
About Time: quando la semplicità arriva dritta al cuore
È da tanto tempo che provo a scrivere questo articolo. Anzi, è stato proprio il primo articolo che ho provato a scrivere, senza però riuscirci. Anche perché se l’avessi fatto un anno fa non sarei qui ora, OVVIAMENTE. Anzi, non è così ovvio dopotutto. E non è ovvio perché potrei passare letteralmente tutta la mia vita a parlare di About Time, tradotto in italiano abbastanza fedelmente con Questione di tempo.
Ci tengo particolarmente a parlarne perché per me non è solo un film. Per me è il film. Sapete, c’è una credenza abbastanza diffusa riguardo al fatto che gli amanti del cinema, i cinefili, debbano necessariamente avere come “film preferito” uno dei grandi capolavori del cinema, un cult. I più gettonati sono: Taxi Driver, Pulp Fiction e Il Padrino. Ma voi non avete idea di quante volte ho sentito questi titoli nei meandri dell’università, o anche solo nella vita di tutti i giorni. Sembra quasi che le persone che ne sanno un po’ di cinema (ma non solo) abbiano il bisogno di far vedere che il film che più amano è un grande classico. Ma vi dirò una cosa: la maggior parte delle volte, è tutta scena.
Un cinefilo, o comunque un grande amante del cinema, non è tale (solo) perché si è sparato in vena tutta la Nouvelle vague o perché al mattino mangia pane e Sergio Leone. L’amore per il cinema non è solo questo. Non significa guardarsi in rassegna tutti i film che hanno fatto la storia, uno dietro l’altro e dire “ah, io ho visto i film di Godard e di Orson Welles, che ovviamente sono i miei preferiti, quindi vuol dire che ne so di cinema”. Anche no. L’amore per la settima arte, a mio parere, si manifesta soprattutto quando un film ti smuove qualcosa, quando ti segna. Che sia per un’inquadratura, per la trama, per la fotografia, per il cromatismo. Ci sono film che ti restano dentro, e About Time è uno di quelli.
Bene, dopo questo pippone introduttivo (che spiega perché non sono ancora riuscita a scrivere questo articolo e perché non ci riuscirò neanche ora), possiamo davvero partire. La prima volta che vidi About Time era il lontano 2015, e fu per puro caso. Ma non a caso, la visione di questo film ha cambiato la mia vita. So che può sembrare una frase fatta e anche un po’ banale, ma spero che confidiate nella mia sincerità. About Time mi ha colpito a tal punto da diventare il mio film preferito. E non perché ci siano chissà quali virtuosismi tecnici o inquadrature alla Quarto potere, ma perché è un film che ti rimane spiaccicato nel cervello e nel cuore.
Ciò che colpisce di più di questa pellicola è, come ho scritto nel titolo, la semplicità. La semplicità della vita, che contribuisce a renderla meravigliosa. Infatti, dopo aver visto About Time, che sia la prima o la centesima volta, rimango sempre stupita. Riesce davvero a farti apprezzare tutte le piccole cose della vita. Dal sorriso, dalla gentilezza di una persona, alla bellezza dell’architettura e della natura intorno a noi. Dalla risata di un bambino a un caffè preso con la persona che ami. Insomma, è un inno alla vita e a quanto quella di ognuno di noi sia unica.
Ma ora vi spiegherò più nel dettaglio ciò che amo di questo film. Innanzitutto è ambientato in Inghilterra. E già questo per me basta, perché è il Paese che più amo al mondo. Ma non solo. Conta anche un cast mica da ridere. Innanzitutto troviamo Rachel McAdams (sì, quella de Le pagine della nostra vita), che vedete in copertina con il suo bellissimo e inconfondibile sorriso. L’attrice è perfetta per questo ruolo (in cui interpreta Mary), e sembra perfetta anche per stare con Domnhall Gleeson, il protagonista, inglese per antonomasia. Vi giuro che la parte di Tim gli è stata cucita addosso. È un ragazzo “innamorato dell’idea dell’amore”, un inguaribile romantico. E come ben sappiamo spesso questa caratteristica è accompagnata da un po’ di goffaggine. Però oh, alla fine si sposano. Tim sa il fatto suo.
Il padre del protagonista è interpretato dal sublime Bill Nighy, attore che apprezzo particolarmente e che in About Time è una presenza comica estremamente piacevole, oltre ad essere il mentore di Tim. Tra partite di ping pong, tè sulla spiaggia e libri di Dickens, questo personaggio, come tutti gli altri, è unico e insostituibile all’interno del film. Altro attore che adoro è Tom Hollander, che qui fa la parte di uno scorbutico drammaturgo senza peli sulla lingua. Sì, se ancora non l’aveste notato una consistente parte attoriale è britannica. Qui l’attore veste i panni di Harry, un personaggio pungente, estremamente caustico ma anche molto spiritoso.
Ultime ma non meno importanti sono due attrici che in About Time compaiono come personaggi secondari ma pur sempre rilevanti. Udite udite la prima è Margot Robbie. Già già, proprio lei. Anche se, ahimè, qui era ancora usata come la figa di turno. Probabilmente non si era ancora capito il suo enorme potenziale (la amo). Dopo la Robbie compare un’attrice che nel periodo Oscar è stata nell’occhio del ciclone: Vanessa Kirby. Sì, parlo proprio di colei che troviamo in Pieces of a Woman. L’ho vista per la prima volta qui, in About Time, motivo per cui la performance nel suo ultimo film mi ha letteralmente spiazzata. E ve lo dico perché nel film di cui stiamo parlando è una delle figure più comiche. NON SO SE CAPITE LO SHOCK.
Insomma, dopo la rassegna di questi fantastici personaggi e attori non posso che dirvi questo. About Time è un film che si fa amare. Soprattutto perché mostra l’Amore più puro e sincero che ci possa essere. Ci fa vedere relazioni genuine. Non rapporti fatti di bugie e tradimenti, dove la coppia si lascia e si riprende 374388347 volte prima di arrivare al finale. NO. Qui sono la semplicità e la naturalezza degli eventi a farla da padrone, nel bene e nel male. E proprio per questo arriviamo alla consapevolezza che la vita, seppur bella, ci riserva inevitabilmente sofferenza e tristezza. Ed è normale. Fa parte della crescita, della nostra formazione come individui. Felicità e tristezza, come ci insegna Inside Out, vanno a braccetto. E dobbiamo accettarle entrambe nella nostra vita, poiché senza l’una non conosceremmo l’altra.
Questo film dà una grande e importante lezione di vita, pur senza il classico moralismo bacchettone che caratterizza molti film che DEVONO insegnarti qualcosa. Tipo che quando arrivi alla fine sembra che ci sia la Signorina Trinciabue a dirti “Allora? Hai capito quello che volevo farti capire stupido spettatore?” About Time non è così. Ti insegna ad amare e apprezzare la vita, e lo fa con grande dolcezza. Ti regala sorrisi, lacrime, risate.
Non c’è molto altro da aggiungere. Se non che consiglio vivamente a tutti coloro che non hanno visto questo film di farlo al più presto. Non ve ne pentirete.