Alan Smithee, pseudonimo con un curriculum di tutto rispetto: il regista che non esiste.
Sarà scontato, ma ci hanno anche fatto un film sopra. Il film si chiama Hollywood brucia, è del ’98, e in modo altrettanto ovvio è facile indovinare a chi sia accreditata la regia della pellicola.
Chi è Alan Smithee, regista di molti film conosciuti e famosi?
Facciamo un piccolo passo indietro…
Alan Smithee begins
1969. Le ultime note di Woodstock si stanno spegnendo nello stato di New York, mentre sulla costa occidentale si sta girando un western come tanti. Il film si intitola Ultima notte a Cottonwood e non figura certamente nella top ten delle classifiche per cinefili. Sono già i tempi della Nuova Hollywood: di lì a poco avrebbero esordito (o l’avevano già fatto) giovani rampanti come Scorsese, Coppola, Spielberg, De Palma, Lucas e compagnia danzante; eppure sul set del sopracitato film assistiamo a una scenetta tipica della vecchia Hollywood, quella degli anni Cinquanta, fatta di star bizzose, produttori senza scrupoli e attricette volubili. Avete presente Ave, Cesare!, no?
Il protagonista indiscusso era Richard Widmark, un vecchio arnese della Hollywood dei bei tempi, uno di quegli attori dalla filmografia sconfinata, che per du spicci recitavano anche nello spot per promuovere la limonata sociale dei ragazzini del quartiere. Indispettito dalla direzione – a suo parere non di livello – del regista Robert Totten puntò i piedi con la produzione, facendolo cacciare e sostituire con Don Siegel, regista di capolavori come Casablanca, Ai confini della realtà, Fuga da Alcatraz e L’invasione degli ultracorpi.
Siegel accetto con tutto lo scazzo che la situazione può suggerire, incassò lo stipendio, ma una volta concluse le riprese si rifiutò di apporre la sua firma su un’opera che legittimamente sentiva come non sua. Anche Totten rispose picche (nonostante avesse girato la maggior parte delle scene), lasciando alla produzione una bella gatta da pelare.
Fino al 1968 trovare una soluzione sarebbe stato ancora più difficile, visto che la DGA (Director’s Guild of America) impediva di firmare le pellicole con pseudonimi per tutelare i diritti dei registi, il cui lavoro avrebbe potuto non essere riconosciuto da produttori senza scrupoli. Una volta decaduta questa norma si decise per accreditare Ultima notte a Cottonwood a tale “Al Smith”, nome talmente diffuso negli States da equivalere a un nostrano “Mario Rossi”, tanto per capirci. Proprio il fatto che fosse così comune costrinse la produzione a modificarlo leggermente per non creare imbarazzanti casi di incerta attribuzione vista la quasi sicura coincidenza del nome con quello di un altro cineasta. “Al Smith” divenne così Alan Smithee, che per la prima volta comparì nei titoli di testa di una pellicola.
Perché proprio queste particolari modifiche?, vi starete chiedendo. Non avrebbero potuto semplicemente scegliere un nome diverso? Che roba è sto “Smithee”?
Sarebbe bello rispondervi subito, ma questa è una storia troppo sugosa per svelarvi il mistero prima della fine…
Il regista all’oscuro
Alan Smithee diventò così lo pseudonimo parafulmine: quando un regista era (per qualsivoglia motivo) insoddisfatto del risultato della sua opera, a tal punto da costringerlo a rifiutarsi di apporvi la sua firma, si utilizzava il nome di Alan Smithee.
Vabbè, ma quante volte vuoi che sia capitato, su? vi starete dicendo mandando a quel paese lo sciamannato che vi sta parlando.
Se consultate la pagina Wikipedia del nostro amichevole regista di quartiere scoprirete che a suo nome sono accreditate almeno una trentina di pellicole, numerose riduzioni televisive, episodi di serie televisive come Ai confini della realtà e addirittura lo storico, nostalgicissimo episodio pilota di MacGyver. Oltre a questo Smithee ha firmato anche più di trenta videoclip musicali, tra i quali perle della musica d’ogni tempo come I Will Always Love You di Whitney Houston, Waiting fot Tonight di J. Lo, Maria di Blondie (quella del leggendario spot Omnitel con Megan Gale) e Lose My Breath delle Destiny’s Child.
Il nome di Smithee però non viene tirato in ballo solo quando c’è di mezzo una telecamera. Se non sapessimo quale mistero nasconde il suo nome penseremmo al signor Smithee come a un novello Leonardo Da Vinci, visto l’eclettismo e il numero di campi disparati nei quali compare tipo prezzemolo. In ordine sparso gli sono stati accreditate, tra le altre cose:
- alcuni fumetti Marvel (i numeri di Daredevil che vanno dal 338 al 342)
- Strontium Dog, un’avventura a vignette di Peter Hogan
- la sezione di chitarra nell’album Miracle: Happy Summer from William Hung di William Hung
- la sceneggiatura del fumetto Godzilla vs Barkley
- la creazione di Eternal Sonata, un gioco di ruolo da tavola giapponese

In questa ricchissima accozzaglia di opere spiccano certamente alcuni titoli cinematografici molto famosi come Hellraiser, il primo, sensazionale capitolo della saga-horror dedicata a Pinhead e ai Supplizianti, ma anche le edizioni televisive di pellicole arcinote come Dune (David Lynch), Vi presento Joe Black (Martin Brest) e The Insider (Michael Mann).
Negli anni Duemila la tendenza a usare lo pseudonimo più prolifico della storia del Cinema si è notevolmente rarefatta, tanto che non abbiamo molte attestazioni recenti. Sta di fatto che il nome di Smithee è ormai leggendario e ha una sua aggiornatissima pagina IMDb, dove vengono peraltro riportati i due meravigliosi soprannomi che si porta dietro: The World’s Lousiest Director (“Il regista peggiore del mondo”) in barba a Ed Wood, e The Scapegoat (“Il capro espiatorio”).
A questo punto resta solo da spiegare perché si sia deciso di non modificare radicalmente il primo nome scelto (“Al Smith”)…
…forse i più sagaci psicopatici tra voi se ne saranno già accorti (in quel caso consigliamo un’accurata visita psichiatrica), ma avete notato cosa succede anagrammando le lettere che compongono il nome di Alan Smithee?
…più o meno come Tom Orvoloson Riddle, ma senza diario-Horcrux e Camera dei Segreti.
PLOT TWIST BITCHEEES.