
Apocalypse Now: una non recensione
Ha senso scrivere una recensione di Apocalypse Now, oggi?
Forse. Ovviamente non ho la pretesa di scrivere oggi l’articolo definitivo. Sicuramente esisteranno recensioni più profonde, più interessanti. Non ho dubbi. Ma non è importante. Non so cosa potrei aggiungere a quello che il film riesce a comunicare benissimo anche da solo. Diciamo allora che questo è solo un consiglio. O come farebbe dire il regista (Francis Ford Coppola) in un altro suo film di discreto successo, un offerta che non potete rifiutare.
Se non avete ancora avuto modo di vederlo, chiudete tutto immediatamente e procuratevelo. Compratelo, fatevelo prestare, scaricatelo.
Una delle opere più importanti e conosciute non solo del suo regista, ma dell’intero cinema mondiale. Paradossalmente però non credo ci siano grandissime cose da dire. Bisogna guardare.
Non c’è un singolo secondo, una sola sequenza che non debba stare lì dove è stata messa. E stiamo comunque parlando di oltre 3 ore di film (nella versione Redux; esiste anche una versione più breve di circa 45 minuti, ma perché avere meno quando puoi avere di più?).
Questo film è, molto banalmente, un’esperienza. Onirica. Che sia un sogno o un incubo, lo potrete stabilire dopo averlo visto.
Palme, napalm, elicotteri. Surf, The End, una stanza d’albergo, una pistola. Stordirsi per non dover pensare. Svegliarsi in una camera d’albergo credendo di essere nella giungla. Provare orrore per quello che si è visto nella giungla, e voler tornare a casa. Ma lì sentirsi fuori contesto, e preferire ritornare indietro nella giungla. Un pugno ad uno specchio.
Il capitano Willard è morto in Vietnam. Non fisicamente, ma la sua avventura terrena, a livello spirituale, è già finita lì. Lo scelgono per una missione apparentemente suicida, una missione che ufficialmente non esiste: recuperare Kurtz.
Una barca su un fiume, ed il fiume che come un serpente striscia in mezzo alla foresta.
Colonnello Walter E. Kurtz. Militare dalle straordinarie qualità e dalla incredibile carriera, dopo mesi di servizio in Vietnam sembra essere improvvisamente impazzito. Si è ritirato nella giungla alla testa di un esercito di nativi che lo adorano come se fosse un Dio. Da lì porta avanti la sua guerra personale. Bisogna risalire il fiume, trovarlo ed ucciderlo. E nessuno dovrà mai venire a saperlo.
Willard è accompagnato da un equipaggio fatto di persone palesemente inadatte alla guerra. Un ragazzino, un surfista, uno chef di New Orleans e il pilota della barca, l’unico che sembra avere una vaga idea del contesto. Di fatto, è solo nella sua missione. Non mi pare si possa trovare granché dello spirito di corpo, della fratellanza che si vede in altri film di guerra. Il primo titolo che mi viene in mente è Salvate il soldato Ryan. Ci sono tanti uomini soli che interagiscono per alcuni momenti fra di loro. E la morte può arrivare in ogni momento. Non c’è umanità.
Apocalypse Now è pieno di scene surreali, come decidere di attaccare un villaggio nemico solo perché può essere un buon punto dove fare surf. Scene surreali sì, ma che in quel contesto non sono irreali. Proprio come quando si sta sognando qualcosa che razionalmente non può esistere, ma che sul momento sembra così reale.
Come un ponte che viene demolito ogni notte e ricostruito ogni giorno, così che i generali possano dire che la strada è sempre aperta e sotto controllo. E che la guerra, tutto sommato, la stanno vincendo.
Apocalypse Now è una lunga discesa in un interminabile girone dantesco, che diventa sempre più vivido man mano che ci si avvicina all’obbiettivo della missione. Acqua e fuoco e sangue. Ed il nemico, che è nascosto fra gli alberi, osserva e non si fa vedere.
Una delle scene che più mi colpisce (e Coppola da questo punto di vista non è andato certo al risparmio) è quella con le ragazze di Playboy che vengono portate in mezzo alla giungla a fare uno show da due soldi per i soldati. Sono pochi minuti di miserabile spettacolo, poi tutto finisce in una ressa disperata. Tutto fatto affinché gli uomini non pensino alla morte, al nuovo giorno che sta per arrivare.
E poi la barca. La barca è la vita, perché scendere dalla barca è pericoloso. Ma la barca è anche la morte, perché è in quella direzione che sta andando.
Kurtz è impazzito. Ma ha ragione o ha torto? È di certo un assassino, ma ce ne sono altri?
Girato nel 1979 da Francis Ford Coppola, Apocalypse Now è tratto da un libro, Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. Coppola, lo sappiamo, è un tizio che con le trasposizioni di romanzi ha dimostrato un certo talento.
Questo è un film di una potenza difficile da eguagliare. Un film certamente di guerra, ma con molto, molto altro.
E se non bastasse, il cast. Marlon Brando, Martin Sheen, Robert Duvall, Dennis Hopper, ed anche Harrison Ford e Laurence Fishburne. Poco, pochissimo da aggiungere.
Non trovo un motivo valido, neanche uno, per non guardarlo. O per non riguardarlo.