
Ant-Man and the Wasp e la Marvel che se la dorme sugli allori
“Ma cosa vuol dire Wasp?”.
La mia esperienza con Ant-Man and the Wasp si è conclusa così, con questa domanda fatta ad alta voce da una tizia nella fila dietro, alla fine dei primi titoli di coda. Io ho riso, le persone vicino a me hanno riso. Forse è stato il momento in cui ho riso di più durante tutta la serata e… beh, non è che sia proprio un bene. Ma andiamo con ordine e non inimichiamoci subito il nerdoverso Marvel.
Iniziamo dicendo che per Ant-Man and the Wasp avevo proprio zero aspettative. Non che fossi pronto a vedere un film brutto, solo che dopo quel capolavoro di Infinity War non è che si potessero gettare altre bombe a mano sul nostro cuore. Ma, al tempo stesso, speravo si fosse migliorato il primo capitolo (che mi aveva piacevolmente sorpreso). Però è inutile girarci intorno: si poteva fare peggio, sì, ma si poteva fare anche molto meglio.
Perciò buttiamoci a capofitto dentro Ant-Man and the Wasp (non fare la battuta sul buttarti dentro Wasp, non farla ti prego non farla), e andiamo a vedere perché mamma Marvel ha messo il pilota automatico durante tutto il film.
Spoilerz alert, usciranno dalle fottute pareti, come le formiche d’estate quando dai inizio all’apocalisse facendo cadere una briciola per terra.
Ora, da dove cominciamo? Intanto collochiamo Ant-Man and the Wasp poco prima di Infinity War, ma anche un pelino durante a essere precisi. Perché dopo i casini di Civil War il nostro Scott è agli arresti domiciliari e… oh! Illuminazione del momento! Andiamo per macrotemi, che ne dite? Dai, soddisfatti o soddisfatti.
SCOTT LANG
Scott è sostanzialmente lo stesso coglione del primo film. Sì, ha un senso del dovere un po’ più profondo, ma alla fine della fiera non è cambiato molto né cambia durante Ant-Man and the Wasp. Fa esattamente tutto quello che ti aspetti, cioè un mix di cagate e cose da eroi veri.
JANET VAN DYNE
Anche lei è abbastanza basica come personaggio: rivuole la mamma e basta. Forse si sarebbe potuto sfruttare di più questo rapporto odio/amore con Scott, senza spiattellarlo alla buona perché tanto era palese fosse così. Ah, pensavo che Evangeline Lilly non potesse diventare ancora più splendida. Mi sbagliavo. Che bello sbagliarsi.
LA COMICITÀ
Il cringe scorre potente in Ant-Man and the Wasp. Perché è inutile negarlo: non è che le battute del film fossero tutta sta roba. E ce n’erano parecchie. Cioè, ho riso molto di più (sentendomi in colpa, ovviamente) per Ragnarok (mentre siamo lontani eoni dai Guardiani): qua, invece, era terribile quando capivi che avevi appena sentito una battuta ma le tue labbra si erano mosse solo per quel vecchio tic nervoso per il quale non sei mai andato dal medico. Scott ripete tutto il film che è ignorante e non capisce niente, Luis urla e gesticola e c’è più o meno tutto. Le gag migliori, cioè quelle sull’ingrandire/rimpicciolire, vanno benissimo, ma io avrei puntato tutto lì, sfruttandole ancora di più. Ed è qui che passiamo a una delle cose migliori del film.
LA REGIA DI PEYTON REED
Ecco, la regia del caro Peyton è nettamente migliorata rispetto al primo film, e arriva al suo meglio durante le scene d’azione. Più fluida, coinvolgente, frammentata il giusto in un montaggio mai fastidioso o confusionario. Le scene di azione girate da Reed sono divertenti, nel vero senso della parola, perché divertono sicuramente lui a girarle e, di conseguenza, noi a vederle. Good job Peyton.
THE BAD GUYS
Eh. Cioè, come buttare un’ottima occasione. Perché, scusate, avevamo davvero bisogno di tutto il mix pseudo-quasi-mafioso del Sonny Burch di Walton Goggins e compagnia? Non ci si poteva concentrare solo ed esclusivamente su Ghost e quella graziosa figliuola che è Hannah John-Kamen? Magari con il suo rapporto di odio/amore con Laurence Fishburne parallelo al rapporto odio/amore tra Scott e Hope? Pensateci, Ghost è un villain sulla carta strafigo, con una doppia motivazione bella tosta: vendetta mischiata a “se non ottengo quello che voglio muoio molto male”, con i poteri che ha Tobi in Naruto. Invece resta tutto in superficie, annacquato da mille altre cose che potevano essere tralasciate per aggiungere un terzo livello di dualismo: Hank/Janet. Invece Ant-Man and the Wasp preferisce perdersi in gag poco riuscite abbozzando un personaggio che, a questo punto, spero possa tornare in futuro.
COSE BUONE SPARSE
Della regia ne ho già parlato, ma resta il fatto che Ant-Man and the Wasp si lascia comunque guardare: è un film godibile, farcito da un sempre adorabile Paul Rudd e un comparto attoriale più che in parte (anche se, spesso, come per il tizio FBI che ha fatto Kim Jong-un, ai limiti del cringe). La storia scorre e le due ore vanno senza fatica, ma ormai la Marvel ha alzato così tanto l’asticella che di film quasi dimenticabili non ne vogliamo più. Ah, grazie per avermi fatto urlare quando avete tirato fuori Animal House e citato Golia. Infami. Vi voglio bene, però.
PICCOLA TEORIA SCEMA
Non prendi Michelle Pfeiffer per farle fare due scene ringiovanita in CGI (quanto ci ha preso gusto la Marvel ormai?) e un pelo di finale. Non si fa. Perciò sentite questa: e se lo stare così tanto nel mondo quantico le avesse donato poteri inimmaginabili, oltre quelli che abbiamo visto? Magari dandole un po’ alla testa…? Non ve la immaginate una Janet van Dyne villain con forza quantica eccetera eccetera? Dai, la Pfeiffer sarebbe dannatamente perfetta per un ruolo simile. Solo che bisognerebbe imbastire un terzo film apposta per creare una Evil Wasp da inserire magari in altri film del MCU e… no, scusate, è arrivata l’infermiera con le pillole, ora passa tutto.
E QUINDI?
Quindi un po’ meh, Ant-Man and the Wasp resta un film carino che si perde abbastanza nel mare magnum del MCU, dove ormai pretendiamo molto di più. Ma oh, alla fine, per quanto è marginale Ant-Man, almeno per il momento, non è che tiriamo fuori torce e forconi. Però dai, smesciatevi.
SÌ, MA LA SCENA POST-CREDITS?
Cavolo, scusate. Direi la cosa migliore del film, tanto per calpestarci ancora un po’ il cuore. State a vedere che l’energia quantica avrà parecchio a che fare con la sconfitta di Thanos. Per un attimo ero convinto che Scott fosse lì a cercare gli Avengers svaniti, e invece sono belini amarissimi.
Ma le formiche fritte saranno buone davvero?