Film

American History X: un film inevitabile

Questo è un film inevitabile. Inevitabile girarlo, perché certe storie non si possono non raccontare, e inevitabile vederlo, perché certe storie non si possono non ascoltare.

Notte. Un uomo con una svastica tatuata sul petto sta facendo sesso con una ragazza in una casa a Venice Beach. La stanza è piena di simboli nazisti. Tre afroamericani armati spaccano il vetro della sua macchina svegliando il fratello adolescente, che lo va a chiamare.

L’uomo prende una pistola ed esce di casa. Uccide il primo, mette in fuga il secondo, ferisce il terzo.

Benvenuti nei primi 3 minuti di American History X.

Eppure sul pianerottolo salutava sempre

Comincio subito col dire che questo non è semplicemente un bel film. Questo è un capolavoro. E fa un po’ strano pensare che per il regista, il britannico Tony Kaye, questo film coincida anche con l’esordio alla regia cinematografica, dopo una carriera fatta prevalentemente di spot pubblicitari e video musicali.

E ancora più strano è che l’esordio con American History X coincida con la fine, o quasi, del regista. Kaye, nonostante la qualità altissima del film, non era soddisfatto del finale, e provò in ogni modo a togliersi dai crediti del film. Portò avanti una battaglia coi produttori che di fatto ne stroncò la carriera.

Lui sarebbe il regista

La storia non è lineare, bensì è un flusso continuo tra passato (girato in bianco e nero) e presente (a colori).

La trama: protagonista di American History X è Derek Vinyard (Edward Norton), l’uomo tatuato di cui sopra, che era solo un adolescente quando il padre, un vigile del fuoco, viene ucciso per caso in un regolamento di conti fra gang per il controllo dello spaccio della droga. Il ragazzo vive con la madre, la sorella maggiore (tipicamente liberal), la sorella minore ed il fratello, Danny (Edward Furlong). Derek, scioccato dalla morte del padre, incolpa le minoranze e la società di tutti i problemi, suoi e degli Stati Uniti. Neri, latinos, insomma, tutto ciò che non è bianco, è una minaccia ed è responsabile della morte del padre. Finisce per essere plagiato da Cameron Alexander, la mente del movimento neonazista locale, che usa Derek per reclutare altri disperati, ragazzi ai margini della società che hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa di più grande, non importa se quel qualcosa è totalmente folle. Derek cresce, e con lui l’organizzazione di Cameron.

Sì, qualcosa tipo “gli americani nelle tende, i messicani negli hotel”

La madre dal canto suo prova a rifarsi una vita frequentando un professore della scuola di Danny, un uomo che agli occhi di Derek ha la colpa di essere ebreo. Un giorno a pranzo Derek ha una violenta discussione con lui e con la sorella. Il ragazzo caccia il professore, e la madre disgustata chiede a Derek di andarsene di casa. Cosa che Derek farebbe la mattina seguente, se non fosse che nella notte succede quello di cui abbiamo parlato all’inizio.

Il ragazzo che Derek aveva ferito, ricordate? Ecco, non lo ha solo ferito: lo uccide malissimo sotto gli occhi del fratello Danny. Arriva la polizia.

Così è più chiaro?

Derek si fa tre anni di prigione, e la cosa gli cambierà la vita. Il carcere è diviso fra bianchi, neri, latini. Inizialmente Derek fa il duro appoggiandosi al gruppo dei bianchi, ma finisce ben presto per staccarsi da loro. Questi però non sono esattamente d’accordo e sotto la doccia gli fanno capire che per lui i prossimi anni non saranno una passeggiata di salute. Gli unici che può considerare come amici sono paradossalmente due neri. Uno dentro il carcere, che condivide con lui il lavoro in lavanderia e gli fa capire che bianchi, neri, rossi, gialli, siamo tutti uguali. L’altro fuori dal carcere, ovvero il Preside Sweeney (Avery Brooks), suo ex professore ed oggi direttore della scuola che adesso frequenta Danny. Sweeney si offre di dargli una mano. Si ricorda che Derek ha del potenziale e vuole salvarlo dall’abisso. Si impegna per farlo uscire dal carcere, ma in cambio gli chiede un cambiamento. Derek legge, impara, studia la storia dei neri americani. Quando esce dal carcere è un uomo nuovo. Vuole chiudere definitivamente con Cameron, col White Power e con il suo passato.

Chi ha fatto la battuta sulla saponetta?? Eddai su, restiamo seri

Quello che non sa è che mentre era in prigione, Danny, che è cresciuto nel mito del fratello maggiore, è stato assorbito dalla cerchia di Cameron che proprio lui aveva messo in piedi. Anche Danny ora è un neonazista che scrive tesine sul Mein Kampf. Il preside Sweeney lo obbliga a scrivere un nuovo compito per un corso di storia americana, che chiama “American History X”, che ha messo in piedi appositamente per Danny. Il ragazzo dovrà scrivere cosa prova per la scarcerazione del fratello e come vede la società americana.

E poi c’è il finale.

American History X è un film tremendo, che non lascia scampo. Girato nel 1998, dopo oltre 18 anni è ancora attualissimo. A meno che non abbiate trascorso gli ultimi mesi/anni della vostra vita su una torre altissima, vi renderete conto che temi come razzismo e odio per chi è diverso sono ancora discretamente all’ordine del giorno.

Ah, poi ci sarebbe anche Edward Norton. Probabilmente al primo ruolo importante della sua carriera, in più di una scena vi troverete ad abbracciare lo schermo del computer, supplicandolo di spiegarvi perché è così bravo. Inevitabilmente venne nominato all’Oscar per il miglior attore protagonista, che però fu vinto dal nostro Benigni.

American History X è un film di specchi, di ruoli che si invertono. Un film di crescita e metamorfosi e caduta. Non c’è redenzione, non si può chiudere col passato, e chi ha colpe paga fino all’ultimo, senza sconti. Un film dove nessuno vince, e tutti perdono.

Ok, non ho tempo di leggerlo, dimmi perché dovrei vederlo:

-Perché è una pietra miliare del cinema, e le pietre miliari non le puoi ignorare

-Perché Edward Norton è proprio bravo bravo bravo

-Perché sembra girato l’altro ieri

Simone Forte

Nato nel 1984. Nel 2012 scopro che l'anagramma del mio nome e cognome è "termosifone". Spero che scrivere di cinema senza averlo studiato per davvero non mi renda come quelli che leggono articoli complottisti sui vaccini e poi vanno a contraddire i medici. Io scriverò lo stesso, ma prometto di limitare al minimo indispensabile l'uso dei "................" e dei "!!1!!1!".
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