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Alien: Covenant – Il sequel del prequel dell’originale

Cari amici e amiche siamo finalmente tornati! Una delle saghe che più ha lasciato il segno nella storia del Cinema è pronta a ruggire portando nelle sale di tutto il mondo il suo sessantaquattresimo capitolo! Ah no, scusate, non è una recensione del nuovo film di James Bond, chiedo venia. Siamo qui invece per parlare del nuovo capitolo della saga di Alien, in particolare del sequel del prequel, ovvero del successore diretto (più o meno) di Prometheus. Ebbene sì, anche stavolta niente Sigourney Weaver che scappa e fugge dagli xenomorfi… troppo vecchia ahimè. Riguardo al suddetto sequel del prequel si era creata un hype tale da portare gli amanti della saga ad auto-facehuggarsi sperando di ricevere informazioni divine dagli ingegneri. Inoltre è scesa a tutti una consistente lacrimuccia quando il quasi vincitore di 4 oscar Ridley Scott ha rivendicato con veemenza la paternità delle sue bestie xenomorfe. Insomma, le premesse sono ottime: com’è questo Alien: Covenant?

 

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Fermi tutti un attimo. Sì, ci saranno spoiler, tuttavia gli snodi della trama sono nella loro totalità prevedibili con circa 14-15 minuti di anticipo, ergo se volete, anche voi che non avete ancora visto Alien: Covenant, leggete questa amareggiata recensione.

Partiamo da quanto appena detto: la trama prevedibile. Molti avevano esultato scoprendo che la sceneggiatura di questo nuovo capitolo non sarebbe finita ancora una volta in mano a quell’animaletto famelico sceneggiatore di parecchi episodi di Lost: Damon Lindelof. Difatti l’addetto a tale compito stavolta è John Logan. Finalmente siamo in buone mani, basta personaggi stupidi, basta risvolti di trama banali e prevedibili, noi abbiamo lo sceneggiatore di Hugo Cabret e The Aviator! E invece l’eccellente penna di quest’ultimo ha fallito in pieno. In Alien: Covenant la trama avanza unicamente grazie a scelte idiote dei personaggi, i quali lo sono a loro volta. Questi ultimi inoltre hanno la caratterizzazione di un criceto che corre su una ruota: banali, senza carisma e dotati della capacità collaborativa di formiche operaie… morte. La sceneggiatura come se non bastasse prende pieghe talmente insensate e forzate da cadere nell’ilarità e nel ridicolo. Esiste tuttavia un uomo (circa) che resta alienato (sono simpaticissimo) da questo destino oscuro e crudele: Michael Fassbender a.k.a David a.k.a Walter. Attore giganteggiante come sempre e posto a interpretare due ruoli differenti, la combinazione può essere letale, diffidare dalle imitazioni. Grazie di cuore Mike, sei il mio sogno erotico numero uno.

michael fassbender

Parentesi omosessuali a parte, vi siete mai chiesti se gli Xenomorfi facciano sesso? Ipoteticamente tutta quella bava appiccicosa potrebbe essere un problema, no? Anyway, il sistema di riproduzione/parassitizzazione aliena stavolta si può svolgere in due modi diversi: con il classico “ti succhio la faccia bastardo, non guardare mai più dentro il mio fiore che sboccia”, nel gergo facehugging, oppure col nuovo metodo di diffusione di spore velenose. Infatti dopo la prima morte stupidissima della tizia che, in preda al panico, spara alle bombole del gas facendo esplodere la succursale della navicella spaziale, le successive due avvengono proprio perché i relativi poveri sfigati vengono infettati dalle suddette spore. COLPO DI SCENA: se vieni infettato tramite spora lo xenomorfo che ti ha usato come utero ti squarcerà la schiena e non il petto. Sublime.

Ora la vera domanda è se fosse necessario mostrare tutto ciò. Essendo Alien: Covenant un sequel del prequel ed essendo dunque ambientato PRIMA dei fatti che si svolgono nell’originale Alien, che motivo c’era di inventarsi un nuovo metodo di acquisizione della propria mamma? Assolutamente nessuno, perché questa capacità, o meglio, questa possibilità, gli xenomorfi della pellicola del 1979 non la avevano. Cos’è, involuzione? No, ma sono io stupido ed è solo perchè Sigourney Weaver e compagni della Nostromo atterravano su un altro pianeta, il quale non disponeva delle condizioni ambientali necessarie per garantire lo sviluppo di queste spore. Oh Ridley, Ridley…

alien covenant
Piccolo xenomorfo in arrivo

Due metodi di riproduzione diversi corrispondono a due tipi di Xenomorfi diversi. Ebbene sì, in Alien: Covenant i poveri malcapitati si trovano a dover fronteggiare due tipi diversi di alieni cattivissimi, precisamente i protomorfi e i neomorfi. Senza infierire ulteriormente sulla stupida scelta di introdurre un nuovo tipo di Xenomorfo, concentriamoci invece sull’estetica di questi ultimi. Impeccabile come sempre lo styling grafico degli alieni, che hanno un impatto clamoroso sullo schermo e fanno ogni volta cagare sotto come pochi. Aggiungendo poi degli effetti speciali decisamente ben realizzati, il gioco è subito fatto.

Ciò che rende davvero efficace la presenza xenomorfa sullo schermo è tuttavia l’instancabile Ridley Scott. Al di là di molte scelte discutibili o quant’altro, è innegabile che il vecchio Sir sia formalmente ineccepibile. La regia di questo nuovo capitolo è elegante, pulita e il signore che sta alla cinepresa è capace di creare tensione e atmosfere angoscianti come pochi. L’unico vero problema è che il mondo di idee che sembra dominare il cervello di Ridley Scott non viene in nessun modo veicolato da tutto il resto, il che rende tutto futile.

alien ridley scott

Ciò che più fa incazzare in Alien: Covenant è la collocazione spazio-temporale: il sequel del prequel. Ma sequel di cosa? La verità è che l’unico elemento che dà continuità narrativa all’universo creato in Prometheus è la presenza di Michael Fassbender, ovvero dell’androide David. La promessa della dottoressa Elizabeth Shaw di scoprire da dove provenissero gli ingegneri e la voglia implacabile di capire perchè volessero eliminare l’umanità con le quali si chiudeva il primo capitolo prequel, sono completamente andate a donne di facili costumi. Difatti la nostra Elizabeth è morta e con lei il capitolo ingegneri, nessuno ha più fatto domande. Io però ne avrei un paio. A cosa diavolo è servito Prometheus allora? E soprattutto, quante persone devono morire ancora prima di scoprire la vera provenienza degli Xenomorfi? Ora, capisco che magari il popolo fosse stufo di appiopparsi di volta in volta Sigourney Weaver che sfugge alla maternità aliena, ma quindi la soluzione è cambiare la donna protagonista di ogni prequel per non rischiare di annoiare? Noomi Rapace doveva interpretare nuovamente la dottoressa Shaw, seppur con un ruolo marginale. La scelta di escluderla facendola morire non ha nessun senso e soprattutto non è funzionale a rendere Alien: Covenant un sequel di Prometheus.

alien neomorfo
Perlomeno lo splatter c’è

Un film che per il 90% delude le aspettative e lascia l’amaro in bocca a tutti coloro che si aspettavano delle risposte. A questo punto non resta altro che sperare nel terzo capitolo prequel, perché sì, esisterà il sequel del sequel del prequel. Speriamo che il buon vecchio Ridley faccia il suo dovere e che Michael Fassbender rimanga figo e monumentale quanto lo è ora, altrimenti sarà davvero la fine.


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Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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