
Aquaman è un tamarro miscuglio di G.I. Joe e Miyazaki [No Spoiler]
Ultimamente l’espressione “sparare sulla Croce Rossa” dovrebbe essere sostituita con “il DC Extended Universe ha prodotto un nuovo film”. E non è il solito discorso da Marvel vs DC (siamo ancora lì?), è semplicemente un dato di fatto. Soprattutto quando la compagine orchestrata dalla Warner decide di puntare tutto sul supereroe meno conosciuto alla massa o, per meglio dire, più conosciuto per essere lo sfigato del gruppo. Cosa non vera, ma questo il figlio della casalinga di Voghera non lo sa. Fatto sta che Aquaman è nelle sale e sta inaspettatamente tritando il box office, ottenendo pure recensioni talvolta entusiaste. Il che è un po’ come quando mangi patate bollite dopo un febbrone da cavallo: ti sembrano la cosa migliore al mondo.
Perciò ora andiamo a vedere un po’ nel dettaglio cosa funziona e cosa no di questo Aquaman, cercando di evitare spoilerz. Anche perché, a differenza di Batman v Superman, Suicide Squad e Justice League qua non ci sono buchi di trama da far invidia a Roma.

Ecco, cominciamo da quello: il film scorre senza intoppi, senza vaccate rotanti viste in precedenza (mamme dallo stesso nome, padri che si sacrificano per salvare cani e… no, scusate, Suicide Squad è insalvabile in toto). Il problema, in questo caso, è proprio la lunghezza: Aquaman è ampiamente tagliabile, sfrondando parti al limite del ridicolo (la quest in Sicilia è qualcosa di abominevole).
Jason Momoa

E che gli vuoi dire? Momoa è perfetto. Epico, gigione, bello seriamente in modo assurdo. E pensare che tutti avevano urlato allo scandalo quando era uscito il suo nome. Riesce a reggere Aquaman sulle sue spalle, con una naturalezza invidiabile e con le ragazzine urlanti in sala. Carisma puro e semplice.
I cattivoni

Che occasione sprecata. L’errore di Aquaman è stato inserire Black Manta come terzo incomodo, quando il rapporto “Red e Toby” tra Arthur e Orm poteva tranquillamente bastare. Invece si è voluto spezzettare, andando a perdere il pathos che poteva avere lo scontro psicologico tra i due fratellastri e, soprattutto, le motivazioni più che giustificate di Orm. Motivazioni alla Thanos, che però restano troppo sul fond…ale. Scusate, questa era tragica.
Il cringe

Eh, qua purtroppo non si scappa. Ogni volta che sentivo pronunciare “Ocean Master” mi si stringeva lo sfintere. Aquaman fallisce quasi tutti i dialoghi, caricandoli di un pathos esagerato o facendoli scrivere allo zio Peppino. Dall’inizio alla fine sembra di guardarsi un G.I. Joe sottomarino, praticamente un CGI Joe (risateregistrate), dove tutto deve essere pompatamente dichiarato fino all’estremo, risultando ridicolo. Così come i Power Rangers che fanno snorkeling, alcune battute tristemente fuori luogo o la già citata Sicilia. Ragazzi, la Sicilia, ma che davvero?
La CGI

Mi sono reso conto che la questione è molto soggettiva. Io, personalmente, mal sopporto un uso smodato della CGI, e temevo che in Aquaman sarei uscito lacrimando sangue. Eppure funziona, nonostante le battaglie epiche sembrino proprio uscite da un videogioco. Per questo la soggettività: dipende da voi accettare questo inevitabile compromesso o no. La cosa più triste è che la CGI soffriva proprio nelle scene in cui, a rigor di logica, potevano evitarla (tramonti sul mare, deserti e sfondi annessi). E gli attori, tolte le botte, sott’acqua sembrano un po’ delle marionette appese.
La regia

James Wan sa quello che fa. Lo sa talmente tanto che riesce a farmi saltare sulla sedia come un bambino quando omaggia Ponyo sulla scogliera di Miyazaki (più questo sottofondo ambientalista al film messo un tanto al chilo). Però le scene meglio coreografate sono proprio quelle fuori dall’acqua, come il primo combattimento a inizio film, il sottomarino, le botte in Sicilia o il suo marchio horror con i Trench. Sempre rette da una sboronaggine tamarra ai limiti di uno strano connubio Bay-Snyder. Quelle sott’acqua invece soffrono ancora questa CGI non perfetta, nonostante ci sia un’impronta “epica” che strizza l’occhio anche a Il Signore degli Anelli. Il tutto resta comunque una gioiosa baracconata, poco più.

Perciò cosa resta alla fine? Aquaman intrattiene, ma si ferma lì, con buoni spunti sfruttati maluccio, un comparto tecnico ancora da affinare e un protagonista, nonostante tutto, perfetto. Un film che sembra voglia trovare la sua identità ma si perde in cliché del genere triti e ritriti. Un buon inizio? Forse, ma qui siamo ormai al sesto film del DCEU, e la luce in fondo al tunnel potrebbe ancora essere quella del treno.