Film

American Dharma: la necessità di capire il presente

Di Errol Morris, sempre alla Mostra di Venezia, mi era già capitato di vedere il bellissimo The Unknown Known. Avevo grandi aspettative su American Dharma e non sono state deluse: Morris si conferma un documentarista puntuale, chiaro, con una grande attenzione alla cura formale e un gusto eccellente per il linguaggio cinematografico.

Forse film come American Dharma non sono solo utili: sono necessari.

L’American Dharma come missione da compiere

Morris racconta la strana parabola di Steve Bannon, produttore cinematografico e regista che si è trovato a dirigere dietro le quinte la campagna elettorale di Donald Trump prima e poi, fino al 2017, a lavorare come consigliere del presidente.

Bannon è un personaggio bizzarro, anche per i canoni fantasiosi della scena politica americana, ed è stato al centro di numerose polemiche per la sua dichiarata affiliazione a correnti di estrema destra. A questo proposito, un’interessante consonanza: sempre oggi, a seguire rispetto ad American Dharma, c’è stata la prima di 22 July.

Steve Bannon Errol Morris American Dharma Venezia 75

Si auto-identifica come “populista” e nel corso del documentario spiega diffusamente l’accezione che dà al termine. Una larga parte dell’intervista è dedicata alle elezioni e alle tecniche di comunicazione utilizzate nel corso della campagna Trump, che ci aiutano a capire come uno degli uomini più odiati d’America sia diventato presidente.

La struttura

Siccome lo stesso Bannon ha lavorato nel cinema, ed è appassionato di vecchi Western e film di guerra, con American Dharma Morris compie una scelta molto felice dal punto di vista narrativo: accompagnare le varie sezioni dell’intervista a spezzoni e riferimenti dei film più citati da Bannon.

Troviamo così l’ex consigliere a confrontarsi con le interpretazioni più famose di John Wayne e Gregory Peck, alla ricerca di contrasti e parallelismi con quel modello di “uomo americano”, di leader archetipico, che è stato fonte di ispirazione per la sua carriera politica.

Emerge una figura ambigua, che galleggia a metà tra le incrollabili (folli?) convinzioni e una consapevolezza ben più lucida dei meccanismi di controllo delle masse.

L’importanza di American Dharma oggi

Sono gli Stati Uniti di Trump, ma colpisce come in questo momento storico gli stessi modelli comunicativi vengano applicati in politica in diversi paesi europei (compreso il nostro).

In particolare per quanto riguarda il tema dell’immigrazione: Bannon racconta di aver consigliato a Trump di “sviare” le domande della stampa sulle presunte molestie sessuali riportando ostinatamente il discorso SOLO sul tema dell’immigrazione messicana e della costruzione del famigerato muro.

Steve Bannon Errol Morris American Dharma Venezia 75

Se ricordate la campagna Trump, quel tormentone era quasi ossessivo. L’obiettivo era polarizzare l’attenzione solo su un clivage in cui i Repubblicani erano certi di catturare le simpatie dei lavoratori più degli ideali della parte Democratica, percepiti come “inconsistenti”.

C’è un punto preciso di American Dharma che mi ha impressionato perché fotografa inconsapevolmente il dibattito politico italiano. Si vede uno dei primi comizi della Clinton, in cui la candidata Democratica – invece di spostare l’attenzione su un terreno più favorevole – punta il dito sul razzismo sotteso alle proposte di Trump. Bannon commenta questa scelta con le parole:

In quel momento ho capito che avremmo vinto: aveva abboccato.

Ricorda qualcosa?

Esorcizzare la paura del presente

Il punto di vista politico di Morris è naturalmente opposto a quello di Bannon. Un contrasto che emerge con decisione e rispetto nel corso dell’intervista, ma che non limita la libertà di espressione dell’intervistato, anzi la incoraggia.

L’intento dichiarato di Morris nello scegliere di girare American Dharma è proprio il bisogno di esorcizzare la paura per una presidenza che a tanti americani sembra ancora incomprensibile, e inaccettabile. La necessità di capire come sia potuto succedere, partendo dal presupposto che la conoscenza profonda di un fenomeno (per quanto alieno) è l’unico vero strumento per riuscire a contrastarlo.

Una lezione che il regista, evidentemente, si augura che gli americani impareranno. E direi che pure noi possiamo tranquillamente prendere il ticket e metterci in coda.

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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