Cosa vuol dire avere fede in un mondo che non crede più in niente? O che forse ha solo cambiato coloro a cui destinare le proprie preghiere. E se gli dèi dell’antichità fossero stanchi di rimanere chiusi in vecchi libri dimenticati? Chi sono gli American Gods?
American Gods era uno di quei libri che gravitavano in maniera insistente a casa mia. Penso di averlo letto (o forse no, forse non del tutto, chissà) all’età di 14 anni e come per tutto ciò che feci a quell’età mi è rimasto solo un vago e sbiadito ricordo.
Ricordo la copertina nera e il fatto che fosse troppo complesso per la mia giovane e debole mente. E nonostante questo rimase impresso nel mio immaginario. Forse per altri racconti che lessi di Gaiman o forse perché in cuor mio sapevo che sarebbe tornato in qualche modo alla mia attenzione prima o poi.
CREAZIONE HYPE: VOTO 10
American Gods esce nel 2001 e nel corso degli anni diventa uno dei best seller di Gaiman. La storia è forte, la sua narrativa anche e i frutti in termini di notorietà e successo arrivano. Fino al punto di scomodare nientepopodimenoche la Sig.a HBO, che nel 2011 decide di comprare i diritti per adattare il libro ad una serie tv.
HBO che per l’inciso in quell’anno produceva e trasmetteva cosucce tipo The Sopranos, Six Feet Under, Band of Brothers e altre cose del genere. Eppure nel 2013 annuncia che American Gods è troppo incasinato anche per loro quindi non se ne fa niente.
Salvo l’arrivo del canale a pagamento americano STARZ che ufficializza la produzione di una serie da parte di Bryan Fuller e Michael Green, due nomi che farebbero accapponare la pelle di qualsiasi fan di qualsiasi cosa se la “cosa” oggetto del desiderio venisse improvvisamente accostata a uno di questi nomi.

Bryan Fuller è il padre indiscusso della serie tv Hannibal (della quale parlai in maniera esaustiva essendo la mia preferita forever and ever) mentre Michael Green è uno sceneggiatore di prim’ordine che ha lavorato per alcuni fumetti della DC Comics e per serie come Smallville, Everwood e Heroes (prometto che prima o poi scriverò di questo capolavoro) o dei recenti Logan, Alien: Covenant e Blade Runner 2049.
L’attesa era già alle stelle per quel che mi riguarda e, ciliegina sulla torta, a luglio 2016 esce il primo trailer:
Una bomba!
IL PRIMO IMPATTO
Ammetto di aver passato i primi 4 mesi del 2017 a trovare un account di Prime Video da poter sfruttare per vedere le puntate con qualità decente senza dover sottoscrivere io personalmente l’abbonamento (non è colpa mia se un tempo eravamo sotto il dominio dei liguri) e con grande gioia arrivo prontissimo all’appuntamento con la première del 1 maggio.
Nel giorno, che lampi! Che scoppi! […]
Non una citazione di uno dei protagonisti (anche se sarebbe molto azzeccata) bensì un verso de La mia sera di Giovanni Pascoli che sicuramente Fuller e Green avranno letto.
Non posso pensare il contrario dato l’andazzo della prima puntata e non che questa sia una critica, anzi! Devo dire che American Gods parte davvero bene e penso pecchi solo nella fin troppo chiara “linearità” del filone narrativo principale. A mitigare questa sensazione ci pensano le altre storie parallele che aggiungono spessore ai personaggi secondari, che poi tanto secondari non sono.
Per motivi diametralmente opposti a quelli che mi fecero storcere il naso per Legion, riconosco che anche qui ci sono dei difetti di forma. O meglio, come per Legion si è scelto di optare per una serie presumibilmente di lunga durata per cui sì, aspettatevi lampi, tuoni e fulmini ma non colpi di scena clamorosi che fanno saltare sul divano!
Anche in questo caso mi sento di dare fiducia alla produzione sul prosieguo della serie perché effettivamente siamo solo all’inizio e le basi gettate sembrano sicuramente più solide di quelle dei ponti in Sicilia (ci vuole poco, lo so).
