Film

Aldo, Giovanni e Giacomo parte II – Così è la vita

Seguendo la scia di questa trilogia (qui la prima parte), ecco a voi una perla griffata Aldo, Giovanni e Giacomo che ha segnato gli anni ’90 e la nostra generazione!

https://www.youtube.com/watch?v=PmDybxEhZ8o

Come sempre, prima di cominciare a digitare le prime parole sulla tastiera, mi sono arrovellata alla ricerca della prima frase per aprire quest’articolo, abbandonandomi in seguito alla consapevolezza che attacco migliore di un copia/incolla di uno sketch di questo tipo da YouTube, beh…

Non lo avrei trovato.

Basato su una storia vera, questo film decisamente rientra nelle pietre miliari della mia cultura cinematografica.

“Bello schifo”, penserà chi non ha mai guardato questa pellicola leggendo l’esordio del mio articolo.

Dar torto a questi signori basandosi solo sul manifesto del film (tutt’altro che serio e rispettabile) e sul trailer, comprendo, è difficile. 13820568_10210272653841610_238061737_n

Vi chiedo comunque di superare momentaneamente i limiti da radical chic e intellettualoidi che la società ci impone, in quanto giovani rampanti-tuttologi-sensibili-al-sociale-amanti-delle-arti-solo-quando-incomprensibili e leggervi questo articolo di nascosto. Allontanatevi, solo per un minuto, dal gruppo di amici in tweed che vi ha accompagnato a gustarvi la mostra fotografica ” i peli di Banana Yoshimoto, una storia di poetica simmetria” e scaricatevi questo film chiusi a chiave nel vostro armadio sotto falso nome.

Perché?

Perché in questo film c’è tutto.

 

Anno: 1998. Regia di: Aldo Baglio, Giovanni Storti e (il mio) Giacomino Poretti, con la collaborazione di Massim0 Venier.

Non credo sia necessario introdurre i registi, né soffermarmi a spiegare l’adorazione reverenziale che riservo a questi tre coglioni, perderei tempo e basta.

 

Cosa ci dona questa becera quanto ignorante pellicola?

 

Prima di tutto:

1. L’amicizia.

Ma non quell’amicizia idilliaca e irreale alla Dante e Virgilio; alla M0ntale e Calvino, alla Patty e Selma.

No. Parlo di quell’amicizia becera, ignorante e meravigliosa fatta di minacce, battibecchi e violenza fisica che augurerei a tutti di aver conosciuto almeno una volta nella vita. Un tipo di amicizia che può nascere dai personaggi più inaspettati: un carcerato che minaccia un poliziotto con lo scopo di evadere di prigione e un inventore di sorpresine per gli ovetti Kinder? La butto lì eh.

2. La fuga

Quella stessa fuga disperata ai 200 km/h da una vita opprimente e infelice che tutti, almeno una volta, abbiamo sognato e che qua viene praticata, letteralmente.

La fuga da un carcere reale o immaginato, altrettanto buio e crudele. Tutti e tre i nostri eroi attuano tale fuga più o meno volontariamente. Aldo, per esempio, interpretando il ruolo di un carcerato che deve essere spostato di sede, riporta il carcere vero e proprio; il mio Giacomino, d’altro canto, vivendo una vita di repressione da poliziotto che voleva nascere scrittore e che convive con sorella, cognato e nipote, personaggi tutt’altro che sensibili e altruisti o, quanto meno, sopportabili. Il povero Giovanni condividendo i suoi giorni con una moglie che a malapena lo può vedere girar per casa.

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3. L’amore

A questo proposito, ovviamente, i tre registi non hanno potuto fare a meno di infilare nel film una straordinaria Marina Massironi. Un angelo biondo che conquista il cuore del nostro fuggitivo (Aldo) in modo completamente inaspettato e casuale, a tal punto da farsi invitare dal nostro pelatone a cena, costringendolo a rubare un completo di un defunto, non avendo altri mezzi per tirarsi a lucido.

A questo proposito non posso esimermi dall’allungarvi questa perla:

https://www.youtube.com/watch?v=anMtvfWoLmA

(sempre stata dell’idea che se un uomo avesse esordito con una cosa del genere alla prima uscita, beh… non solo gliel’avrei data, probabilmente gli avrei pure pagato la cena. Così, giusto per star tranquilli.)

 

4. La morte

E, soprattutto, quello che c’è dopo. Ebbene sì, anche in un film di Aldo, Giovanni e Giacomo. La grande signora di nero vestita e armata di falce, che tanto temiamo, qua è affrontata con una sorridente filosofia di chi la morte l’affronta senza nemmeno rendersene conto.

(a tal proposito non dirò altro, nel caso decideste di guardare il film).

 

5. Una sorprendente colonna sonora

…tutta firmata Negrita che segue, passo per passo, il susseguirsi della storia con un ritmo coordinato alla perfezione con le lacrime, le risate e la tensione.

 

Ma in questo film c’è tanto di più.

C’è la filosofia che vede la vita come un miracolo enorme e complicatissimo e, soprattutto, completamente casuale. Un miracolo che ti fa svegliare la mattina senza sapere dove arriverai la sera, chi avrai incontrato e come sarai cambiato.

L’esempio perfetto è riportato da ognuno dei tre protagonisti, che un giorno si svegliano pensando di dover seguire i prevedibili passi di una giornata standard e monotona e che invece, la sera stessa, li ritrova a 200 km da casa, spaventati, confusi, incazzati, innamorati, amici, insieme.

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Le capacità di regia dei tre sono, come al solito, magistrali e ormai tipiche del loro modo di lavorare.

Dall’inquadratura frontale dei dialoghi durante i viaggi in macchina, tipica di tutti i loro film, alle scene girate in grandi spazi aperti  selvaggi e naturali, altrettanto tipica, riconosciamo tutti gli elementi così familiari che ci fanno riconoscere subito la loro firma.

Io non so se vi ho convinto a dare una possibilità a questo film.

Nel caso aveste ancora dubbi vi allungo l’ultimo sketch, a me molto caro, che mi ha fatto innamorare di questa storia.

 

BBBBBaci.

 

Virginia Sambuceti

Vede la luce nel 1992. Si innamora della grande sala buia quando, a tre anni, i suoi genitori la costringono a guardare "il Fuggitivo" con Harrison Ford. Da allora fugge alla realtà grazie al cinema, la letteratura,i viaggi e il vino.
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