
All I See Is You – Il film indie di una notte di mezza estate
Prima di iniziare, fatemi fare un plauso al Cinema vicino a casa che ha avuto le palle di prendere in programma un film che, probabilmente, incasserà si e no 20 euro in una settimana.
Aaaaah, l’estate; la stagione che, ormai, a una certa età, quasi odio. Si suda in maniera indecente, non si respira dall’afa, di pioggia neanche l’ombra e al cinema danno solo film del cazzo. Io adesso ho esagerato, ma non ci sono andato troppo lontano. Horror demenziali (e non nel senso buono), qualche film con Nicola Gabbia e aggiungiamoci dei remake non richiesti: il paese dei balocchi, al suo opposto però.

Eppure, il mio istinto, insieme a un sacco di recensioni negative e le mie manie di protagonismo, mi hanno portato in sala a vedere All I See Is You (in italiano tradotto, in maniera ignobile, Chiudi gli occhi). Un film che odorava di Sundance da due chilometri e che, come testimoniamo io e consorte, non porta una cippa di nessuno in sala. Perfetto, è la mia occasione per fare l’intenditore.
IDEE E VISIONI DI UN FILM AL BUIO
La trama di All I See Is You è quanto di più interessante le programmazioni abbiano da offrire in questo periodo: una donna, cieca, riacquista la vista dopo un’operazione; di lì in poi, la sua vita cambierà, specialmente quella amorosa.
Trama semplice e lineare, che calza a pennello con lo spirito indie e indipendente del film. Protagonisti della pellicola sono la moglie di Deadpool in real life, Blake Lively e Jason Clark, il prototipo dell’attore che vorrei veder lavorare più spesso. Per quanto siano agli antipodi, la “sinergia” tra i due si sente e funziona; prove discrete, di impatto e che riescono a far empatizzare lo spettatore quanto basta. Gina e James percorrono un arco evolutivo coerente, ma non senza qualche intoppo. Se no che film estivo sarebbe?
Ciò che sorprende di All I See Is You, è la voglia di Marc Frost (regista di un film innominabile e del peggior Bond degli ultimi anni) di sperimentare: immagini evocative e splendide, visioni che si animano sullo schermo, mostrando il punto di vista di Gina, con sequenze interamente in prima persona. A questo, aggiungeteci oniriche immaginazioni che ricostruiscono ciò che lei non può/poteva vedere.
Il risultato è un film eccentrico, quasi ambizioso, che gioca a darsi arie d’autorialità. Un rischio, appesantire All I See Is You in questo modo, prendendosi “troppo sul serio”, pur spingendo (intelligentemente) sull’acceleratore del thriller psicologico. All-in al buio per Marc!
CONOSCIAMO MAI NOI STESSI FINO IN FONDO?
-“Ti pesa prenderti cura di me?”
-“No, mi fa sentire speciale…”
Questo dialogo, se pur breve, è quello che più mi è rimasto in testa una volta uscito dal Cinema. All I See Is You prova, e riesce in parte, a porci domande scomode, a cui rispondere è sempre difficile; nell’equilibrio della coppia, la cecità di Gina è troppo importante e quando questo si spezza, ecco che i due amanti non sono più loro stessi. Cambiano, mentono e, solo guardandosi negli occhi, capiamo che forse non c’è soluzione. O forse, mostrano quello che sono sempre stati?
Antipatici, enigmatici e fragili, Gina e James sono quanto di più umano All I See Is You abbia da offrire. Insomma, a furia di occhio per occhio, si diventa tutti ciechi. Va bene, la smetto…
Peccato però che a dei protagonisti così credibili vengano affiancati dei personaggi secondari del tutto scialbi e insipidi: tutta la parte di loro due in Spagna dalla sorella di lei è davvero, davvero, davvero, troppo tirata per le lunghe e ripetitiva. Il pregio di All I See Is You è anche il suo più grande difetto: i personaggi sono buoni, raccontati anche bene, ma l’approfondimento psicologico a volte si perde per la tangente. Diciamo che la sensazione è un po’ come quando ti guardi troppo a lungo allo specchio, dopo un giorno di palestra. Soo cringe.
CHI CERCA, TROVA… E IO HO TROVATO
Come anche già accennato, non posso non sorvolare su alcune idiozie di sceneggiatura degne di Frankenstein Junior, come l’ospedale che chiama Gina per l’operazione in piena notte, dopo una serata in discoteca, senza una parvenza di pre-ricovero. Ma nonostante un finale tirato un po’ per i capelli, e qualche colpo di scena telefonato, All I See Is You scorre via, si lascia guardare e, grazie a qualche ottimo spunto, dà al cinefilo medio quello che cerca: un film in pieno stile indie, con una fotografia ottima, con qualche scena di sesso qua e là, girato decentemente e con (mia sorpresa) senso del gusto.
Sarà che ci capisco poco, ma io adoro questo genere di film. Non lasciamo morire il cinema indie… vi scongiuro! Anche quando si prende un po’ troppo sul serio!