
Animali notturni coi capelli sempre in bolla
Ho visto Animali notturni, la seconda prova da regista dello stilista Tom Ford, in anteprima al Festival di Venezia, ed eccomi pronta e sciacalla sul pezzo a recensirvelo all’uscita in sala, tutta sorrisi e garanzia di no spoiler come piace a voi.
Dopo A Single Man Tom Ford torna dietro alla macchina da presa con un thriller lustro, cupo, patinato ed elegante, con quel bel manzo di Jake Gyllenhaal (diciamocelo: se uno con un nome del genere diventa famoso vuol dire che è pure bravo) e quella bella manza di Amy Adams. I due sono una coppia divorziata: da quando lei ha scelto la separazione lui è sparito del tutto. Aveva le sue buone ragioni, per carità. Diciamo che l’ha presa piuttosto male.
A distanza di anni dal loro ultimo contatto, Gyllenhaal (che fa lo scrittore) manda a sorpresa all’ex moglie la bozza del suo ultimo romanzo in lettura. Lei, sperando in un riavvicinamento amichevole, si imbarca volentieri nella lettura di quel thriller a tinte fosche dal titolo Animali notturni. Ne resterà sorpresa. Ma non piacevolmente.

Animali notturni: il romanzo
La storia del romanzo ci viene raccontata sullo schermo in parallelo alle reazioni di lei durante la lettura, e allo sviluppo della trama principale, in un intreccio narrativo molto piacevole e interessante. Il punto di vista che ricostruisce – nella propria fantasia – le immagini evocate dal libro è naturalmente quello di Amy Adams. Anche a noi viene mostrato quindi da subito un protagonista maschile con le fattezze di Jake Gyllenhaal e una protagonista femminile che somiglia straordinariamente ad Amy Adams.
Nel libro una famiglia (padre, madre, figlia) è in viaggio, di notte. Un’auto piena di sbandati comincia a seguirli in una strada isolata e senza campo telefonico. La macchina della famiglia finisce fuori strada e la tensione sale quando vengono circondati dal gruppo di delinquenti: dalle minacce si passa ai fatti. Le due donne vengono caricate sull’auto dei pirati della strada, e il marito – a bordo della sua – le insegue disperatamente. L’episodio finisce in tragedia: il mattino dopo vengono ritrovati i corpi di madre e figlia (nudi e abbracciati in una composizione cromatica impeccabile, che pure i morti c’hanno i capelli a posto in ‘sto film) e il marito, impotente e disperato, segue le lunghissime indagini dello sceriffo locale per identificare gli assassini.

Il messaggio privato dentro al romanzo
Questa letturina leggera non lascia Amy Adams esattamente indifferente: è fin troppo evidente che il personaggio della protagonista è ricalcato su di lei. Che il libro racconta in realtà il dolore atroce dell’ex marito al momento della separazione. Che è anche, in un certo modo, una vendetta nei suoi confronti. E che tra le pagine è nascosto un messaggio di natura estremamente privata: riguarda il personaggio della figlia, ma non vi dirò nulla perché ho fatto il giurin giuretto del no spoiler.
Anche sull’epilogo della vicenda mi tocca, naturalmente, tacere: sappiate però che sì, si trattava davvero di una vendettaccia di carattere psicologico, di quelle cattive e disturbanti. La bozza di Animali notturni non era un’offerta di pace ma un pantagruelico fanculo.
I punti di forza e le falle
Il cast è fenomenale. Menzione d’onore anche per Aaron Taylor-Johnson: lo avevo lasciato nella tutina verde di Kick-Ass e me lo ritrovo a fare lo psycho folle credibilissimo. La sceneggiatura è buona e solida, con qualche personaggio particolarmente ben scritto (vedi il vecchio sceriffo). La storia – e i risvolti finali chenonvispoilero – sono soddisfacenti. Anche se personalmente lui, il protagonista, mi sta proprio sui coglioni (detto fuori dai denti) – anche nelle scelte che compie alla fine.

La vera chicca di Animali notturni è l’estetica impeccabile delle inquadrature, degli accostamenti cromatici, delle scelte visive in generale. Questa freddezza formale è anche, per quanto riguarda la vostra affezionatissima, la sua falla principale: quel retrogusto patinato-cool autunno-inverno 2016 personalmente non mi entusiasma, anzi, me la fa scendere in modo significativo. Che è anche il motivo del risicatissimo 3stellineemmezzo per un film che è tutto sommato interessante, ben fatto e sotto tanti punti di vista ineccepibile.
Mi ha intrigato ma non elettrizzato durante la visione, mi guarderei bene dal rivederlo. Aggiungo però, a beneficio di voi amatissimi MacGuffers che non sapete se buttarci il deca oppure no, che le mie compagne d’avventura al Festival ne erano tutte moderatamente entusiaste, quindi forse la stronza sono io. Sicuramente la stronza sono io. Ma la bava dalla bocca la perdo per altro.
Tipo che Nocturnal Animals è il sushi milanese carissimo e fighetto e io sono una da fritto misto, ecco.
