
Al di là dei sogni, paradiso e inferno a colori per Robin Williams
È possibile rendere un film simile ad un quadro o ad un’opera d’arte? La pellicola in questione parla di vita, morte e amore, e cosa c’è di meglio che rappresentare sul grande schermo queste tre cose in maniera differente dal solito? Qualcuno, come il regista Vincent Ward, ci ha provato e anche con discreto successo. Il film in questione è Al di là sei sogni, tratto dall’omonimo romanzo, ed è un turbinio scintillante di colori ed effetti speciali. Ma badate bene, è un film che vuole essere molto molto profondo… e soprattutto è molto triste.
Piangerete?
Trama (con spoiler, attenti): Chris (Robin Williams) e Annie (Annabella Sciorra) si conoscono sulle sponde di un lago ed è subito colpo di fulmine. Neurologo lui e pittrice lei, scienza e arte che si fondono in un contesto. Questo nonostante lei speroni la barca di lui. Ma d’altronde forse l’amore non è altro che un incidente di percorso? Visto come va il film forse era meglio non conoscersi effettivamente.
Vabbè, Chris e Annie continuano imperterriti la loro storia d’amore che culmina con la nascita di due figli. Ma la sfiga è dietro l’angolo e causa un incidente stradale la coppia perde entrambi i figli. I due sposi continuano la loro vita ma qualche anno più tardi la sfortuna bussa ancora alla loro porta e sempre causa incidente stradale (ma come guidano questi qua?) anche Chris muore. Per fortuna di Chris, essendo stato un uomo bravissimo in vita, la sua anima finisce in paradiso, dove trova una guida preziosa in Albert (Cuba Gooding Jr.). Chris piano piano prende coscienza di essere morto (così su due piedi non è facile da credere) fino a quando scopre che la moglie non ha retto l’ulteriore lutto di Chris, oltre ai già citati due figli, e si è suicidata. Conseguenza? Non le è consentito l’accesso al paradiso e quindi si trova… all’inferno. Chris è determinato a salvare la moglie, che secondo lui non è ancora un’anima completamente perduta e siccome il paradiso è bello e colorato pensa bene che anche la moglie, pittrice in vita, possa trovarsi molto bene in quel posto.
Riuscirà Chris a salvare l’anima della moglie? Riuscirà Chris a spingersi fino all’inferno e a non perdersi? Dove sono i figli di Chris? Possibile che non siano in paradiso? Andò stanno?
Godetevi il film per scoprire le risposte.
Partiamo subito dalle cose che funzionano, come Robin Williams. Robin è sempre stato un attore in grado di farti piangere e ridere nella stessa scena. Ha una comicità straripante ma di fondo è come se avesse una sensibilità enorme e anche della tristezza dentro di lui, e queste sue qualità lo hanno reso unico nel suo genere. Ci manchi Robin.
Non è solo Williams a funzionare ma tutto il cast, compreso quello di supporto. Menzione particolare va alla moglie, Annabella Sciorra, che non conoscevo prima di questo film e mi ha piacevolmente stupito con una grandissima prova. Bravi anche i vari Cuba Gooding Jr. e Max von Sydow.
Altra cosa che funziona sono gli effetti speciali, scenografia e fotografia. Infatti un premio Oscar (migliori effetti speciali) ce lo siamo portati a casa e meritatamente direi. È un film che ha un significato molto profondo, ma che può essere anche visto come un’opera visiva di grande impatto emotivo. Se siete almeno un po’ amanti dell’arte troverete questo film molto appagante per i vostri occhi. Verrete guidati nelle varie zone dell’aldilà tramite i colori (chissà perché il paradiso è sempre bello e acceso e l’inferno cupo è triste).
Ma ahimè ci sono anche cose che non funzionano a dovere. Facendo la dovuta premessa che essendo tratto da un libro (immagino anche lungo) avranno dovuto accelerare i tempi per raccontarlo tutto, la trama è la profondità del messaggio si perdono per strada.
La visione da divina commedia del film è un po’ zoppicante così come il passaggio da inferno a paradiso, basta l’amore? Tutti temi profondi e difficili (vita e morte sono cose difficile da trattare) buttati lì un po’ a caso ma anche e probabilmente per esigenze di lunghezza del film.
Inoltre i dialoghi tra Chris e Albert, la sua guida nel paradiso, che sono fondamentali per la conoscenza di cosa ci aspetta dopo la morte sono molto sbrigativi e spicci. L’impressione è che gli dica cose fondamentali con la stessa modalità con cui si chiede come va la giornata e altre frivolezze. Questo porta a due risultati, quello di togliere tutte le velleità religiose/esistenziali/oniriche della vicenda e a quello di non appesantire più di tanto la storia (avrebbe potuto diventare un mattone).
Alla fine la sensazione è di aver visto un bel film visivamente parlando e con dei bravi attori. Credo che lo scopo del film fosse anche riflettere sull’amore, vita e morte ma non è quello che mi è rimasto una volta finita l’ultima scena. L’aver lasciato lo spettatore (me in questo caso) con la sensazione di un film visivamente molto bello, invece che molto profondo e riflessivo credo sia il più grande difetto della pellicola.
Nel contesto però devo ammettere che rimane un buon film, anzi un orgasmo per gli occhi. Una delle grandi interpretazioni di un attore, Robin Williams, fin troppo spesso sottovalutata.