
Amabili resti: dramma e surrealismo per Peter Jackson
Se non vi piacciono i drammoni sulla morte e l’aldilà, questo film non fa per voi. Se invece, come me, non li disdegnate e un piantino ogni tanto ve lo fate volentieri, non perdetevi Amabili resti (The Lovely Bones): non potrete non amarlo. E’ sì un drammone sulla morte e l’aldilà, ma è un drammone particolarissimo. Se non avesse un’accezione un po’ negativa, lo definirei un film davvero ma davvero strano. E’ proprio la storia ad essere strana. Strana in senso buono: è davvero originale e avvicinabile a pochi film, si fatica anche ad inserirlo in un genere (a parte il sopracitato genere drammone, molto più eloquente e complesso del genere drammatico).
Questo film è uscito nel 2009 quasi in sordina, e non si capisce perché visto il cast con i controcoglioni e la firma di Peter Jackson alla regia, una firma che si vede tantissimo nella scelta delle scenografie (dalle quali ti aspetti spunti fuori un elfo o un hobbit da un momento all’altro). Torniamo per un attimo al discorso sul genere del film: è la storia di un omicidio… dunque un thriller? Nì. E’ un film di fantascienza? Mmmm, non proprio. E’ un film sentimentale? Anche, anche. Diciamo che l’elemento drammatico, thriller e fantascientifico coesistono e si bilanciano… e lo fanno piuttosto bene.
Susie Salmon (un’adorabile Saoirse Ronan) è una ragazzina felice, carina, creativa, buona. Le si vuole bene dalla prima inquadratura. Chiaramente muore. Il 6 Dicembre 1973 viene orrendamente uccisa dal vicino di casa, George Harvey. Questo personaggio ha cinque caratteristiche che lo rendono assurdo, incredibile, riuscitissimo, meraviglioso, adoro, amo:
- George Harvey è Stanley Tucci. Il mimetico, bravissimo, eclettico Stanley Tucci (e poi, a parte i miei starnazzi da groupie, ha ricevuto la candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista per questo ruolo, e scusa se è poco).
- Ha un milionecinquecentomila tic e hobby discutibili tipo costruire case per bambole, come ogni psycho killer che si rispetti.
- Questa scena molto inquietante:
- Parrucchino biondo, occhi di ghiaccio e mascella larga.
- George Harvey è il classico tipo qualunque (l’aspetto più terrificante).
Il vicino di casa, di cui Susie si fida, la attira in un rifugio sotterraneo da lui costruito e lì compie l’omicidio, facendo a pezzi il cadavere della ragazzina e ficcando il sacco in una cassaforte massiccia. Susie si ritrova quindi in un limbo, dove potrete godere di tutta la vasta gamma di effettoni speciali del big Peter, con tanto di occhioni blu di Susie in turbo technicolor, e di tante trovate geniali e creative: il limbo di Susie è un mondo fantastico, un’iperbole della realtà, dove gli oggetti concreti vengono rivisti e corretti, ampliati, destrutturati.

Per la famiglia Salmon inizia un calvario di ricordi, segnali, sensazioni, in cui Susie dalla sua dimensione cerca di partecipare; soprattutto, inizia la caccia all’assassino, che nel frattempo continua indisturbato la sua vita tranquilla e si nutre dei ricordi dei passati omicidi, di cui, si scoprirà poi, Susie rappresenta il sesto assassinio di una serie destinata a continuare.
Sono qui davanti al computer, immobile, con le mani incerte ed insicure, a scrivere tre parole e cancellarle subito dopo. Non è semplice descrivere cosa rende speciale questo film. Non è un Ghost (che comunque apprezzo!), non c’è sentimentalismo, non ti vuole far piangere a tutti i costi. Almeno, io non ce l’ho visto. La mia difficoltà deriva da uno strano imbarazzo, una sorta di coincidenza: questo limbo ritratto nel film, questo pseudo paradiso… io da piccola lo immaginavo esattamente così l’aldilà!
Sono scenari colorati, surreali, fiabeschi, vivaci, luminosi, infiniti. Alla vostra mente adulta in un primo momento potranno risultare finti e pacchiani, ma a guardarli bene e a tirar fuori il famoso “bimbo che è in voi” risulteranno perfetti. Non c’è nel film (e neanche nell’omonimo libro di Alice Sebold da cui è tratto) la volontà di dare una qualche risposta spirituale allo spettatore: Amabili resti è una strana, semplice fiaba, raccontata in prima persona dalla Susie morta, dove non manca orrore, amore, rabbia e gioia, come tutte le belle fiabe che si rispettino.
Vi consiglio questo film perché commuove, conforta, coglie aspetti sorprendenti del tema della morte. Vi chiederete forse cosa siano questi “amabili resti” (sì, anche io come voi molto brutalmente pensavo fossero i pezzi di cadavere. Ovviamente no.).
Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n’ero andata, e cominciai a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di me.