), Si alza il vento incarna davvero tutte la volontà si spremere lacrime dal vostro corpo dello Studio Ghibli. Un ragazzino vuole diventare pilota ma è costretto a costruirli gli aerei e non a guidarli. Poi si innamora. Poi si piange.
