Tratta dalla narrativa perfetta del romanzo di Neil Gaiman, American Gods si era confermata una delle serie di punta, la più appagante sicuramente, del 2017. Dopo una pausa parecchio lunga, la serie prodotta da Starz è tornata sulla piattaforma Amazon Prime Video lo scorso dieci marzo.
La serie nel frattempo ha subito delle consistenti defezioni, perdendo prima i suoi due ideatori Bryan Fuller e Michael Green e in seguito due importanti elementi del cast: Gillian Anderson, che aveva interpretato un’eccellente Media e Kristin Chenoweth ovvero Easter, personaggio che tra parentesi gioca un ruolo importante all’interno della storia.
Come torna in pista American Gods malgrado tutto? Abbastanza bene.
La serie torna in ottima forma a livello di contenuto, visti i molteplici e innumerevoli strati narrativi a cui corrisponde il romanzo di Gaiman, e anche a livello estetico ci siamo. Queste prime due puntate tuttavia hanno qualche battito fuori posto, ma vi assicuro niente di grave.
Il primo episodio, House on the Rock, è un punto chiave della storia. Piacevolissimo constatare che le riprese sono state permesse alla vera House on the Rock, un’attrazione che offre panorami intriganti e perturbanti. Qui, più o meno qui ecco, avviene il concilio di guerra dei Vecchi Dei, capitanati da Wednesday, che vi assicuro essere ancora un Ian McShane da brividi, e fomentati da Shadow Moon (Ricky Wittle).
Dall’altro lato della barricata i Nuovi Dei cercano di correre ai ripari; Technical Boy (Bruce Langley) galoppino di Mr. World (Crispin Glover), invitato a cercare Media. La collisione avviene a fine episodio dove un nuovo pezzo della scacchiera è mosso.
In generale l’episodio è ben costruito e, anche se certi eventi vengono spalmati con una certa eccessiva lentezza, nel complesso il finale arriva con il rumore di un sonoro schiaffo, con in sottofondo le urla condite di accento slavo di Czernobog. Considerando che è necessario il doppio nodo con un finale a cui abbiamo assistito due anni fa House on the Rock tiene testa alle attese dello spettatore.
Per The Beguiling Man basta specificare una cosa: l’episodio sarebbe perfetto se non per tutto quello che riguarda e che sta intorno alle scene di Shadow sul treno.
Facendo ordine: Wednesday parte con Mr. Nancy (Orlando Jones, questi due un’accoppiata favolosa), Laura parte con Mad Sweeney alla ricerca di Shadow, gli altri dei intanto si preparano a muovere guerra.
Shadow appunto: tenuto prigioniero su un treno alla mercé di Mr. Town. E qui sta il problema, nei flashback parecchio lenti e nelle scene di tortura poco credibili, sicuramente esteticamente dieci note sotto rispetto al livello generale della serie. Sembra un set di Doctor Who, non il clamore di American Gods.
Per quanto riguarda le altre due coppie sono loro che tengono alto il morale dell’episodio, in particolare Laura e Mad Sweeney con ottime scene d’azione. Come la prima puntata di questa nuova stagione di American Gods (ma anche del passato) anche in questo episodio aleggia un’aura di maledizione, o benedizione, di non detto. Incerta è la destinazione, anche se i lettori visti i tempi possono aspettarsi che probabilmente non arriveremo a Lakeside entro il finale di stagione, ma più probabilmente ci fermeremo in Illinois.
Tempi un po’ troppo lenti ma aspettative mantenute; American Gods funziona quando esplode, questi primi due episodi sono leggermente dissonanti, probabilmente perché uno incentrato sul gruppo delle divinità mentre il secondo genera una frattura, gli dei si dividono e l’azione si rallenta in maniera drastica, senza un peso a controbilanciare. Probabilmente il peso in questione dovevano essere i flashback di Shadow che, per l’appunto, hanno alti e bassi notevoli.
Ma il punto è questo: l’episodio due si chiude con il botto e questo non può che far ben sperare.