Film

Across the Universe: gli anni Sessanta in 33 canzoni

Across the Universe, ovvero un musical tra LSD, guerra e amore

Liverpool, 1966: l’operaio Jude (Jim Sturgess) decide di mollare madre e fidanzata (con sostituto già pronto nella borsetta), per andare in cerca del padre, mai conosciuto, che vive negli Stati Uniti.

Lo trova a Princeton, dove lavora come inserviente; il papi non lo saluta con un caloroso: «Hey, Jude!», anzi, lo prega di non sfasciargli la famiglia: incontra però Max, ricco e scapestrato, che lo porta a casa per il Ringraziamento.

Una delle scene migliori di Across the Universe, ovvero Jude canta felice I’ve Just Seen a Face dopo che Lucy l’ha friendzonato.

 

Qui Jude non solo s’ingozza di tacchino, ma fa anche il tacchino con la sorellina dell’amico, Lucy – interpretata dalla stessa Evan Rachel Wood vista in Basta che funzioni e, più recentemente in Westworld – , sfortunatamente già impegnata.

Dopo l’ennesimo litigio con la famiglia, Max pianta l’università e, insieme all’amico, si trasferisce a New York, nell’appartamento di proprietà della sensuale cantante Sadie/Dana Fuchs. Con loro vivono anche Jojo (Martin Luther McCoy), alter-ego di Jimi Hendrix, e Prudence/T.V. Carpio, innamorata della padrona di casa e depressa nel vederla amoreggiare con il chitarrista. A questa simpatica comunità, intenta a praticare il libero amore e a strafarsi, si aggiunge poco dopo Lucy, vedovella dopo che il fidanzato muore in Vietnam. Qui la ragazza diventa attivista, comunista, hippy e pure fidanzata di Jude, il quale ha intanto tirato fuori un inatteso talento per il disegno. Quello che se la passa peggio è senz’altro Max, che viene reclutato da Zio Sam.

Avendo anche gli altri coinquilini levato le tende, nell’appartamento rimane solo la coppietta, tra cui iniziano i primi screzi: Jude disegna fragole a stecca (Strawberry Fields Forever mica per niente) mentre Lucy, ormai radicalizzata, gli rinfaccia di sbattersene di Max, del Vietnam e della pace.

Durante una manifestazione, Lucy e gli altri vengono arrestati e, per salvarla, il ragazzo interviene, con il risultato di essere rispedito subito a Liverpool, perché clandestino. Intanto, la giovane si allontana dal gruppo, dopo aver scoperto i compagni intenti a fabbricare bombe.

«Nothing you can do, but you can learn how to be you in time, it’s easy… All you need is love…» Momento lacrime.

Tempo dopo, su suggerimento di Max, sopravvissuto, Jude torna in America con l’intenzione di rimanerci per sempre. I due raggiungono Sadie che si esibisce, insieme a Jojo e Prudence, sul tetto dell’edificio della casa discografica. Al concerto improvvisato assiste Lucy, alla quale Jude dedica una meravigliosa versione di All You Need Is Love: gli sguardi lacrimosi tra i due lasciano presagire un futuro felice.

L’idea, la musica, il cast

Julie Taymor (Frida), nelle interviste ha sempre dichiarato come la storia sia nata dal collage di 33 canzoni dei Beatles, riarrangiate da Elliott Goldenthal che ha saputo cogliere l’estrema versatilità della musica dei Fab Four.

Un esempio su tutti: Let It Be, che noi conosciamo come stucchevole (perdonami Paul, lo sai che ti amo) ballata con pianoforte e chitarra, è cantata, nel film, da Carol Woods accompagnata da un fantastico coro gospel: il risultato è una scena straziante, così come il tema contingente, la discriminazione razziale.

Insomma, in Across the Universe i Beatles vengono rimaneggiati, adattati ai temi trattati nella storia e privati del ruolo che comunemente appioppiamo alla loro musica, considerata leggera, allegra e poco impegnativa. Aggettivi che, e qui interviene la fan, rispecchiano molto meno di quanto pensiamo l’arte e le personalità dei Beatles.

Ne viene fuori un’opera rock psichedelica, coloratissima e drammatica, così com’era stato per Hair (1979), di argomento analogo. Questo anche per sfatare il paradigma musical = frivolezza.

Il cast principale è azzeccato: tutti gli interpreti dimostrano una notevole capacità canora, specialmente Jim Sturgesscopia di Paul McCartney, dentini alla Renzi compresi, ed Evan Rachel Wood che nel 2007, a tre anni distanza da Thirteen – Tredici anni , si dimostra brillante attrice drammatica nonché, come detto, ottima cantante non professionista. Stupenda la voce di Dana Fuchs, il cui personaggio ricalca vagamente Janis Joplin.

Evan Rachel Wood e Jim Sturgess, ovvero il sosia di McCartney dalla scarsissima propensione allo shampoo, perlomeno in Across the Universe.

I camei: Taymor fa la voce grossa perché ci sbatte davanti Joe Cocker/ubriacone che canta Come Together per le strade di New York, con quel suo vocione arrochito ed inconfondibile, e che la regista omaggia usando la sua cover di With a Little Help From My Friends nella scena della notte pazza di Max e Jude.

E il dottor Robert, che introduce il nostro gruppo ai trip e alle gioie dell’acido lisergico, che canta I Am The Walrus e Lucy In The Sky With Diamonds, altri non è che Bono. Di grande efficacia ma non amandolo lascio ai posteri l’ardua sentenza.

Per la felicità del genere maschile, nel delirio onirico di Max compaiono cinque proiezioni delle forme strabordanti di Salma Hayek, infermiera sexy mentre i pazienti intonano Happiness Is A Warm Gun.

Non solo per i Beatles maniaci

Ovvio: se ami questo gruppo parti avvantaggiato, riconosci le canzoni, scovi i rimandi che spuntano come funghi (ad esempio i nomi dei personaggi, tutti tratti da brani beatlesiani) e puoi dare un voto oggettivo al riaraggiamento di Goldenthal.

Per esperienza, è difficile che un fan disprezzi il film, anche se può aver delle riserve su alcuni punti. Chi non è fan potrebbe gradire, come no, l’atmosfera onirica e le belle voci degli interpreti, a prescindere da cosa cantino.

Nota autobiografica: mi sono appassionata ai Beatles GRAZIE ad Across the Universe, per la gioia di chi mi circonda. E non solo perché ho una cotta per Jude.

A buon intenditor…

across the universe

Ilaria Pesce

Pontifico dal 1990. La mia idea di sport è una maratona di film o di serie TV: amo il cinema drammatico, i gialli e la Disney. Sono una lettrice onnivora ed insaziabile. Ascolto musica di ogni genere ma soffro di Beatlesmania acuta. Mi piacciono gli spoiler. Tento di mettere a frutto la laurea in Lettere. Il mio sex-symbol di riferimento è Alberto Angela.
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