Avviso preliminare molto importante su And then there were none, per evitare che io sia l’undicesimo piccolo indiano e che la mia testa salti a causa della vostra ira: questo articolo conterrà più spoiler del dovuto.
Quanta ansia da prestazione posso avere per parlarvi di And then there were none, non lo so neanch’io. È come dire un’ovvietà disarmante del tipo “mi piace la pizza” e poi spiegare perché mi piace la pizza, senza che mi parta il dito sul tastino del punto esclamativo. Questa miniserie di tre episodi da 90 minuti ciascuno, tratta dal celebre libro di Agatha Christie, prodotta da BBC One nel 2015 e trasmessa di recente da Giallo doppiata in italiano (io però l’ho vista solo a novembre scorso, mea culpa e shame), è semplicemente PERFETTA.
Welcome to Soldier Island
Uccisi da una filastrocca
Vera Claythorne, Philip Lombard, William Blore, il dottor Edward Armstrong, il giudice Lawrence Wargrave, Emily Brent, il generale John Gordon MacArthur, Anthony Marston, Thomas ed Ethel Rogers: sono loro gli ospiti dei misteriosi coniugi Owen, convocati nella dimora di Soldier Island ciascuno con una diversa motivazione. La casa degli Owen, al largo delle coste del Devon, sembra elegante e confortevole, ogni ospite ha una camera per sé, e in ogni camera è appesa una poesia incorniciata, che fa così:
Comunque le nursery rhymes sono sempre state cose un po’ splatter (vi invito a leggere “Giro girotondo” nella sua versione originale inglese e a capire di cosa si tratta)
Appena arrivati e gustata un’ottima cena, un grammofono si accende e nella casa risuona una voce che accusa tutti, uno per uno, di aver ucciso qualcuno. Questo è solo l’inizio di una carneficina che li eliminerà tutti in un modo terrificante: come nella filastrocca dei dieci piccoli indiani.
Dieci vittime e nessun assassino
Avete letto il libro? Conoscete la storia? Sapete come finisce? Bene, niente di tutto ciò vi salverà dalla paura e dall’ansia percepibili fin dai titoli di testa di And then there were none. Questa miniserie è fatta con talmente tanta cura e bravura che vi strappa senza troppi complimenti dalla poltrona su cui siete comodamente seduti e vi butta lì in mezzo, facendovi vivere la stessa angoscia dei protagonisti. Aggiungo che io mi impressiono con niente, e il fatto che il giudice Wargrave sia identico a mio nonno mi ha un tantino destabilizzata (come se ce ne fosse bisogno).
E nessuno ne restò.
La forza di And then there were none, la ragione principale di questa angoscia, è una: tu non solo vuoi disperatamente sapere chi è l’assassino, ma vuoi altrettanto disperatamente che arrivi il Poirot di turno e salvi la situazione (e i pochi piccoli indiani rimasti). E invece no, non arriva né Poirot né Jessica Fletcher né nessun altro. Arriva solo la consapevolezza sempre più terrificante che l’assassino è sempre stato lì in mezzo, è sempre stato uno di loro. Per capire chi è, ci vuole solo il genio di Agatha Christie; e nel frattempo muoiono tutti, uno per uno, in un particolare ordine per niente casuale. Una punizione meticolosa e chirurgica per questi dannati, che invece che nei gironi infernali sono intrappolati nella casa di Soldier Island, “come topi nel barile”.
Una sceneggiatura magnifica, un cast micidiale
Elegante, tesa, accurata e soprattutto fedelissima al libro di Agatha Christie, la sceneggiatura di Sarah Phelps ti tiene incollato allo schermo dall’inizio alla fine, con l’embolo del “no vabè non è vero” sempre lì lì per partire. I dialoghi incalzanti fra i personaggi tirano fuori tutto il senso di colpa e il disagio (quello vero, prima che tutti abusassimo del termine) di dieci persone che si aggrappano disperatamente al loro basso profilo di facciata, ma allo stesso tempo sanno di essere condannate a morte. And then there were none targato BBC ha un paio di licenze poetiche e dipinge una vicenda un po’ Vera-centrica; ma quest’ultima scelta è molto comprensibile, essendo il crimine di Miss Claythorne il peggiore, ed essendo lei… no dai, non posso spoilerare fino a questo punto. Comunque – altro punto assolutamente a favore – al contrario della gran parte delle trasposizioni cinematografiche e teatrali, questa volta la storia finisce come nel libro.
Ma l’approfondimento su Vera Claythorne non significa che gli altri personaggi siano secondari. Sembrerebbe impossibile riuscire a caratterizzare alla perfezione dieci, DIECI personaggi diversi, eppure eccoli lì: i dieci piccoli indiani sono impeccabili (uno è Aidan Turner, direi che ogni commento è superfluo). Il cast è squisitamente british e conta attori dalla recitazione teatrale ineccepibile (lo spazio scenico ristretto aiuta molto in questo) come Miranda Richardson, Charles Dance, Noah Taylor,… vabbè, come tutti. Belli, belli, belli, bravi come non mai e inglesi come nessuno.
Per riallacciarci a quel discorso dell’inizio a proposito della pizza, è abbastanza superfluo dire che il motto della BBC nel fare le cose è “o per bene o per niente”: molto attenta al piccolo schermo (vedi Sherlock) riesce a realizzare prodotti di qualità con un lavoro e una dedizione invidiabili. Speaking of: di recente è stato adattato anche The witness for the prosecution, sempre di Agatha Christie (e pare che ce ne saranno altri in arrivo). Non so se batte And then there were none, ma lo raggiunge senza problemi. Amici di Giallo, un appello per voi: mandatelo in onda prima possibile!
(E voi, amici del MacGuffin, fatevi una bella maratona Christie-BBC altrettanto prima possibile).