Serie TV

American Gods 2 – Episodi 5 e 6: truffe e accelerazioni

Dopo quattro puntate con evidenti alti e bassi la seconda stagione di American Gods colpisce a fondo lo spettatore con due episodi taglienti. Il quinto episodio un lento crescendo verso l’esasperazione del protagonista Shadow Moon e la crescita/caduta dei personaggi di Laura e Mad Sweeney. Il sesto episodio invece è certamente, per il momento, il migliore della stagione (mi rimangio quello che ho detto la volta scorsa).

The Ways of the Dead vede Shadow confrontarsi con le due divinità dell’Ibis and Jacquel Funeral Parlor (anche se Jacquel, nella sua forma umana, è assente in questa seconda stagione e questo non ci piace molto). Dall’altro lato Wednesday insieme al Jinn e a Salim contatta il Re dei Nani per riparare Gungnir. Infine Laura e Mad Sweeney si incontrano con i Loa della morte, Baron Samedi e Maman Brigitte.

Questa terza storyline è ben inserita all’interno dell’episodio e crea una forte aspettativa per quanto riguarda le prossime puntate; niente viene risolto e la situazione viene ulteriormente complicata, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Mad Sweeney, che è il vero nodo della questione. C’è anche da ammettere che per quanto riguarda l’atmosfera la puntata in questo setting come negli altri prende un ottimo voto.

L’altro punto forte della puntata è il crescendo di esasperazione a cui va incontro Shadow. Come nel romanzo il personaggio è parecchio (ma davvero, tanto) ingenuo e la comprensione della situazione cresce insieme a quella del lettore/spettatore. Così anche in questo caso, dopo l’episodio che lo vede affrontare lo spirito di William “Froggy” James, un bracciante che venne davvero linciato al Cairo agli inizi del Novecento, Shadow e lo spettatore necessitano chiarimenti. Che ovviamente arrivano, ma solo in parte. In questo il personaggio di Mr. Ibis riprende altre caratteristiche della sua divinità che sembrava essere ridotta ormai al solo ruolo di psicopompo.

L’episodio seguente, Donar the Great, è una piccola bomba. Wednesday, questa volta in compagnia di Shadow, si dirige verso un antico centro di potere, oggi un centro commerciale, per sistemare una volta per tutte la sua lancia. Dvalin, il nano che dovrebbe occuparsi delle rune, chiede in cambio un oggetto di potere: la giacca di Lou Reed. Per quanto riguarda questa parte dell’episodio possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo: l’Odino delle truffe è tornato, ma non solo: Shadow diventa il suo compare di imbrogli.

E questo vuol dire che le cose stanno accelerando. Inoltre vedere in atto il Bishop Game per i lettori sortisce una buona e sana ghignata.

L’altra metà dell’episodio è un lungo flashback che vede di nuovo protagonista Wednesday e suo figlio Thor (Donar). Agli inizi del Novecento Odino e Anansi gestivano un locale di burlesque dove si esibivano appunto, tra gli umani, Donar e Columbia. Ora, piccola parentesi: Columbia è lasciata passare come la personificazione dell’America prima dell’arrivo della Statua della Libertà, ma l’impressione finale è che si tratti di qualcosa di più. Del progresso americano forse, o del movimento delle suffragette o ancora del Destino manifesto. Quello su cui mi sento di dissentire è che si tratti di una vecchia Media. Nello stesso episodio compare Tech Boy, al tempo Telephone Boy, seguendo questo ragionamento la vecchia Media doveva avere ben altro ruolo al tempo.

In ogni caso il personaggio di Donar entrerà nelle schiere dei nazisti e la sua fine aggiunge un tassello a cosa comporta essere una divinità Somewhere in America.

Presente e passato si ricollegano nelle parole di Wednesday: “You remind me of my son”.

Nuovi indizi su Wednesday quindi, su Shadow e sulla guerra a venire, indizi che per i lettori sono ben calibrati quasi quanto quelli nel romanzo, mentre forse per il solo spettatore si perdono un po’, per quanto comunque importanti, nel mezzo alle altre storyline.

Due episodi che hanno rimesso in moto il meccanismo e che finalmente hanno fatto slittare quella che sembrava una stagione di passaggio in una scivolata verso due probabilmente importanti episodi finali.

Diletta Crudeli

Classe '91. Pur avendo studiato Beni Culturali ed editing credo di saperne di più sui viaggi nel tempo e sulle zone infestate. Leggo un sacco di libri e cerco sempre di avere ragione, bevo tanto caffè, e provo piacere nell'essere un’insopportabile so-tutto-io. Per intrattenervi posso recitare diversi sketch dei Monthy Python.
Back to top button