
American Animals – Ladri senza scopo
Spencer è uno studente come tanti. Perduto in un “taedium vitae” che lo attanaglia da tempo, passa le sue giornate tra l’università, la famiglia e il suo amico Warren, più intraprendente e spericolato di lui. Vogliono dare una svolta alla loro vita e per farlo sono pronti a tutto. Il loro obiettivo diventa rubare “The birds of America”, un rarissimo libro antico, che malgrado l’enorme valore viene custodito nella biblioteca universitaria senza particolari misure di sicurezza. Per il colpo reclutano altri due compagni, il contabile Eric e lo sportivo Chas, e iniziano a programmare il piano d’azione fino agli ultimi dettagli, ma l’imprevisto è dietro l’angolo.
American Animals non è solo basato su una clamorosa rapina avvenuta nel 2004 alla Transylvania University di Lexington, Kentucky, ma l’intento documentaristico rimane nell’intenzioni del regista Barry Layton. Se la rapina e la sua improbabile preparazione sono raccontate in flashback con quattro giovani attori, il contrappunto è dato dai commenti e dai ricordi dei quattro reali rapinatori oggi. Le differenti versioni di ognuno degli intervistati compongono i tasselli di un puzzle imparziale e variopinto che dà al film una vivacità unica. Il ritmo, lento nella prima parte per lasciare spazio ai pensieri vacui di Spencer, incalza sempre di più arrivando a toccare i vertici dei migliori “heist movie” hollywoodiani, dei quali, tra l’altro, nel film ci sono numerose citazioni.
Il colpo alla biblioteca, però, non è centrale nella vicenda. Il vero protagonista è l’assenza di orizzonti ideali. Siamo davanti a quattro ragazzi bianchi americani di buona famiglia, che nonostante le numerose opportunità che offre loro il college non sanno che strada intraprendere nella propria vita. Lo smarrimento fa così di loro anime perse, pronte a inventarsi una folle impresa pur di trovare finalmente qualcosa di eccezionale e unico che dia uno scopo a tutto. Nella vita reale, una volta varcato il confine che divide il bene dal male, non si torna indietro. E il peso che questa scelta comporta, Barry Layton ce lo fa sentire tutto. Mentre de-costruisce un genere, lo declina in modo esemplare. Lo spettatore si appassiona alle varie fasi della rapina, dalla progettazione all’esito, si diverte e si intimorisce, fino a immergersi con la sapiente regia di Layton dentro la narrazione.
Le coordinate di questo evento sembrano dirci tutto di questi ragazzi, ma ci fanno soprattutto capire che ad essere perduti non sono solo loro ma un‘intera generazione, in corsa per raggiungere un sogno tanto materiale quanto inutile. La critica ad un mondo consumistico aleggia per tutta la pellicola. Ciò che rimane allo spettatore dopo la visione di American Animals è il senso d’insicurezza che questi giovani sbandati provano in questo mondo e che li perseguiterà come un fantasma per il resto delle loro esistenze.