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American Horror Story Cult: quando l’arte imita la vita

E settimana stagione fu. Molte aspettative, minimo margine di errore. Ryan Murphy e Brad Falchuk non potevano permettersi una stagione mediocre dopo averne sfornate sei più che valide

2016. Evento dell’anno. Elezioni americane. Donald Trump vs Hillary Clinton. Non suona già come l’ottima trama di un film dell’orrore ben riuscito?

American Horror Story Cult non fa altro che attingere dal presente fatti reali per poi portarli all’estremo. E lo fa molto bene. Così bene che in alcuni momenti si ha la sensazione di trovarsi davanti a un documentario piuttosto che a una serie televisiva.

Cercare di narrare la trama di questa stagione risulterebbe estremamente confusionario e vi toglierei gran parte del divertimento. Molto sinteticamente, dopo l’inaspettata vittoria di Donald Trump si scatena l’inferno e l’intera nazione sprofonda nel caos. Protagonisti principali sono una coppia omosessuale, terrorizzata dall’idea di quello che accadrà una volta che il nuovo presidente salirà al governo, e un giovane, entusiasta per la vittoria di Trump, che decide di candidarsi alle elezioni comunali. Le loro vite si intrecceranno irreparabilmente portando a conseguenze catastrofiche.

Violenza, fobie, razzismo, patriarcato, femminismo, corruzionismo e aggregazionismo sono solo alcuni dei temi affrontati senza filtri e senza moralismi in American Horror Story Cult.

I punti forti che rendono la serie così unica sono diversi.

Un continuo plot twist

Avete presente quel momento in cui, anche se il film è particolarmente interessante, la vostra attenzione cala, prendete in mano il cellulare, aprite Facebook e vi perdete 10 minuti buoni di trama? Con American Horror Story Cult tutto ciò non succede. Per l’intera durata di ogni episodio si è completamente immersi nella storia. I colpi di scena sono innumerevoli, nulla è scontato, nulla viene lasciato al caso. Ogni singolo dettaglio, persino quelli che sembrano insignificanti, rivela un significato profondo e fondamentale per lo svolgimento della trama.

La recitazione è impeccabile (tanti applausi per Evan Peters e Sarah Paulson), i personaggi sono ben caratterizzati, i cliché vengono completamente ribaltati e le atmosfere sono capaci di immobilizzare lo spettatore davanti allo schermo.

Una storia americana che più americana non si può

La serie esce nel 2017. La storia ha luogo nel 2016. I fatti sono ancora così freschi e tangibili. Vi è un continuo riferimento alla cultura americana, contemporaneamente un inno e una denuncia a essa.

Innanzitutto la vicenda Trump vs Hillary e tutto quello che ne consegue. L’epidemia di razzismo (protagonisti indiscussi i messicani), la rivolta delle donne per ovvi motivi, un’omofobia che non viene più tanto nascosta e un prepotente patriarcato.

There is nothing more dangerous in this world than a humiliated man

Altro riferimento: i clown. Clown che sono onnipresenti. Murphy e Falchuk strizzano l’occhio a Pennywise  così come al fenomeno dei clown impazzato lo scorso anno dove questi si aggiravano per le strade americane spaventando innocenti cittadini (chi non si ricorda dei numerosissimi video sul web che immortalavano clown ai bordi delle strade o nascosti tra i cespugli dei boschi?)

Vengono poi omaggiate personalità (più o meno positive) che hanno fatto la storia dell’America. Andy Warhol e il suo carnefice Valerie Solanas, il Killer dello Zodiaco, Charles Manson, David Kores, Jim Jones e molte altre.

Gli umani sono i veri mostri

In tutte le precedenti stagioni il male viene generato da qualcosa/qualcuno di non umano. Ci sono stati i fantasmi, gli alieni, poi le streghe, la magia nera e così via. In Cult il solo e unico carnefice è l’essere umano. Non intervengono mai forze esterne. La violenza, il dolore e la paura sono frutto delle azioni compiute esclusivamente dall’uomo. Chi governa è disposto a tutto pur di mantenere e accrescere il proprio potere, instaura una dittatura fondata sulla paura per poter manipolare e controllare i cittadini. La paura guida gli uomini, li frena, li mantiene calmi e incapaci di ribellarsi. La storia si ripete, i dittatori si ripresentato e la paura diviene protagonista indiscussa.

Every society that has ever chosen to lead with fear has undone itself

Non sono i mostri a recitare la parte dei cattivi, sono gli uomini. Tutto quello che accade in Cult potrebbe plausibilmente succedere (forse sta già succedendo) anche a noi. Il film dell’orrore più riuscito è proprio la realtà in cui stiamo vivendo.

I punti deboli di Cult? Le puntate sono solo undici

Giorgia Piccirilli

Irlandese di adozione con due sogni nel cassetto: entrare nel Federal Bureau of Investigation e diventare una surfista professionista. In attesa di ottenere la cittadinanza americana e che mi passi la paura degli squali, guardo un numero di film che si avvicina all'infinito
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