
Alla Ricerca di Dory: anemoni urticanti, polpi nevrotici e furti d’auto
C’era una volta 13 lunghi anni fa…
Eravamo nel lontano 2003 quando uscì Alla ricerca di Nemo, anno in cui io a malapena capivo cosa fosse un pesce pagliaccio, o un pesce, o un pagliaccio… Nella storia è passato circa un anno dalla prima traversata transoceanica dei nostri amici Nemo, Marlin e Dory, quando la pesciolina si ricorda dei propri genitori. Colpa di una botta in testa? Un incidente con un motoschifo? Forse solo un embolo che preme nell’emisfero destro del cervello di Dory? Non lo sappiamo. Fatto sta che questo ricordo dà inizio ad una nuova avventura marina/aerea/stradale all’insegna della ricerca dei genitori di Dory.
Un intreccio “fuori” dal mondo
Il film si apre con alcune scene molto simili a quelle del primo film. Un avvenimento improvviso rovina l’equilibrio della barriera corallina: Dory spaesata e un indirizzo ricordato male. Cosa cambia? Cambia la meta. Dal primo film, con destinazione Sidney, passiamo ad una meta più particolare: la perla del porto di Morrow Bay, Parco Oceanografico della California. Se la prima parte del film vi sembrerà una patacca, aspettate di vedere i nostri personaggi costretti a districarsi tra colpi di scena, rapimenti, equivoci e, ovviamente, nuovi amici. A fare compagnia a “quelli di sempre” troveremo Hank, un polpo nevrotico eptopode (solo 7 tentacoli) con la fobia della libertà; Bayley, un beluga terrorizzato dal non saper utilizzare il proprio eco localizzatore; ed infine Destiny, uno squalo balena miope.
La bioDIVERSITÁ
Le caratteristiche bizzarre dei personaggi sono un modo di sviluppare il tema della diversità. In fondo ognuno di loro (e di noi) è differente dagli altri, primi tra tutti il leone marino Gerald e l’uccello Becky, chiaramente bisognosi di un trattamento sanitario obbligatorio. Queste loro mancanze li rendono unici e non meno importanti per chi gli sta attorno! Ogni nuovo personaggio diventa come una parte dell’inconscio di Dory: da ognuno di loro lei avrà qualcosa da imparare, così come loro da lei.
I riferimenti
Come ogni sequel che si rispetti, anche Alla ricerca di Dory nasconde (o no) riferimenti al primo film. L’inizio affonda le radici in una situazione già vista: sia Nemo e Dory sono due pesci cresciuti da genitori apprensivi (l’uno per una pinna atrofica, l’altra per la perdita della memoria a breve termine). Per quanto riguarda i personaggi già visti, quale miglior trasporto transoceanico se non le tartarughe marine? Tra loro abbiamo il ritorno di Guizzo e Branchia. Unico avvertimento: attenti alla corrente e…
“Non date troppo da mangiare ai pesci!”
Una chicca per i più attenti è invece una foto di Darla (la bambina-killer di pesci, nipote del dentista P. Sherman) appesa sul muro nella zona quarantena del Parco Oceanografico.
E per chi come me non lascia la sala fino al passaggio sullo schermo del nome dell’ultimo omino delle pulizie degli set cinematografici, c’è un piccolo regalino. Infatti, dopo i titoli di coda, abbiamo una scena imperdibile che solo i più stoici sono riusciti a vedere. Il leone marino Gerald, che per tutto il film cerca di impadronirsi di uno scoglio, finalmente riesce nell’intento. Ma la cosa forte, e forse più inaspettata, è l’arrivo a Morrow Bay dei nostri vecchi amici del 42 di Wallaby Way, Sidney! Per chi se lo fosse scordato, li avevamo lasciati in fuga dall’acquario dello studio dentistico, in mare e dentro a dei sacchetti di plastica. Le loro condizioni? Nella cacca fino al collo. Riescono a conquistare l’agognata libertà? (rullo di tamburi) Ebbene no! Vengono portati in quarantena!
Sarà forse questo un nuovo ipotetico inizio??
E per finire…
Credo alla fine di non aver rilasciato troppi spoiler, anzi. Lo svolgimento dei fatti è tutto vostro! Godetevi la visione di questa folle fuga fatta di inseguimenti, furti d’auto, uccelli schizofrenici ed ovviamente molte, moltissime lontre coccolose.
Ora mi chiedo… riuscirò a vedere Nemo 3 prima dei 31 anni???