BLASFEMIA ALL’APPARENZA, SERIETÀ NELLA SOSTANZA
Il soggetto dell’intera narrazione potrebbe sembrare vagamente blasfemo, specie nell’ultima puntata, dato che tratta la relazione che c’è tra gli uomini e le divinità delle varie culture orientali e occidentali. Gaiman non si risparmia nel raccontare le storie di immigranti provenienti da ogni angolo del mondo in America, ognuno con la propria fede e, di conseguenza, con i propri dèi.
Cosa che negli USA del 2017 potrebbe essere leggermente travisata e strumentalizzata data la sua dichiarata avversione per Trump. Eppure questo lato politico non è per Gaiman fondamentale perché il suo è puro desiderio di raccontare la storia che ha in mente e così fa:
We simply started telling our fucking story and then the world changed. It would be like telling a pro-Jewish story in Berlin in the 1930s, […]
Neil Gaiman, intervista completa per Vulture qui
E la storia è una di quelle che spiccano a chilometri di distanza. Per la bravura dello scrittore inglese certo, ma anche per quella dei vari attori che si dimostrano tutti all’altezza.
È una delle poche volte che vedo una serie e non cambierei neanche un singolo attore!
Il Mr. Wednesday di Ian McShane è magnetico e contrapposto al terrorizzante Mr. World di Crispin Glover incarnano alla perfezione l’aura di due entità dai poteri inimmaginabili. Al centro ci sono i coniugi Shadow (Ricky Whittle) e Laura Moon (Emily Browning), normali esseri umani di nascita ma resi speciali e protagonisti dello scorrere degli eventi.
Anche i personaggi secondari risultano importanti almeno tanto quanto i principali, dato che sono loro a dare vita al grande circo visivo che è American Gods: Media (Gillian Anderson) ovvero la personificazione dei nuovi mass-media, Mad Sweeney (Pablo Schreiber), un leprecauno, Chernobog (Peter Stormare) dio slavo delle tenebre, Bilquis (Yetide Badaki), la dea dell’amore e infine Ostara (Kristin Chenoweth), antica dea della Pasqua.
ELOGIO DELL’ESTETICA FULLERIANA
Se American Gods ha ottenuto il titolo di una delle migliori serie del 2017 grandissimo merito va dato al padre adottivo di questa storia, il grande Bryan Fuller.
Fuller non è semplicemente un bravo sceneggiatore/ideatore/produttore, è uno di quelli che si distingue dalla massa. E si distingue per una quantità incredibile di unità nella scala di misurazione della bravura di un personaggio del genere. Ero fermamente convinto che con Hannibal avesse raggiunto una performance irripetibile ma sono stato costretto a ricredermi con American Gods. Il capolavoro sulla storia del dott. Lecter non è stato scalzato dalla prima posizione delle serie (a mio avviso) meglio realizzate che abbia mai visto, ma ci si avvicina dannatamente.
Ancora una volta la bellezza e la forza dei mondi creati da Fuller sono mozzafiato. Ma se in Hannibal molto lo si deve alla presenza di un attore del calibro di Mads Mikkelsen, in American Gods il merito da ripartire tra i vari attori è senza dubbio inferiore a quello che deve portarsi a casa il buon Bryan.
Basta guardare la sigla iniziale per capire di cosa stiamo parlando:
Ancora una volta una storia di conflitto che non finisce nel banale dualismo bene/male (anche se ad un occhio poco attento potrebbe sembrare) ma che anzi, crea varie fazioni con singolarità al proprio interno che agiscono in maniera slegata ed egoistica dal resto del contesto.
Per non parlare delle intenzioni generali che muovono tutta la narrazione: vendetta, rivalsa, brama di potere, odio, sadismo, rassegnazione e dolore.
American Gods è la storia del male che vuole combattere un diverso male, colpevole di voler togliere il primato al proprio predecessore.
Con una premessa del genere come potremo far a meno della prossima stagione?