
Alice attraverso lo specchio – Ma che è sta cafonata?
Signore e signori, se vi era rimasto ancora qualche residuo di materia cerebrale dopo aver visto Alice in Wonderland, sarete ben lieti di sapere che la Disney ha preparato per voi il colpo di grazia sotto forma di un inutile e strafottutissimo sequel. Stiamo parlando di Alice attraverso lo specchio, uscito nelle sale italiane il 25 maggio.
E indovinate un po’, è una cagata ignobile.

È difficile trovare le parole giuste per commentare questo abominio diretto da James Bobin. Le prime che mi vengono in mente sono crimine contro l’umanità, ma sono convinto che anche un detenuto a Guantánamo considererebbe una tortura insopportabile il fatto di essere costretto a guardare una roba del genere.
Non credo infatti di aver visto in vita mia un film più noioso e fine a sé stesso. Fin dal primo minuto mi è stata propinata un’orgia sconclusionata di computer grafica, banalità buoniste da quattro soldi ed espressioni facciali assurde di Johnny Depp, che più che cappellaio matto sembra solo un coglione.

Mi chiederete: qual è la trama di Alice attraverso lo specchio? Gran bella domanda. Perché stiamo parlando del sequel di un film che aveva profondamente deluso e di cui nessuno sentiva il bisogno. E come già accaduto con Alice in Wonderland, la storia è completamente sacrificata ed è imbastita come semplice contorno al castone della Madonna che annovera tra i suoi interpreti non solo Depp, ma anche Anne Hathaway, Mia Wasikowska, Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter. Tutti nomi importanti, per carità, ma che vestono i panni di personaggi approssimativi e mal caratterizzati a mia opinione.

Ad ogni modo, veniamo ad un rapido riassunto della storia: quella decerebrata inespressiva di Alice (Mia Wasikowska) torna a Stocazzolandia per aiutare il cappellaio matto a ritrovare la sua famiglia, scomparsa moltissimi anni prima per colpa dell’attacco del malvagio Ciciarampa. Per fare ciò, con uno sviluppo di trama davvero originale ed innovativo, dovrà tornare indietro nel tempo per cambiare il corso degli eventi, con i vari casini che ne conseguono.
Tutto il concatenarsi di vicissitudini successive è un’accozzaglia di CGI, scene legate tra loro con lo sputo e personaggi in grado solo di irritare il pubblico. E la cosa più triste è che, con un espediente biechissimo, ossia il suddetto viaggio nel tempo, Bobin è riuscito ad infilare una sorta di prequel del film all’interno del sequel dello stesso film!

Tanto di cappello dunque per Alice attraverso lo specchio, pellicola spillasoldi senza il minimo senso del pudore, che ricalca le già banali idee del precedente Alice in Wonderland di Tim Burton, realizzando così un prodotto irritante e di difficile visione.
La ciliegina sulla torta è il solito finale smielato da quattro soldi, che corona un film sostanzialmente votato alla sola estetica e tremendamente noioso ed inconcludente.
“La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi”. “Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!”, obiettò Alice. “No”, replicò la Regina, “la marmellata c’è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere”. “Non vi capisco”, disse Alice, “è tutto spaventosamente confuso”.