Film

Animal House, ovvero dove nascono i cliché comici

Animal House consacra John Belushi sul grande schermo e sancisce la nascita dei college movies. Non troverete un film comico più cult di questo.

Introduzione

Un film come Animal House potrebbe rispondere a una serie di domande che potreste esservi posti. Per esempio:

Perché spesso ci sono scene in cui qualcuno usa una scala a pioli per spiare dalla finestra e poi cade all’indietro?

Perché ci sono altrettanti momenti dove, se un uomo suona una chitarra, qualcuno potrebbe spaccarla in mille pezzi?

Perché, quando si parla di rettori universitari, balza sempre alla mente uno stronzo nemico del divertimento?

Perché esistono in tutto il mondo feste a tema “toga”?

Perché si sente così spesso parlare di confraternite dei college e dei loro riti di iniziazione?

Perché quando andate a ballare, nel momento revival, mettono sempre Shout degli Isley Brothers?

Pensandoci, forse non vi siete mai posti queste domande. Tuttavia, ora che vi ho costretto a farvele vi dirò che la risposta è, per l’appunto, una sola: Animal House. La pellicola, infatti, è fonte pingue di cliché comici da cui si sono abbeverati decine di autori e registi.552388_304051096335372_744440997_n

Il film di John Landis del 1978, che sancisce l’inizio della storica collaborazione con il grande John Belushi, è, di fatto, l‘antesignano di un genere che io definisco college movie. Non possiamo dire che quest’ultima sia stata una conseguenza sempre felice, pensando a robacce tipo Maial College, ma ci sono state anche cosucce nostalgiche e di valore, come il caro American Pie.

Il film

Ma cosa succede esattamente? La pellicola apre con due matricole sfigatelle, Larry e Kent, che vagano per l’università alla ricerca di una confraternita che li accolga. Il loro primo approccio si svolge nell’impegnativa sede della Omega ed è meravigliosamente fallimentare. Il film taglia velocemente, mostrando i due che si rassegnano al gruppo più malvisto del college: i Delta.

Mentre stanno entrando, vola una bottiglia di birra dalla finestra e, chiedendo informazioni a un tizio che sta pisciando, questo si gira per rispondere, concludendo però l’azione sui loro pantaloni. ANDIAMO SUBITO BENE.

Il gruppo dei Delta si mostra subito per quello che è: una banda di cazzari, ubriaconi, farabutti che pensano solo a fare scherzi e feste e a irretire qualche ragazzina. Lo studio è chiaramente un optional, ma non preoccupatevi: hanno anche qualche difetto.

Alcuni di loro spiccano particolarmente per tali doti. Abbiamo Eric Stratton, detto Otter, autentico scopasciupafemmine del gruppo, poi Hoover, la facciata di decenza della confraternita, presidente affabile che, pur comportandosi da animale, sembra voler dare un’aurea di rispettabilità ai Delta; Donald Schoenstein, detto Boon, il compagno di malefatte di Otter, fidanzato, ma ubriaco da anni; Daniel Simpson “D-Day“, motociclista becero e ignorante, ma soprattutto lui, il top del top, il nuovo messia, il re di tutti re: John Blutarsky, detto “Bluto”.

Se dovessi dilungarmi nel descrivere l’epicità del personaggio di Bluto, interpretato dal gigante John Belushi, potrei scrivere paginate e paginate senza neanche lontanamente riuscire a coglierne l’interezza. Mi affiderò semplicemente alle due immagini seguenti:

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Bluto mentre riflette sulla teoria delle stringhe
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No, pare non sia thé alla pesca

Bluto e la comicità

Il film si dipana semplicemente in una sequela di scenette comiche in cui si scontrano la coglionaggine del gruppo Delta e la stronzaggine degli Omega e del rettore Vernon Warner, fino ad arrivare ad una sorta di confronto finale.
Trama deboluccia direte voi, ma chivvesencula puristi del cinema.
La macchina comica costruita intorno al perno centrale, Bluto, è perfetta e mai banale, soprattutto per l’epoca. Anche oggi che vediamo questa sequela di gag distinte, pur riconoscendo strategie comiche trite e ritrite, la risata esce spontaneamente.
Il personaggio dell’attore di origine albanese valorizza incredibilmente l’intero film: caciarone, buzzurro, trascinatore, epico, Bluto viene costruito da Belushi con un’espressività e un tempo comico di un efficacia mai vista. Non utilizzo di solito filmati, ma questo breve backstage del film spiega meglio di me tutto il suo talento recitativo.
La scena dell’iniziazione alla confraternita, Otter e Boon che giocano a golf colpendo Neidermeyer, lo scherzo del cavallo nell’ufficio del preside, la scena al supermercato, gli imbrogli per passare gli esami e, ovviamente, il famoso Toga Party. Sono tutti elementi di grande stupidità, ma che si pongono in positiva contrapposizione con la seriosa antipatia del rettore stronzo e della confraternita Omega: quelli giusti, quelli che vanno bene a scuola, quelli che hanno le ragazze giuste e che sono, per estensione, la società bigotta che, ovviamente, cerca di ostracizzarli.
Viene da chiedersi: chi sono i buoni?
Siamo giustificati a provare simpatia per gli imbecilli ubriaconi senza morale del Delta e non per gli incravattati Omega?
Ci facciamo questa domanda nel corso di tutto il film, persino quando il gruppo viene giustamente espulso dall’ateneo per i pessimi risultati accademici.

Prima di dire qualsiasi cosa, vi sfido innanzitutto a non amare questa gente dopo una scena del genere.

Finale

Non spoilerandovi nulla di ciò che accade nelle scene finale della pellicola, vi vorrei svelare qualcosa sull’epilogo. Vengono inquadrati tutti i personaggi principali e, con un fermo immagine e un sottotitolo, il regista mostra la fine a cui ognuno di loro è destinato.

Non intendo riportarle tutte (alcune sono favolose), ma ciò che salta più all’occhio è quanto saranno positive e soddisfacenti le vite dei membri del Delta e invece frustranti quelle degli Omega.

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Questo stratagemma, senza dubbio infantile e cartoonesco, ci autorizza definitivamente a tifare per loro: i reietti.

Del resto tutto il film ha un’aurea da cartone animato, di esagerazione, di assurdità.

Stessa cosa accadrà nel successivo di John Landis, Blues Brothers.

Stiamo certamente parlando solo di un film cazzaro da guardarsi con gli amici, bevendo birra. Sarà anche così, ma anche questa roba servirà o no?

Se poi riesci nell’impresa di fare il cazzaro con stile non vedo perché dovrei considerarti meno geniale di un qualsiasi regista.

Riporterò, in conclusione, un dialogo tra due miei amici, a cui ho assistito in diretta durante un piovoso pomeriggio d’estate. Un dialogo che avrei potuto scrivere all’inizio, evitando la fatica di fare una recensione.

Amico 1:”Che palle, piove! Potremmo guardare un film! Qualcosa di bello, ma non impegnativo!”

Amico 2:”Ci sono: Animal House!”

Amico 1:”Che cos’è?”

Amico 2:”Devi vederlo: è il perfetto punto d’incontro tra film importante e film stupido!”

Riccardo Cavagnaro

Vede la luce nell'anno 1991. Da quando ha visto "Jurassic Park" all'età di 3 anni sogna segretamente di toccare un dinosauro vivo. Appassionato lettore, viaggiatore, ascoltatore di musica e bevitore. Tutte queste attività arricchiscono sicuramente il suo bagaglio culturale, ma assottigliano pericolosamente il suo portafogli.
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